
28/04/2012
h.17.00
Che cosa è successo a Parma nel 2011? Perché il Comune della città emiliana, ritenuto sino ad allora il primo della classe per civiltà e “modo di vivere”, è stato commissariato da Roma, spedito improvvisamente dietro la lavagna e sui ceci? Davvero, come qualcuno ha sostenuto durante la campagna elettorale per le amministrative, è stato soltanto “colpa di un iPad” e di un “golpe mediatico-giudiziario” che ha “mandato all’aria un’intera amministrazione”?
Alcune risposte ed interpretazioni prova a darle il libro di Marco Severo Sconvocati. Le tangenti, la rivolta, la crisi del Sistema Parma (Fedelo’s editore, in collaborazione con il Centro studi movimenti): attraverso il racconto dettagliato e per la prima volta organico degli ultimi clamorosi eventi registrati a Parma, si ripercorrono gli anni vissuti pericolosamente dalle Giunte di centrodestra e si intraprende una prima riflessione su un preciso modello di gestione della cosa pubblica autarchico ed antidemocratico, individualista e di natura affaristica. Il volume, arricchito da un saggio di Marco Adorni e Michele Guareschi sul debito pubblico, verrà presentato domenica prossima 29 aprile, alle 18.30, alla Feltrinelli di via Repubblica.
Tra l’estate e l’autunno 2011, a Parma, 17 persone sono finite in carcere per corruzione: fra esse anche un assessore e una manciata di funzionari pubblici, accusati di rubare su servizi di ogni genere: dal lavaggio dei cani del canile municipale agli appalti per gli ospizi fino ai pasti delle scuole. Per mesi una parte della città ha ridato fiato ai polmoni e corpo alla piazza scendendo in strada, manifestando per chiedere le dimissioni della Giunta del sindaco Pietro Vignali, urlando il proprio sdegno nell’ambito di una mobilitazione spontanea che ha cinto d’assedio il palazzo comunale ed una classe politica considerata ormai squalificata: sconvocata, si potrebbe dire parafrasando – appunto – una delle espressioni più sorprendenti entrate nel lessico della politica locale, ovvero l’ordine che l’assessore Giovanni Paolo Bernini – intercettato dalla Guardia di finanza e poi arrestato (non soltanto per un iPad sospetto…) – impartisce ad un suo collaboratore nel tentativo goffo di annullare un abboccamento per la riscossione delle mazzette (“Sconvoca tutto, non hai capito, sconvoca”).
Sempre nel corso dell’estate il sindaco Vignali ha ammesso – per la prima volta pubblicamente – le gravi difficoltà finanziarie del Comune di Parma e delle società partecipate, gettato la maschera della città bella e felice a tutti i costi, parlato di debiti e affermato che “a Parma certi sgarri non vengono tollerati” certificando di fatto il fallimento di un sistema di potere privatistico e clientelare. Di colpo la cartapesta della politica spettacolo made in Arcore s’è squarciata e i cittadini hanno sfondato le quinte riprendendosi uno spazio di agibilità politica. Il Comune dell’efficientismo schiacciasassi (che ha generato in quantità forse record gli anticorpi dei comitati, delle associazioni e dei movimenti di protesta) ha dichiarato così il suo bluff.
Davvero tutto questo può essere giudicato un “golpe mediatico-giudiziario”?
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