“I palestinesi sono vittime di Hamas non d’Israele”. INTERVISTA a Enrico Tateo, presidente dell’Associazione parmense per Israele

SMA MODENA
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L’associazione Unione Associazioni Italia-Israele, è intervenuta anche a Parma, attraverso il presidente della sezione locale Enrico Tateo, all’indomani degli attacchi subiti dalla popolazione civile di Israele lo scorso 7 ottobre, per denunciare “sdegno e preoccupazione per la violenza degli slogan, la legittimazione delle azioni terroristiche e lo sfoggio di simboli nazisti durante le cosiddette manifestazioni pro Palestina avvenute a New York, Londra e Sidney. Anche in Italia, purtroppo – hanno aggiunto – si stanno manifestando opinioni spregevoli che provano a giustificare o a legittimare le barbare azioni compiute da Hamas contro la popolazione civile di Israele”.

Enrico Tateo, cosa sta accadendo?

Le cose sono molto confuse, ma noi abbiamo molto chiaro i distinguo tra la popolazione palestinese e Hamas. Del resto l’Ambasciata israeliana a Roma nei giorni scorsi è stata molto chiara su questo. Purtroppo però nelle manifestazioni ci sono veri e propri inneggiamenti ad Hamas che non hanno senso e fanno molto male.

Il pregiudizio è diffuso, Israele è sempre visto come assalitore, anche se questo non ha fondamento storico. Non si pensa di cambiare prospettiva. Bisogna capire che Israele è una regione come il Piemonte circondata dal mondo arabo-musulmano.
Noi promuoviamo proprio questo: rendere nota la storia e combattiamo lo stereotipo e il pregiudizio.

Quale è la mission dell’Associazione parmense per Israele e quando è nata?

È stata fondata nel 2017 e nel 2022 è diventata una Aps. La mission è duplice, innanzi tutto far conoscere Israele per quello che è: un’eccellenza in tantissimi ambiti dall’agricoltura alla medicina, dalla musica all’archeologia, alla scienza.

Un paese che nel 1948, quando è nato non aveva niente e oggi, nonostante il contesto ambientale difficile, è fra i primi paesi al mondo in qualsiasi ambito: dall’agricoltura alla medicina, dalla musica all’archeologia. Tutto questo è misconosciuto in una nazione che è grande, lo ribadisco, come il Piemonte. Il secondo obiettivo è di difendere Israele dal punto di vista intellettuale quando viene attaccato in modo del tutto irrazionale e ideologico. Come sta accadendo in questi giorni. Intendiamoci noi non siamo ciechi e i difetti quando ci sono li vediamo benissimo. Ma crediamo che non abbia senso criticare a priori in quanto “Israele” o in quanto” stato ebraico”, cosa che invece accade spessissimo. Israele si porta dietro l’idea di essere deicida. Il Concilio Vaticano II, che ha sdoganato il concetto di Israele come nostro fratello maggiore, fa fatica a radicarsi nelle persone. E quindi è un paese odiato dai cattolici perché deicida, dai progressisti di sinistra perché imperialista, ricco e affamatore del terzo mondo, dalla destra per evidenti ragioni storiche.

Cosa fate per combattere pregiudizio e misconoscenza?

Facciamo eventi educativi anche di livello post universitario, convegni, momenti di studio. Per esempio negli ultimi giorni abbiamo avuto 60 insegnanti che hanno partecipato a un ciclo di incontri per parlare delle comunità ebraiche nei paesi arabi e quelle arabe in Israele. In pochi conoscono veramente i fatti e la storia, purtroppo.

Cosa si aspetta e cosa auspica?

Auspico che i palestinesi capiscano quello che Montanelli aveva capito benissimo diversi decenni fa e che per noi è diventato un mantra ovvero che senza dubbio sono delle povere vittime, ma lo sono dei loro capi non di Israele.

Auspico l’illuminazione delle coscienze. Il dialogo va fatto con i palestinesi, non con Hamas: non si può dialogare con le belve con chi ha fatto cose indicibili ai bambini. In Hamas manca il concetto di umanità e senza quella non ci può essere dialogo.

Tatiana Cogo