“Splice”

SMA MODENA

24/08/2010




Clive ed Elsa sono due scienziati che lavorano in un laboratorio di genetica. I due sono anche sentimentalmente uniti e stanno tentando di creare un gene animale ibrido da cui estrarre proteine. La coppia vorrebbe spingersi oltre nella ricerca ma il committente intende invece entrare subito sul mercato. Elsa però non si arrende e procede con l’innesto di DNA umano. Ne ‘nasce’ un essere (battezzato Dren) che ha in parte le caratteristiche di un corpo umano e in parte quelle di un volatile.
“To splice” ovvero “aggiungere/innestare”. Ovviamente il titolo si riferisce all’esperimento che i due scienziati mettono in atto ma potremmo dire che il film di Natali compie a sua volta un innesto nel tronco del filone ‘creatore/creatura”. Perché riesce, nonostante una non ampia disponibilità di mezzi, a lasciarsi alle spalle tutti i ‘luoghi’ canonici per addentrarsi nell’osservazione di dinamiche che in una certa misura li trascendono.
Ciò a partire dall’assunto iniziale: i due sperimentatori formano una coppia anche sul piano dei sentimenti e questo sposta in breve tempo la vicenda su un piano che potremmo definire biblico. Elsa e Clive sono due novelli Adamo ed Eva in grado di dare vita a nuove realtà.
Ma, come nel libro della Genesi, è Elsa/Eva a spingere il compagno a cibarsi dei frutti dell’albero della conoscenza, ad andare oltre ciò che è loro consentito.
Non ne consegue però una cacciata dall’Eden (anche se più avanti qualcosa accadrà anche su questo piano) quanto piuttosto una assunzione di responsabilità genitoriale. Qui Natali e i suoi due cosceneggiatori (tra cui una donna e il fatto ha la sua importanza) affrontano con grande attenzione sul piano psicologico e non trascurando le più valide teorie psicoanalitiche il rapporto che si instaura con una creatura ‘diversa’ alla quale entrambi i protagonisti, ognuno con la propria sensibilità, sentono di dovere cure e attenzioni.
Di Dren (il nome letto al contrario ha in inglese il significato che tutti sappiamo ed anche l’acronimo del centro di ricerca suona uguale al punto di farci chiedere se ci sia un’allusione) non sappiamo nulla in modo esplicito proprio come il genitore di un disabile grave il quale, spesso, non può far altro che procedere per tentativi ed errori.
Se qualcuno, leggendo dell’aspetto parzialmente da volatile della creatura pensasse a Ricky di François Ozon rischierebbe di trovarsi fuori strada. Perché in Splice le relazioni che Dren finisce con l’intessere con i suoi ‘genitori’ non tralasciano il piano della sessualità con soluzioni (anche sul piano visivo) che non dispiacerebbero a Cronenberg.
La sensualità di un corpo che è al contempo simile e ‘monstruosamente’ diverso finisce con lo sconvolgere le vite di Elsa e Clive. Come? Lo scoprirete vedendo un film originale su un tema invece abusato. Non succede spesso.



(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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