Expo: prima mostra “in parallelo” di falsi e veri dell’ER

Expo Emilia Romagna

Sono saliti al numero record di 378 i prodotti dell’Emilia Romagna iscritti nel 2015 all’albo nazionale delle specialità alimentari tradizionali, con un incremento di 22 specialità rispetto a quelle iscritte nell’albo 2014. E’ quanto segnalato da Coldiretti Emilia Romagna nell’inaugurare ad Expo, a Piazzetta Emilia Romagna, la mostra “in parallelo” dei prodotti veri e di quelli di imitazione delle principali produzione di qualità dell’Emilia Romagna sparsi in tutto il mondo. Con l’aumento delle specialità alimentari tradizionali e con i 41 prodotti Dop e Igp – commenta Coldiretti Emilia Romagna – aumenta la fascia dei prodotti della nostra regione a rischio imitazione. In particolare sono a rischio imitazione le 163 specialità a base di pasta fresca e prodotti della panetteria, a partire dalle lasagne per arrivare ai tortellini e tagliatelle imitati in tutto il mondo, ma anche i salumi e i vini.

Per la qualità e la fama dei suoi prodotti, l’agroalimentare e l’enogastronomia dell’Emilia Romagna sono terra di saccheggio per i pirati del cibo, al punto che, secondo stime Coldiretti, le imitazioni dei prodotti dell’Emilia Romagna nel mondo valgono circa 8 miliardi di lire su un totale di 60 miliardi di falso made in Italy.

Oltre alla lista infinita di imitazioni del Parmigiano Reggiano, l’Emilia Romagna viene richiamata in prodotti a volte assurdi come la “Bolognese”, salsa al basilico (ma senza ragù) prodotta in Estonia, la “mortadela siciliana” prodotta in Brasile, la “Turkey Bologna”, imitazione della mortadella a base di carne di maiale, pollo e tacchino.

“Se nessun italiano si sognerebbe di comprare simili assurdità, non è così per i consumatori esteri – ha detto la delegata regionale e nazionale di Coldiretti Donne Impresa, Lorella Ansaloni – che vengono attirati dall’immagine di italianità ad essi collegati, fornendo così alle aziende produttrici un vantaggio competitivo perché associano indebitamente ai propri prodotti l’immagine del made in Italy apprezzata dai consumatori stranieri, nonostante il prodotto che essi acquistano non abbia alcun legame con il sistema produttivo italiano, facendo concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali impegnati a garantire standard elevati di qualità”.

Potenzialmente le esportazioni agroalimentari regionali potrebbero triplicare perché nel 2014 – rileva Coldiretti sulla base dei dati del rapporto agroalimentare di Regione e Unioncamere – l’Emilia Romagna ha esportato 5.448 milioni di euro (+0,2% sul 2013), con un saldo commerciale passivo di 927 milioni di euro, stabile rispetto all’anno precedente. Parmigiano e carni lavorate (insaccati) che sono i più imitati, sono anche quelli con i numeri più alti nell’export dopo l’ortofrutta: l’Emilia Romagna nel 2014 ha esportato 600 milioni di carni preparate e 609 milioni di prodotti lattiero caseari in cui fanno la parte da leone i formaggi (Parmigiano, Provolone, Grana Padano).

L’andamento sui mercati internazionali – sottolinea Coldiretti – potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia. Si tratta di un inganno favorito dalla mancanza di trasparenza in etichetta sull’origine dei prodotti.

“Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni rispetto ai falsi” afferma l’Ansaloni nel sottolineare che “è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.