Anche a Parma le “famiglie arcobaleno” scendono in piazza: “Guerra continui a registrare i figli delle famiglie omogenitoriali”

“Noi esistiamo già” è questo il grido delle “Famiglie Arcobaleno” che oggi in piazza Garibaldi hanno manifestato per esprimere con forza tutta la loro indignazione per un provvedimento che di fatto toglie diritti a tanti bambine e bambini oltre che ai loro genitori. L’appello alla disobbedienza, anche a Parma, è rivolto al sindaco Michele Guerra, a cui chiedono di continuare a registrare i figli delle famiglie omogenitoriali.

“Non avere il riconoscimento significa soprattutto non tutelare i bambini. In termini pratici non garantire loro che entrambi i genitori siano formalmente responsabili dal loro primo giorno di vita li espone al rischio di rimanere orfani nel caso di morte dell’unico genitore riconosciuto o di non essere tutelati nel caso di separazione conflittuale della coppia. Si, perché anche le famiglie arcobaleno si separano. Neanche noi siamo la famiglia del Mulino Bianco – ha spiegato Barbara Bianchini, rappresentante delle Famiglie Arcobaleno -. E non avere la registrazione o la trascrizione degli atti di nascita significa annientare uno dei due genitori, colei o colui che ha desiderato, che ama e si prende cura quotidianamente del figlio o della figlia, esattamente come ogni altra mamma o papà”.

“I gravissimi attacchi che stiamo ricevendo in questi giorni da rappresentanti del Governo e delle istituzioni sono inaccettabili – ha proseguito Bianchini -. Il Governo Meloni non ha intenzione di emanare una legge per il riconoscimento delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali o di uniformarsi alle proposte europee in essere in tal senso. Non solo, sta portando un attacco frontale alle nostre famiglie, facendo pressione sui quei pochi sindaci responsabili perché interrompano i riconoscimenti e le trascrizioni delle nostre bambine e bambini e per fare annullare quelle già effettuate”.

“Alcuni sindaci della nostra regione si stanno distinguendo in questo triste panorama. Vogliamo ringraziare chi si è esposto per le nostre famiglie e tra questi Matteo Lepore, Giancarlo Muzzarelli, Isabella Conti, Massimo Bosso e coloro che lo faranno, schierandosi politicamente e personalmente, perché, in questo contesto, significa avere consapevolezza del proprio ruolo e avere il coraggio di farlo in una battaglia politica in cui oggi si rinnovano i valori della resistenza su cui si fonda la nostra Repubblica”.

L’intento delle Famiglie Arcobaleno è chiaro: “Vogliamo che questa piazza serva anche a questo: convincere il sindaco di Parma e i sindaci dei comuni della provincia a riconoscere gli atti di nascita dei bambini nati nelle famiglie omogenitoriali. Ricordo che è il governo a disobbedire e tradire la nostra Costituzione, che all’articolo 3 sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali di fronte alla legge”.

Presenti alla manifestazione anche numerosi rappresentanti del Comune di Parma: Michele Alinovi, presidente del Consiglio Comunale, accompagnato da diversi consiglieri, l’assessore Marco Bosi e Caterina Bonetti, assessora alle Pari Opportunità, oltre alla sua predecessora Nicoletta Paci.

A Caterina Bonetti abbiamo chiesto qual è la posizione dell’amministrazione. “La posizione ufficiale dell’amministrazione non è uscita, ma noi nel programma elettorale avevamo la difesa e tutela dei diritti civili e dato che siamo stati gli scorsi anni città arcobaleno, facciamo parte della rete Ready a livello nazionale e aderito a diversi protocolli per la tutela dei diritti civili non possiamo che essere a fianco di queste famiglie. Il tema è di carattere nazionale le amministrazioni non hanno un potere giurisdizionale e quindi questi momenti di sensibilizzazione sono importanti. Cerchiamo di far sentire meno sole queste famiglie e cerchiamo di far capire che un percorso di discussione politica in Parlamento per avvicinarci a un’equità è possibile. I diritti devono essere di tutti. L’Europa poi ci chiede di riconoscere le famiglie già riconosciute negli altri stati, perché oggi l’automatismo non c’è. Bisogna fare chiarezza, perché non vuole affatto imporre all’Italia una nuova legislazione anche se, a livello personale, penso sia necessario”.

Raffaele Crispo ed Elvis Ronzoni attivisti da lunga data dell’associazione LGBT L’Ottavo Colore, del Comitato Parma Pride e prima coppia a essersi registrata come unione civile a Parma, ritengono che la circolare del Prefetto di Milano che, di fatto, blocca le registrazioni all’anagrafe degli atti di nascita dei bambini con due mamme o due papà, sia “una cosa crudele, dolorosa e ingiusta, che mostra l’accanimento del Governo nei confronti delle Famiglie Arcobaleno e di tutta la comunità Lgbtq+. Con questo stop alle trascrizioni – spiegano Crispo e Ronzoni – siamo fuori dalla storia e dalla sua contemporaneità, pertanto invitiamo i sindaci di ogni città, tra cui Michele Guerra, a un atto di disobbedienza civile e a sostenere insieme all’Anci il testo di legge che si sta preparando e che a breve sarà portato in Parlamento anche grazie all’impegno degli avvocati della Rete Lenford. Inoltre, ci auguriamo che l’Unione Europea chieda al Governo italiano di adeguarsi alle direttive comunitarie su tali temi”.

“Non si può né fare un passo indietro, né un passo di lato perché la posizione del Governo ha portato delusione e amarezza anche in tanti cittadini che sostengono l’attività della Meloni su tematiche ben diverse da queste. È solo e soltanto l’amore che crea le famiglie, anche quelle omogenitoriali”.

In piazza anche il Centro antidiscriminazione di cui oltre al Comune di Parma fanno parte le associazioni Ottavo Colore, Tuttimondi, CIAC Onlus, Giolli Coop.Soc. e Centro interculturale di Parma. “Siamo in piazza per essere al fianco delle Famiglie Arcobaleno e dei minori che si vedono negati i diritti – spiega Elena D’Epiro, presidente di Ottavo Colore -. Il nostro progetto e il centro aperto in via Bandini lo scorso ottobre si occupa proprio di prendersi cura, anche con supporto psicologico e legale delle persone Lgbtq+ e di combattere la omolesbobitransfobia. Combattiamo la discriminazione e chiediamo al sindaco Guerra di continuare a trascrivere come hanno fatto altri sindaci indipendentemente dal colore politico”.

Tatiana Cogo

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