
Erano 13 i parmigiani della missione Valentina che hanno trascorso l’ultimo dell’anno a Leopoli davanti al fuoco accesso nel parco del Seminario della Chiesa greco Cattolica per “bruciare” l’anno vecchio e iniziare l’anno nuovo confidando nella pace.
Davanti al crepitio del fuoco e al freddo di una buia notte dell’est si sono scambiati gli auguri con Padre Igor, il rettore del seminario, ed un gruppo di seminaristi in una disfida di canti Ucraini ed Italiani.
Con performance non sempre eccelse Il Va Pensiero del Nabucco e l’Inno Italiano hanno ravvivato una notte silenziosa in cui il divieto di fuochi d’artificio non ha impedito il suono delle sirene anti aeree, il ronzio dei droni, il sibilo dei missili che hanno solcato il cielo e il boato delle deflagrazioni che, in lontananza, hanno rotto il silenzio della prima notte dell’anno.
Alla partenza del gruppo di sei furgoni carichi della generosità di imprese, associazioni e privati cittadini di Parma, Milano, Gorizia, Verona – per citare le maggiori ed il senso di una ampia partecipazione – non era immaginabile ciò che Missione Valentina avrebbe incontrato.
La dodicesima missione, quella che negli intendimenti degli organizzatori dovrebbe essere stata l’ultima missione – così come doveva esserlo quella che la ha preceduta – ha svegliato l’attenzione di una guerra quasi dimentica che invece porta quotidianamente dolore e distruzione e che non risparmia nessuno.
“Siamo entrati a Leopoli la prima volta il 31 marzo 2022 – ha ricordato un partecipante alla missione – eravamo probabilmente tra i primi italiani a portare aiuti umanitari direttamente in Ucraina e trovammo una città militarizzata. Nei cimiteri sventolavano le prima bandiere che ricordavano i caduti del conflitto, gli ingressi stradali erano controllati da cavalli di Frisia e filo spinato e la milizia cittadina controllava gli accessi. Il suono dell’allarme aereo ci sorprese mentre scaricavamo il materiale destinato a suor Giustina per i bambini dell’Hospice pediatrico che ha creato. Scaricammo e partimmo per raggiungere la frontiera, poco dopo sarebbe scattato il coprifuoco e eravamo all’oscuro di ciò che sarebbe potuto accadere nel violarlo. Ora l’accesso è più semplice, i controlli sono radi ma l’allarme aereo fa sempre il suo effetto, in particolare quando sai che hanno già colpito a poche centinaia di metri da dove alloggi.”
Le notizie che Leopoli era stata oggetto di attacco ha sorpreso il gruppo di parmigiani lungo la strada. Le informazioni, ancorché frammentarie, parlavano di un obbiettivo militare centrato a poche centinaia di metri dal seminario e della distruzione di luoghi vicino ai famigliari di suor Giustina e di Padre Igor. La sosta notturna programmata in Polonia nei pressi del passaggio doganale usuale di Budomierz – scelta per affrontare la frontiera nella primissima mattina dell’ultimo giorno dell’anno – diviene il luogo in cui rischiare di trascorrere anche l’ultimo giorno dell’anno.
Entrare in Ucraina per consegnare il materiale ai destinatari non è in dubbio, un’associazione di Kerson stata già aspettando con un furgone per portare subito verso il fronte di guerra una parte del materiale che la missione ha stivato: c’è cibo, generatori e indumenti ma anche farmaci preziosi e almeno una ventina tra barelle e materassi a depressione necessari per il soccorso in teatro di guerra.
Dallo scambio di messaggi è evidente che a Leopoli hanno bisogno di sentire il calore di un’umanità che li pensa e ne condivide la sofferenza, ma il gruppo ha sempre fatto le scelte all’unanimità e fermarsi per la notte in un contesto che è divenuto complesso e potenzialmente pericoloso non può essere fatto a maggioranza: se anche uno solo del gruppo non se la sente si torna tutti in Polonia dove le camere d’albergo sono disponibili.
