L’impestatissima vicenda dell’aeroporto Verdi è arrivata a una parziale conclusione.
La strada del rilancio dello scalo rimane complicata, perchè è la storia che ci insegna che un aeroporto a Parma non è mai riuscito a decollare.
I fatti:
1) l’intesa Stato-Regione ha approvato un allungamento della pista di 516 metri (2124 a 2640 metri), meno dei 836 metri previsti nel progetto iniziale, imponendo prescrizioni milionarie;
2) è cambiata la natura stessa dello scalo: sarà un aeroporto passeggeri, mentre qualche anno fa era esplicitamente un aeroporto cargo. Il presidente di Sogeap Guido Dalla Rosa Prati dichiarava che “fra due anni i cargo prenderanno il volo da Parma. E’ un sogno che si avvererà“ (leggi). Il cargo era un sogno. L’intesa Stato-Regione ha stabilito che voleranno solo aerei passeggeri e che “la funzione di trasporto merci debba essere svolta con gli aeromobili per il trasporto passeggeri e comunque attraverso aerei che presentino caratteristiche tecnologiche non inferiori a quelle degli aeromobili utilizzati per il trasporto passeggeri”. Si potrà volare solo dalle ore 06 alle 23, non di notte.
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Si è arrivati a questo risultato partendo dal caos, dalla contrapposizione di gruppi che hanno portato opinioni e interessi opposti e che alla fine si sono annullati a vicenda.
L’interesse dell’Unione Parmense degli Industriali era quello di non vedere vanificato l’immane sforzo economico da essa sostenuto per salvare lo scalo coprendo le perdite di questi anni. Se il Verdi è ancora aperto e un potenziale asset della città è in primis merito loro.
La spinta ai cargo di Sogeap e della Regione ai tempi di Pizzarotti è stata contrastata e azzerata da quella esercitata dal Comitato No Cargo che nella battaglia mediatica e politica ha sconfitto i media tradizionali, portando tutti i candidati sindaco ad alzare la mano contro i cargo.
La spinta verso l’aeroporto di Bologna è stata cancellata da quella verso Bergamo.
Anche il Comitato No Cargo è stato attraversato da impulsi disallineati, tra chi era contro i cargo e chi invece puntava alla chiusura totale dello scalo.
La spinta più intransigente dentro la maggioranza del “no condizionato” all’allungamento della pista è stata annullata da quella del “sì condizionato” di gran parte della minoranza.
In mezzo il sindaco Michele Guerra che, senza funzioni decisorie in materia, si è mosso sul filo dei poteri di altri, giocando sulle divisioni e debolezze dei suoi interlocutori, ha provato a ricomporre questo caos primordiale, a plasmare l’argilla e alla fine ha fatto il Demiurgo (quello buono veterotestamentario, non quello cattivo gnostico). Ha dialogato, ha mediato, è stato intransigente e autonomo, ha cercato alleanze, ha accettato lo scontro. Alla fine ha scontentato gli industriali, Sogeap, i no cargo, ha lasciato qualche ferita dentro la sua maggioranza, ma penso l’esito finale sia quello che la stragrande maggioranza dei parmigiani sperava: una seconda possibilità per lo scalo di Parma in chiave passeggeri, “perchè dopo aver perso l’Alta Velocità, non possiamo perdere anche l’aeroporto”.
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Adesso tocca a Sogeap vincere la prossima battaglia, quella più difficile: trovare in tempi rapidissimi un partner industriale, canadese o irlandese che sia, per il rilancio dell’aeroporto passeggeri, che ci metta qualche decina di milioni di euro per rispettare le prescrizioni, che faccia diventare quello di Parma uno scalo vero, con voli verso le capitali europee, che non siano solo il vezzo parmigiano di andare al mare in Sicilia uscendo da casa in autobus.
Buona fortuna, Sogeap!
Ne ha bisogno.
Andrea Marsiletti