Elezioni comunali, lo spettro inquieto del civismo si aggira per la città (di Lorenzo Lasagna)

SMA MODENA
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Caro Direttore,

nei giorni scorsi circolava un sondaggio che cercava di mettere qualche punto fermo nel caos delle prossime elezioni amministrative parmigiane.

L’esito della rilevazione ha offerto più d’un motivo d’interesse, soprattutto intorno alla contendibilità del Comune, perché ha mostrato che la partita non sarebbe chiusa. Ma è su un altro ordine di ragionamenti che vorrei richiamare la tua attenzione. Al netto di una minima ambiguità del quesito, che permetteva di fornire più risposte (e che non va quindi equiparato ad un’indicazione di voto in senso stretto), balza all’occhio come i candidati riconducibili – per un motivo o per l’altro – al laboratorio civico parmigiano degli anni 1998-2011 attraggano complessivamente un buon 56% di consensi potenziali (Vignali 27%, G. Lavagetto 13%, Costi 8%, Mordacci 7%).

Fatte le ponderazioni del caso (la somma delle risposte multiple è pari al 135% del campione) non è scorretto affermare che quasi metà dell’elettorato parmigiano voterebbe un sindaco proveniente dall’esperienza civica. Cosa può significare questo dato?

Anzitutto, significa che il civismo ubaldiano (uso questa categoria in modo volutamente estensivo) è stata l’ultima grande scuola politico-amministrativa della città. Per fare un confronto, è indicativo il fatto che la lista del Sindaco Pizzarotti venga stimata ben sotto il 10%, segno che il consenso attribuito a Michele Guerra proviene più dallo zoccolo duro del Pd che dalla sua posizione di amministratore in carica. Il civismo invece è stato in grado di crescere una leva di amministratori i quali, dopo dieci anni di opposizione, oblio e damnatio memoriae, appaiono ancora meritevoli di credito agli occhi degli elettori.

La seconda annotazione è meno lusinghiera per i diretti interessati. La parcellizzazione di quel consenso, a mio avviso, dimostra la sua tendenziale non aggregabilità. Con Costi si schiera la componente civica ubaldiana, che non considerò mai di buon occhio l’esperienza amministrativa di Vignali Sindaco, e che oggi si è ibridata con forze politiche nazionali della sinistra moderata (Azione). Intorno a Vignali si conferma un aggregato che dal centro moderato e riformista si estende verso destra, mentre Mordacci (ormai fuori dalla corsa) ha incarnato una sorta di mancata sintesi tra queste due posizioni.

Discorso simile vale per Giampaolo Lavagetto, amministratore delle giunte Ubaldi e della primissima fase vignaliana, oggi limitato nel suo margine d’azione dalla forte valenza personale (direi ‘personalistica’, se non gli volessi bene) del suo progetto politico: un fattore che rappresenta un indubbio vantaggio sul piano tattico (se quel 13% venisse confermato, si tratterebbe davvero di un risultato eccellente), ma in chiave strategica è un grande svantaggio (perché sappiamo bene che al secondo turno i voti non hanno padrone). In sintesi: il civismo post-ubaldiano ha finito per produrre litigi e spaccature che oggi nessuna opzione sembra poter saldare.

Per concludere, sempre ammesso che la mia esperienza personale non faccia velo al corretto argomentare, aggiungerei una terza considerazione. E cioè che – nonostante ripetuti tentativi di rimozione collettiva – la stagione 1998-2011 è il revenant della politica parmigiana e, proprio come certi spettri inquieti e senza pace, continua ad aggirarsi imperterrito per la nostra città. Di quella stagione sono prevalse ex post letture liquidatorie, semplificate o di comodo (prima tra tutte la bugia dei due civismi, quello buono di Ubaldi e quello cattivo di Vignali, una ‘scissione’ in piena regola che farebbe la gioia di qualsiasi psicanalista).

Ma la verità è che i conti con l’eredità del civismo, Parma, non li ha mai fatti davvero.

Vedremo dunque quanto lo spettro civico finirà per condizionare le prossime elezioni.

Un saluto

Lorenzo Lasagna