Le elezioni provinciali “di secondo grado” non sono mai interessate a nessuno.
Le scelte a presidente della Provincia ricadute su Filippo Fritelli, Diego Rossi e poi su Andrea Massari non riuscirono a colpire l’attenzione neppure degli addetti ai lavori, non sollevarono alcuna polemica, men che meno provocarono spaccature.
Invece questa volta sappiamo tutti che il Pd è arrivato con molta fatica, per usare un eufemismo, alla decisione di candidare a presidente Alessandro Fadda, passato a maggioranza con 20 voti a favore, 10 contro e 5 astensioni dopo settimane di braccio di ferro tra le varie anime del partito.
Solo la richiesta di coinvolgimento di Guerra e la sua preferenza per Fadda hanno consentito al Pd di arrivare a una decisione. Altrimenti i democratici sarebbero implosi.
Due righe di premessa. Alle elezione provinciali del 29 settembre possono partecipare solo i sindaci e i consiglieri comunali. Ciascuno di loro esprimerà un numero di voti rapportato alla popolazione residente nel proprio Comune (ad esempio, un consigliere di Albareto vale 35 voti, uno di Parma vale 1060 voti).
A sfidare Fadda ci sarà Nicola Cesari, tre mesi fa rieletto sindaco di Sorbolo Mezzani alla guida di una coalizione di centrosinistra, ex segretario provinciale del Pd, aderente fino alla scorsa settimana a Italia Viva, oggi senza tessere di partito, che sarà sostenuto da una lista civica.
Il centrodestra presenterà una propria lista per il consiglio provinciale, senza indicare un candidato presidente. Farà una desistenza, quindi nei fatti aiuterà Cesari.
Si procederà con due votazioni del tutto distinte tra loro, a voto segreto: una per il presidente della Provincia e una per il consiglio provinciale.
E quando il voto è segreto e calano le tenebre, tutto diventa, se non realizzabile, immaginabile. Sopratutto se stiamo parlando del Pd di Parma, ben noto in città e in regione per i suoi trascorsi non edificanti.
I possibili scenari sono tre:
1° scenario. I consiglieri comunali votano per lo più secondo le logiche di schieramento: Fadda e la lista di centrosinistra vincono senza problemi, perchè questi sono oggi i rapporti di forza in provincia tra centrosinistra e centrodestra. Uno scenario che definirei “No surprises” per citare la canzone dei Radiohead, una delle più belle mai scritte nella storia della musica, una di quelle che su Spotify fai ripetere all’infinito.
2° scenario. Il centrosinistra di Parma viene colpito dal suo innato raptus omicida che da decenni gli cova dentro e riemerge ciclicamente (vorrei dire immancabilmente): una quota di consiglieri del Pd votano Cesari come presidente e la lista Pd per il consiglio provinciale, chi per vendicare l’assassinio di Friggeri, per regolare conti vecchi o in sospeso, per anticipare la campagna elettorale interna delle regionali, per ruggini contro Fadda, perchè ritiene Cesari meglio di Fadda, per far saltare in aria via Treves e ricominciare da zero. In questo caso il sangue scorrerebbe a fiotti dentro il Pd come nei migliori film splatter di Quentin Tarantino davanti al professore Michele Guerra con la testa nella mani, scioccato, rassegnato. Cadrebbe una testa dietro l’altra, in modo sommario, senza processo. Diceva Stalin: “Quando si tagliano le teste, non si bada ai capelli“. Si arriverebbe alla cosiddetta “anatra zoppa“, con una coabitazione tra un Presidente e un consiglio di colori diversi ed equilibri da costruire di volta in volta.
3° scenario. I consiglieri comunali di centrosinistra votano Cesari come presidente e la lista di Cesari. No, questo sarebbe troppo. Anche per dei serial killer come loro.
La mia opinione?
Direi che l’opzione n.1 è la più probabile.
Ma io sul Pd di Parma la mano ce la metto… solo se monca.
Andrea Marsiletti