
23/08/2009
h.14.50
Il primo bando sperimentale per l’assegnazione dei 60 alloggi di via Budellungo è stato aperto dal 25 agosto al 22 settembre 2008. Per questo bando sono pervenute solo 51 domande valide ( 8 di giovani coppie, 28 di nuclei monogenitoriali e 15 di lavoratori in mobilità geografica) alle quali sono seguite 38 assegnazioni.
Come si può vedere il numero degli alloggi da assegnare (60) era superiore al numero di domande valide pervenute (51). Se a questo aggiungiamo il fatto che per una controversa norma del bando (art.6) si è posto il limite massimo del 20% di assegnazioni a cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea, mentre tra gli effettivi richiedenti vi era una percentuale molto maggiore di richiedenti, si è reso necessario aprire un altro bando.
Questo è stato aperto dal 4 novembre fino al 24, poi constatata l’esiguità delle domande presentate e visto che di nuovo a presentare domanda erano in buona parte residenti non comunitari, il bando è stato prorogato fino al 12 dicembre. Sono pervenute in tutto ulteriori 59 domande valide cui hanno fatto seguito 34 assegnazioni invece delle 22 previste.
Questo maggior numero di assegnazioni è evidentemente dovuto alla rinuncia da parte di assegnatari del primo bando che evidentemente non hanno accettato le condizioni poste (dal prezzo alle dimensioni dell’alloggio ecc).
Per garantire l’afflusso di denaro degli assegnatari alle casse della Società CasAdesso, al momento della domanda i richiedenti sono stati obbligati a sottoscrivere una dichiarazione dalla dubbia validità giuridica che si riporta per intero: “Il sottoscritto dichiara […] di impegnarsi, in caso di assegnazione, a sottoscrivere in sede di sottoscrizione del contratto-concessione, mandato irrevocabile a favore di CasAdesso SPA, con il quale autorizza il datore di lavoro o la banca a trattenere direttamene l’equivalente del canone concessorio mensile dagli emolumenti mensilmente erogati e di essere a conoscenza che la mancata sottoscrizione del suddetto mandato comporterà l’annullamento dell’assegnazione”.
Evidentemente chi ha elaborato il progetto era ben al corrente del fatto che le categorie deboli destinatarie degli alloggi possono trovare serie difficoltà nel pagamento degli affitti concordati e per premunirsi rispetto ai mancati introiti effettuano il prelievo alla fonte del reddito, quasi a voler sostenere che prima di tutto viene il diritto della società CasAdesso al percepimento dell’affitto (con i quali ci si illude di poter costruire gli altri 180 alloggi perché in teoria il progetto si autofinanzia) e poi il diritto di sopravvivenza degli assegnatari che troveranno non poche difficoltà a sbarcare il lunario.
Alcune valutazioni finali: sembra evidente che il progetto è già fallito alla partenza e lo dimostrano le pochissime domande pervenute e il fatto che diversi assegnatari hanno rifiutato di usufruire degli alloggi. Con questa tipologia abitativa il Comune di Parma voleva creare un surrogato delle case popolari in spazi più angusti, a prezzi più alti, con una durata delle assegnazioni molto più breve e con costi in teoria estremamente limitati per le casse comunali.
Le famiglie che per la disperazione si sono rivolte a questo tipo di offerta si sono ritrovate a dover pagare un canone elevato e il fatto che il Comune di Parma abbia sospeso per un periodo da 3 a 6 mesi il pagamento degli affitti per gli assegnatari in difficoltà dimostra che come era prevedibile gli assegnatari rientrano in una categoria sociale cui doveva essere fornita una risposta con delle case popolari e non con un surrogato di molto peggiorativo e dimostra altresì che il canone concordato, che sembra essere ormai la tipologia di affitto applicata negli interventi pubblici, non può essere sostenuto da una fascia sempre più ampia della popolazione che affronta la crisi economica globale con crescente difficoltà.