
07/08/2009
Girato in 16 mm nel manicomio di Colorno e finanziato dalla provincia di Parma, è la riduzione di Nessuno o tutti, film documento in due parti (“Tre storie”, “Matti da slegare”) di 100´ ciascuna, distribuito nel circuito alternativo di ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali.
Non ha pretese scientifiche. Non è – in senso stretto – nemmeno un’inchiesta, ma piuttosto una testimonianza e una denuncia. La tesi è racchiusa nel titolo: i malati mentali sono persone “legate” in molti modi e per diverse cause.
Se si vuole curarli (non guarirli, ma almeno impedire che vengano guastati dai metodi tradizionali) occorre slegarli, liberarli, reinserirli nella comunità.
Il film dice che: a) spesso la malattia mentale ha origini sociali, di classe; b) l’irrazionalità degli asociali è una risposta all’irrazionalità della società; c) l’assistenza psichiatrica non è soltanto uno strumento di segregazione e di repressione, ma anche di sottogoverno e di potere economico; d) lo psichiatra è formalmente un uomo di scienza, ma in sostanza un tutore dell’ordine come il poliziotto e il carceriere.
Il film conta e vale come atto di amore e di rispetto per l’uomo che, anche quando è “diverso” e malato in modo sconvolgente (catatonici, mongoloidi, paranoici, schizofrenici) è sempre preso sul serio. La finale festa danzante è un grande momento di cinema.
Vale anche per la capacità di rivelazione degli esseri umani, capaci per ragioni soltanto in parte spiegabili di diventare personaggi.
(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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