“Contro la crisi funzioni alte, alleanze e coesione sociale”

13/01/2009
h.11.50

Parma ha tutte le risorse morali e materiali per guardare con fiducia al futuro, nonostante la crisi che sta scuotendo il mondo. Per farlo deve ripartire dai suoi valori di convivenza civile, di economia dello sviluppo, deve innovare nella continuità.
La ricetta anti-crisi che il sindaco Pietro Vignali presenta alla città nel tradizionale discorso in occasione della cerimonia per la consegna dei Premi S. Ilario, individua tre direttrici principali per rilanciare lo sviluppo: investire nelle funzioni alte della ricerca e della logistica, creare alleanze con altri territori, puntare sul rafforzamento della coesione sociale e del sistema di welfare cittadino.
Il sindaco ha anche fatto riferimento a sicurezza, integrazione, famiglia ed educazione come priorità dell’Amministrazione.
Vignali ha poi individuato in bene comune e responsabilità, valori fortemente legati tra loro il fondamento del civismo. “La responsabilità – ha spiegato il primo cittadino – è l’atteggiamento capace di far coincidere il bene personale con il bene di tutti”.
In conclusione Vignali ha richiamato il dovere della speranza radicata nei valori e nelle risorse della nostra comunità. “Niente può crescere senza radici – ha aggiunto Vignali – , nessuna ricchezza economica, nessuno sviluppo può avvenire senza valori comuni, senza continuità rispetto alla propria identità”

SINTESI DELL’INTERVENTO DEL SINDACO DI PARMA PIETRO VIGNALI

1. La città davanti alla crisi. “Quest’anno la Festa del Santo Patrono cade in un momento delicato, e assume un valore speciale: tutti insieme abbiamo il dovere di dare un messaggio altamente positivo, un’esortazione a non cedere alle difficoltà, trovando anzi dentro di noi le forze per contrastarle e superarle.
Per riuscirci, dobbiamo evitare che la recessione si trasformi in una grande depressione, e dobbiamo riportare l’attenzione sui valori etici fondanti l’economia dello sviluppo e la nostra convivenza.
Se faremo questo, non solo invertiremo la tendenza che tutti temono, ma riusciremo a trasformare la crisi in un’occasione per costruire un sistema territoriale più solido.”

2. La nostra ricetta per rilanciare lo sviluppo. “Le città sono la grande risorsa dell’Italia. Nelle città è racchiuso quel concentrato di ricchezze materiali e immateriali che può ridare una spinta competitiva al sistema. Un plusvalore fatto di tradizioni, di convivenza civile e di capacità produttiva che oggi va prima rafforzato e poi rilanciato.
Per rafforzarlo sono necessarie tre azioni:
La prima è l’investimento nelle “funzioni alte” del sistema, quelle con elevato valore aggiunto. Mi riferisco alla ricerca, alla logistica, e a tutto ciò che attiene alla cosiddetta economia immateriale e della conoscenza. La seconda opzione è l’aumento della relazionalità esterna. È primaria oggi la necessità di definire il posizionamento di Parma rispetto a uno scenario sempre più vasto. La terza opzione è la salvaguardia del livello di coesione sociale che abbiamo raggiunto.
Ma tutto questo non basta. Parma infatti deve certamente puntare sulle tante e riconosciute eccellenze, ma a partire da esse deve anche immaginare l’inserimento di nuove polarità, che garantiscano una crescita qualitativa e quantitativa.
Né tradizionalismo nostalgico, né innovazione indiscriminata. L’obiettivo è quello di “innovare in continuità”, partendo dai caratteri storici del nostro territorio (l’agroalimentare, la cultura e la tradizione di socialità diffusa) senza cullarci sulla loro attuale robustezza, anzi innescando un’evoluzione verso gli ambiti potenzialmente più dinamici della società della conoscenza.”

