Amiamo i Green Day per il loro modo di essere “contro”…

SMA MODENA
lodi1

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03/07/2010
h.14.50

Francesco Samuele, membro della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista di Parma, e la figlia Chantal (ndr: complimenti al papà per la figlia, davvero molto carina!) inviati speciali di ParmaDaily per assistere al concerto dei Green Day a Dublino… 

I Green Day sono uno di quei gruppi di fronte ai quali è impossibile restare indifferenti: o si odiano o si amano. I puristi del punk, i rockettari snob, quelli che credono che per fare buona musica si debba per forza essere incazzati con il mondo intero,odiando tutto e tutti ad ogni costo, sicuramente appartengono alla prima categoria: coloro che li odiano.
Sia chiaro,non che per noi il punk sia solo quello del famoso trio americano: amiamo i Clash alla follia, come i Ramones, i Sex Pistols, i Rancid; ascoltiamo con estremo piacere gruppi come Anti-FLag, Dropkick Murphys, Unseen, Briggs fino ad arrivare ai parmigianissimi FFD.
Ma il punk per noi non è solo questo: i Green Day, a loro modo, sono uno dei migliori gruppi punk dell’ultimo ventennio, per il loro modo di essere punk, per le melodie accattivanti inserite nelle loro canzoni, per il loro essere istrionici, per le ironie che caratterizzano di continuo i loro shows. Si amano per il loro modo di essere coinvolgenti nei loro concerti, distanti anni luce dalla fredda, seppur straordinaria, professionalità di un Bob Dylan di oggi, per fare un esempio.
Ma si amano soprattutto per il loro modo di essere “contro”: per il coraggio che hanno avuto ad esempio, durante il periodo di esaltazione patriottica americana post 11Settembre, nello scrivere brani come American Idiot,epitaffio alla stupidità dell’americano medio, esaltato di fronte all’intervento militare in Afghanistan e Iraq; o per aver proposto video come quello di Wake me up when September ends, straziante bandiera antimilitarista, o come il graffiante, ironico video di 21 Century break down. E non sono state scelte pubblicitarie, tutt’altro: la fama ed il successo, li avevano già raggiunti anni prima!
I puristi del punk avrebbero dunque, secondo noi, molto da imparare dai Green Day, che pur essendo diventati “commerciali” non hanno cambiato le loro idee o i testi, anzi, hanno innovato il punk per diffonderle su larga scala, senza restare di nicchia.
Ma veniamo allo splendido, travolgente concerto.
A Dublino, con Marley Park cornice dell’ esibizione del trio, l’atmosfera è davvero magica: le note delle canzoni sembrano quasi confondersi con l’aria, col cielo, e con le voci dei fan, ma avendo forma propria restavano uniche, nitide, quasi visibili con gli occhi.
“Sing us a song of the century..”, così si apre il loro spettacolo, attraverso una melodia quasi impercettibile che a poco a poco si alzava, preannunciando l’arrivo sul palco dei Tre. Una canzone che sembra quasi volesse evocare una favola, un “raccontaci una storia”, che, parole di Billie Joe, “è più forte delle bombe e dell’eternità”.
A seguire “Do you know your enemy”. “Conoscete il vostro nemico?” Non a caso il leader del gruppo innalza la bandiera irlandese proprio durante questo canto, dicendo di “Rovesciare il sistema, la maggioranza, e bruciare colui che ha il controllo”. Una canzone volta ad aprire gli occhi di coloro che l’ascoltano: “Il silenzio è il vero nemico.” Forse che si riferisca all’ occupazione del suolo nordirlandese, che ancora perdura nell’ assordante silenzio del mondo?
21 Guns non manca, canzone antibellica, che dice chiaramente di deporre le armi, non vale la pena di morire non conoscendo neppure il “valore” per cui si sta combattendo.
Tra le tante, non sono certo da meno Basket Case, Longview e Minority, dei classici per chiunque segua i Green Day. Minority, inno all’anticonformismo, “Voglio essere nella minoranza”, ispira a pensare e ragionare da sé, con propria testa, “superando i greggi di pecore tutte uguali”.
St Jimmy scatena la folla, per chiunque dicesse che i Green Day non sanno fare punk..
E, dopo le numerose canzoni, Good Riddance chiude lo show, con un pubblico stanco fisicamente, ma ancora insaziabile..Innegabile dire che i Tre, non solo attraverso la musica ma con presenza scenica e umanità, non riescono a stancare mai. Forse perché appunto non si mettono su un piedistallo, ma al contrario sembrano far parte di una propria “cerchia familiare”…
La tristezza della fine,la gioia di averli visti..un misto di emozioni che salgono dallo stomaco e arrivano alla gola, ma non sanno come uscirne, la voce, le parole non bastano a descrivere. E alzando gli occhi, il cielo d’Irlanda a sovrastare le sensazioni. Un qualcosa di indimenticabile.
Due parole per i gruppi supporto: splendida Joan Jett con i suoi Blackheart: la rocker, icona del female rock da oltre vent’anni, ha scaldato il pubblico con classici come la celebre cover di I Love Rock’n’roll” (ah, non sapevate che la sua fosse in realtà una cover? Giagia..); terribili, da cancellare i Paramore (quelli della colonna sonora della saga di twilight, mi hanno detto), che tra l’altro, hanno dato l’impressione di essere in playback.. signori miei, il lavaggio del cervello inizia con MTV a 10 anni!!! 

                                                                Francesco e Chantal Samuele

(nella foto Francesco e Chantal Samuele)