In “Ghosthunters – Gli Acchiappafantasmi” la strana coppia funziona

SMA MODENA
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Tom Tomson non è mai stato un campione di coraggio e anche per questo è diventato lo zimbello di sua sorella maggiore e la preoccupazione dei suoi genitori. Costretto un giorno a scendere in cantina, scopre l’esistenza di un fantasmino verde e gelatinoso di nome Ghosty, fuggito dal suo maniero a causa di uno spirito malvagio. Superata la strizza grazie al nuovo amico, Tom bussa alla porta della scontrosa Hetty Cuminella, esperta acchiappafantasmi, ingiustamente licenziata dall’ organizzazione segreta per cui lavorava e desiderosa di tornare in azione sul suo campo di battaglia preferito.
Il film di Tobi Baumann prende (semplicemente a spunto) il libro di Cornelia Funke “Squadra Cacciafantasmi e la pista di ghiaccio” e lo ringiovanisce, portandolo ai giorni nostri e sostituendo la figura dell’amica della nonna con una partner più giovane e più “rock”, splendidamente interpretata dall’attrice comica Anke Engelke. Allo stesso tempo, però, conserva sapientemente qualcosa dell’età anagrafica del libro, circa vent’anni, nel gusto cinematografico à la Men in Black e nella dimensione piacevolmente umana dell’impresa, almeno fino ad un certo punto.
Una scrittura più brillante, in sede di dialoghi ma non solo (qualche idea meno scontata del solito pallone da calcio che finisce nella casa disabitata, per esempio), avrebbe fornito quella marcia in più che manca e che poteva rendere il lavoro di Baumann appetibile per un pubblico più vasto e soprattutto più adulto. E pesano, perché saltano agli occhi, certi prestiti spudorati dal catalogo cinematografico più noto sull’argomento: primo su tutti lo stesso Ghosty, mezzo Slimer mezzo Casper, con la sindrome di Mike Wazowski. Eppure, la strana coppia Tom-Hetty, ragazzino incompreso e cinica ragazzaccia di mezza età, funziona sorprendentemente bene, grazie alla caratterizzazione degli interpreti e al credibile bisogno di entrambi, per ragioni differenti, di avere un partner degno di questo nome, qualcuno che creda in loro e si appassioni in egual misura alle scorribande nel paranormale.
Baumann, giovane ma già esperto per la lunga sfilza di episodi girati per la televisione, confeziona un prodotto che non sfigura sul piatto internazionale, con effetti speciali efficaci e un ritmo che tiene. A dire il vero, per restare nel territorio degli adattamenti dalla Funke, The Ghosthunters non ha nulla da invidiare al più esoso Inkheart, nonostante l’evidente sproporzione strutturale dei racconti di partenza e dell’impianto filmico di approdo, e risulta di gran lunga più simpatico del precedente, perché, paradossalmente, più verosimile. Chi fatica, infatti, a credere all’esistenza di un Desprov, altrimenti detto defunto sposo propenso alla vendetta, o all’esistenza di un luogo di raccolta e di studio dei calzini smarriti nella lavatrice? Nessuno.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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