3. Più sicurezza e più integrazione. “Nel 2008 abbiamo portato a Parma sindaci da tutta l’Italia promuovendo un’iniziativa importante, che ci ha permesso di riscrivere leggi e di introdurre nuovi poteri, in una rinnovata collaborazione con le forze dell’ordine già presenti nel territorio, e che ringrazio per il fondamentale contributo che assicurano.
Certo, non si può sottacere che nei mesi scorsi ci siamo trovati ad affrontare un episodio grave. Il caso di Emmanuel Bonsu mi ha profondamente scosso. Innanzitutto perché ha coinvolto un nostro giovane concittadino in un episodio davvero spiacevole. In secondo luogo perché ha rischiato di gettare discredito sulla nostra città, in cui l’integrazione è un fatto quotidiano, e poi perché ha rischiato di screditare l’Amministrazione nel suo impegno per la maggiore sicurezza dei cittadini.
Noi dobbiamo respingere con fermezza qualsiasi generalizzazione. Questo episodio rappresenta un fatto molto grave, ma isolato. Un fatto che non si cancella, ma che non cancella neppure la coerenza e il valore di ciò che stiamo facendo per la città. Un fatto che non deve essere utilizzato in modo strumentale per demonizzare un percorso istituzionale nato a Parma e sottoscritto da decine di sindaci di ogni colore politico, proprio perché unisce la sicurezza con l’integrazione”.

4. I giovani e le famiglie. “Avverto con urgenza il bisogno di dare maggiore attenzione ai giovani: in particolare agli adolescenti, che sono oggi stretti tra lo svuotamento delle istituzioni educative e la difficoltà in cui si dibattono le famiglie.
Oggi purtroppo la trasgressione tipica dell’adolescenza non viene vissuta come un momento fisiologico e di crescita. Ma diventa una trasgressione opportunista, edonista e autodistruttiva. Lo si vede in fenomeni come il bullismo, il vandalismo, l’uso dell’alcol e delle droghe.
Da parte nostra stiamo rafforzando l’offerta di nuovi luoghi di socializzazione e di espressione dei talenti. Ma quello che possono fare le istituzioni da sole è poca cosa, e a questo proposito voglio ringraziare quanti si impegnano per i nostri giovani: il vasto mondo dell’associazionismo e dell’associazionismo sportivo in particolare, che ci aiuta a coltivare i valori di condivisione e di lealtà, ci aiuta a risvegliare nei ragazzi una passione sana per il divertimento, l’amicizia, e per l’agonismo virtuoso.
Vedete, io credo che il nostro compito di educatori debba essere quello di travolgere i nostri ragazzi con le passioni positive, come lo sport, e con la forza dei valori.
E quando parlo di valori il mio pensiero va in primo luogo alla famiglia. La famiglia per noi non deve essere un “mero oggetto” di politiche di welfare. Al contrario, la famiglia per noi è la vera protagonista della società.
Ma oltre alla famiglia, voglio citare almeno altri due valori che reputo centrali nella nostra idea di civismo: il bene comune e il concetto responsabilità, due valori che sono fortemente legati tra loro. Perché la responsabilità è l’atteggiamento capace di far coincidere il bene personale con il bene di tutti.
Questo è un passaggio fondamentale che intendiamo percorrere per recuperare alla Politica quel ruolo che sembra aver perduto, quella capacità cioè di essere autonoma e di decidere nell’interesse di tutti”.

5. Il dovere della speranza. “In conclusione il mio invito è guardare avanti, senza paura.
Credo che in un momento così delicato e particolare noi abbiamo il dovere di sperare, di guardare al domani con fiducia. Perché sperare significa impegnarsi a migliorare, negare le giustificazioni che ci spingono al fatalismo, all’idea che tutto ciò che accade, accade per cause più forti di noi.
Oggi più che mai, mentre il mondo sembra cedere di fronte alle difficoltà, e tutto sembra destinato a mutare in modo traumatico, proprio ora ci appare con evidenza che nessuna crisi può distruggere il passato. E che niente può crescere senza radici. Ciò significa che nessuna ricchezza economica, nessuno sviluppo può avvenire senza valori comuni, senza continuità rispetto alla propria identità”.

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