Parma a due velocità: pianura più solida, montagna e Bassa sempre più vulnerabili (di Tatiana Cogo)

SMA MODENA
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Oltre il 10% di over 80, famiglie monogenitoriali al 15% e redditi sotto la media: la fotografia della provincia secondo l’ultimo studio regionale

Parma e la sua provincia emergono tra i territori più esposti alla fragilità sociale in Emilia-Romagna, con segnali di vulnerabilità anche sul fronte economico nell’area montana occidentale.

È quanto indica l’ultimo studio dell’ufficio di Statistica regionale sulla potenziale fragilità demografica, sociale ed economica dei comuni (anno di riferimento 2023, pubblicato il 18 luglio 2025).

Nel cuore dell’Appennino parmense e nella Bassa emergono segnali di fragilità che chiedono uno sguardo attento. Le mappe del 2023 raccontano come Parma e la sua provincia si confrontino con livelli di vulnerabilità sociale classificati “alti o medio-alti” in oltre un terzo dei comuni montani e della Bassa. Qui il peso degli over 80 supera in molti casi il 10% della popolazione residente, mentre la quota di famiglie monogenitoriali con minori sfiora il 15% nei centri più piccoli. A ciò si aggiunge una mobilità elevata della popolazione straniera: in alcuni comuni dell’Appennino la percentuale di residenti non italiani supera il 12%, con un ricambio rapido che rende più instabile la tenuta delle reti sociali.

Il versante economico non è meno delicato. Nella montagna parmense il reddito imponibile medio annuo si ferma attorno ai 18-19 mila euro, ben al di sotto dei circa 22 mila euro registrati nei comuni di pianura. Quasi un contribuente su quattro dichiara redditi inferiori ai 10 mila euro, e in diverse aree la quota di abitazioni in affitto si avvicina al 30%, segnale di precarietà e minore radicamento.

Sul fronte demografico, i numeri confermano la difficoltà: nel 2023 il saldo naturale (nascite meno morti) è risultato negativo praticamente ovunque, con punte di -9 per mille abitanti nei comuni più piccoli. Nonostante un contributo positivo dai flussi migratori, soprattutto in pianura, l’Appennino continua a perdere residenti.

Per la provincia di Parma dunque, il quadro che emerge è quello di una provincia a due velocità: più solida in pianura, ma con l’Appennino che paga un prezzo alto in termini di invecchiamento, isolamento e debolezza economica.

Allargando lo sguardo al resto della regione, lo schema si ripete. La via Emilia resta la dorsale della tenuta socio-economica, mentre spostandosi verso le aree interne e il basso ferrarese la fragilità cresce. Le mappe regionali evidenziano come quasi metà dei comuni appenninici si collochi nelle fasce di fragilità “alta” o “medio-alta” in almeno uno dei tre ambiti (demografico, sociale ed economico). Bologna capoluogo mostra valori medio-alti sul piano sociale, mentre alcune province romagnole si collocano in posizioni relativamente migliori.

In definitiva le cifre parlano chiaro, i numeri non mentono e suggeriscono priorità immediate: potenziare i servizi di prossimità per gli anziani soli, sostenere le famiglie in difficoltà, creare opportunità di lavoro e di formazione nelle valli montane, migliorare infrastrutture materiali e digitali per frenare lo spopolamento. 

I dati del 2023 consegnano una fotografia nitida: Parma non è tra le province più fragili dell’Emilia-Romagna, ma convive con aree interne in cui vulnerabilità sociale ed economica sono già oggi tangibili.

Un segnale e un promemoria per chi deve governare, ma anche un appello per costruire un modello inclusivo che non lasci indietro nessuna delle sue comunità — né al centro né in periferia, che chiama a politiche territoriali capaci di ridurre i divari e garantire pari opportunità.