Ha concorso certamente la consapevolezza di non essere singoli individui ma i rappresentati di una comunità che a Parma – ed altrove – si è spesa per portare un segno tangibile di amicizia e vicinanza e che ha l’occasione di lasciare qualcosa di più del seppur importante carico di beni materiali; è per questo che nessuno ha dubbi sull’importanza del trascorre un Capodanno insieme. La comunicazione della decisione al Rettore del Seminario restituisce felicità al suo sguardo.

La frontiera di Budomierz alle sei del mattino respinge la comitiva, manca un foglio doganale relativo alla merce trasportata che non era mai stato richiesto, a rilasciarlo è una agenzia a circa 50 chilometri di distanza e nei pressi della città polacca più vicina. Alzarsi presto non è servito, probabilmente le guardie di frontiera a fine turno hanno schivato l’ultimo impegnativo lavoro dell’anno in una frontiera deserta.
Albeggia nella pianura polacca, tra la nebbia, i campi semi allagati, i nidi di cicogna che allargano la puntata dei pali elettrici che fiancheggiano i paesini ancora addormentati che si incontrano Missione Valentina arriva all’imbocco di una arteria di grande comunicazione nella quale lunghe file di camion attendo di poter entrare in Ucraina.
L’agenzia non si occupa di missioni umanitarie e indirizzano il gruppo in un ufficio distante che aprirà solo il martedì successivo. Le opzioni sono due: o trovare un luogo dove scaricare tutto e raggiungere Leopoli senza materiale lasciando agli amici Ucraini l’incombenza di recuperarlo in qualche magazzino polacco o tentare l’ingresso da un’altra frontiera.
È una frontiera da cui Missione Valentina non è mai transitata ma supera la parte polacca senza ostacoli e richieste strane mentre i doganieri Ucraini chiederanno di compilare un nuovo modulo perché quello presentato risulterà non più in uso.
I riti ortodossi stanno sempre un fascino particolare – perché la chiesa Greco Cattolica obbedisce al Vescovo di Roma ma mantiene il rito bizantino – Il Te deum di Padre Igor nella chiesa del seminario assume un fascino particolare in una comunione di popoli e di fedi che da il valore di una comunità che va oltre le appartenenze e le nazionalità. L’allarme aereo non distrae, se può aggiunge suggestione.
Il cenone è nel salone che solitamente ristora qualche centinaio di seminaristi e che la sera di capodanno accoglie una sparuta pattuglia di Italiani – 13 parmigiani ed una milanese di Pesaro primario di un iImportante ospedale meneghino – e un analogo gruppo di sacerdoti e seminaristi ucraini. Anche il cibo intreccia le culture, alle loro pietanze si aggiungono parmigiano reggiano, prosciutto di Parma e panettone.
Ad attendere c’è del fuoco che gli ospiti immaginano tradizione italiana e che insieme trasformano a tradizione comune. Un fuoco che bruci le malvagità dell’anno trascorso e che al sorgere di un’alba nuova porti un almeno flebile messaggio di pace.
Suona nuovamente l’allarme su Leopoli, poco dopo le due del nuovo anno la casa museo di un generale nazionalista ucraino della seconda guerra mondiale viene distrutta e con lei la facoltà di Agraria dedicata a Stepan Bandera, colui che di quella stagione fu eroe per la parte nazionalista e boia per la parte internazionalista.
Il giorno prima l’Ucraina aveva bombardato Belgorod in Russia uccidendo una ventina di persone e questa è la risposta russa.
Aspettiamo che la politica torni a fare il suo mestiere e tacciano le armi la morte e la distruzione non hanno nazionalità.
Tramonta il sole che il gruppo è in Ungheria, è il momento di comunicare a casa che la guerra è alle spalle e di stare tranquilli ma le notizie di stampa hanno già creato apprensione, a Leopoli è stata una seconda notte di fuoco: Parma c’era! PrD