† La Settimana Santa “autentica” ambrosiana, diversa da quella del “rito romano” (di Stefano Gelati)

SMA MODENA
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Nella Chiesa Cattolica in comunione con il Papa, vescovo di Roma, tranne alcune chiese particolari orientali, abbiamo l’unicità liturgica del “Rito Romano”, con un’importante eccezione il “Rito Ambrosiano”, ancora adottato in quasi tutta l’Arcidiocesi di Milano e in alcune parrocchie di altre diocesi vicine facenti parte, nei secoli passati, del Ducato della stessa città.

Il rito di Sant’Ambrogio, vescovo della Chiesa milanese nel IV secolo, e patrono della stessa, pone al centro la figura di Cristo, con tratti derivati da liturgie orientali. Esso ha resistito, a differenza di altri riti locali, a quella possente riforma centralista della Chiesa Cattolica attuata dal Concilio di Trento, terminato nel 1563, che vide come protagonista il cardinale Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, poi proclamato santo e copatrono della diocesi ambrosiana.

Anche dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962 – 1965), con il passaggio dalla celebrazione della messa in latino alle lingue nazionali, l’eccezione ambrosiana è rimasta con la pubblicazione di vari lezionari in lingua italiana.

Non voglio entrare nei particolari del rito che lo differenziano dal rito romano, mi limiterò a far riferimento ad alcuni aspetti liturgici significativi della settimana santa, che costituisce il centro focale di tutto l’anno liturgico. Essa inizia con la Domenica delle Palme e termina alla sera della domenica della Pasqua di Risurrezione, con i giorni che, secondo la tradizione antica, si contano da tramonto a tramonto.

La parte finale della settimana, dalla Messa nella cena del Signore nel tardo pomeriggio del Giovedì Santo al vespro della domenica di Pasqua, costituisce il culmine dell’azione liturgica.

Nel Rito Ambrosiano, la settimana viene denominata “autentica” per affermare che è la vera settimana dell’anno liturgico che prevale su tutte le altre perché in essa il credente è chiamato a ripercorrere il mistero pasquale di Cristo. Essa era denominata “autentica” dalle prime comunità cristiane organizzate.

E’ ricorrente nel Rito Ambrosiano la conservazione nella configurazione originaria di significativi momenti e periodi liturgici.

La settimana autentica ambrosiana è preceduta dal “Sabato in traditione Symboli”, quello che precede la domenica delle Palme. Questo giorno ricorda l’antico rito, che risale a Sant’Ambrogio, della consegna (traditio) del testo del Credo ai catecumeni, aspiranti al Battesimo, affinché lo potessero imparare prima di ricevere, otto giorni dopo, il sacramento dell’iniziazione cristiana nella Veglia Pasquale.

La traditio (consegna) del Credo come simbolo della Fede, oltre a ribadire il connotato cristocentrico del rito, deve essere calato nel IV secolo con l’esigenza della Chiesa di fronteggiare l’eresia ariana che disconosceva la natura divina di Gesù Cristo, ponendolo su un gradino inferiore a Dio Padre.

Il Sabato in traditione Symboli è particolare, ma nel calendario liturgico ambrosiano il sabato non è un giorno feriale come gli altri ma un giorno festivo che precede la domenica.

Il triduo pasquale inizia con la Messa nella cena del Signore al tramonto del Giovedì Santo, quindi quando inizia il venerdì; è la celebrazione dell’Ultima Cena e dell’istituzione dell’Eucarestia. La distinzione di maggior rilievo rispetto al rito romano consiste anche nella lettura della Passione nelle parti che riguardano l’arresto di Gesù e il processo davanti al Sinedrio dei Giudei, prima della consegna a Pilato; quando la questione è ancora tutta dentro le decisioni della struttura di potere giudaica.

Questo aspetto è coerente con la cronologia degli avvenimenti proposta dai Vangeli canonici che collocano l’arresto di Gesù sul monte degli Ulivi ad opera delle guardie del Sinedrio giudaico, dopo l’Ultima Cena.

La messa nella cena del Signore con la lettura di una parte della Passione “entra’ nel Venerdì Santo, preparando la celebrazione della morte di Gesù in croce.

Un’altra differenza con il Rito Romano è collocata nella celebrazione della Passione nella giornata di Venerdì Santo; infatti sono previste solo delle liturgie aeucaristiche, senza comunione, non si distribuisce il Corpo di Cristo consacrato la sera del Giovedì Santo.

La liturgia è l’insieme di riti e cerimonie che caratterizzano un culto religioso, ma sempre con un fondamento storico e teologico; essa non riguarda solo il celebrante, tanto che il termine greco da cui deriva significa: lavoro comunitario, della gente.

Stefano Gelati