Il Castello di Tabiano ha origini antichissime, ma oscure: nessuna pergamena o reperto archeologico a testimoniarle, solo leggende e ipotesi più o meno verosimili che datano la sua costruzione all’inizio dell’XI secolo su un antico insediamento di origine romana e poi longobarda, uno sperone di roccia che domina sulla Pianura Padana fino alle Alpi. Le prime tracce concrete risalgono agli inizi del XII secolo.
Oggi il Castello, insieme a tutto l’antico borgo sottostante, è un Relais de Charme con wellness e ristoranti. Assieme ai casali della tenuta agricola rappresentano un polo di attrazione a livello internazionale con migliaia di visitatori e di ospiti ogni anno.
Questo grazie a cinque generazioni della famiglia Corazza che già a fine ‘800 volle realizzare i restauri.
Dal 2016 il Castello è aperto a visite, eventi, cerimonie e manifestazioni culturali.
Tutta la famiglia, ancora oggi, guidata da Giacomo Corazza dà il proprio contributo per rendere questi luoghi magici. Un uomo con una grande visone e carico di energia, a dispetto dei suoi quasi 93 anni che, con l’aiuto di figli e nipoti, porta avanti con immutata passione una grande impresa.
Con Giacomo Corazza abbiamo parlato di temi legati al turismo e allo sviluppo di questo territorio.
“Vorrei cominciare ricordando che siamo in una zona meravigliosa sotto tutti i punti di vista. Abbiamo l’arte, l’industria e l’agricoltura intesa come filiera alimentare che comprende anche la trasformazione. Ci sono calde e fertili colline, castelli, vecchi casali. Non credo che la montagna sia morta, come spesso si dice. Certo le difficoltà ci sono, ma dobbiamo saperle superare e avere il coraggio di andare avanti.
Salsomaggiore è stata una delle principali stazioni termali d’Europa. Io ricordo prima della guerra un brulicare di persone, di principi, di rappresentanti dell’alta società. Poi c’è stato un certo appiattimento e sono cambiate le mode.”
Quali sono oggi le criticità?
Le cure di Salsomaggiore, e specialmente quelle di Tabiano che ha un’acqua molto efficace per curare alcune patologie, sono molto valide. Oggi che c’è un forte ritorno alla medicina naturale e noi dobbiamo sfruttarlo. Le inalazioni, i fanghi associati ai massaggi… abbiamo tante le possibilità. Certo non possiamo limitarci a vendere l’acqua di Tabiano in bottiglia perché è deleterio per la città. La gente deve venire a bere l’acqua qui. Anche i fanghi di Abano portati a 100 km di distanza non hanno più effetto. La cura va fatta nel posto dove nascono le acque e i fanghi.
E poi devo dire che Tabiano ha una struttura alberghiera ormai obsoleta che negli anni ’50-’70 andava benissimo ma oggi le esigenze sono molto diverse. Si tratta di cambiare come hanno fatto alcuni all’avanguardia e di fare più squadra.
La sua famiglia ha investito molto in quella che oggi è diventata una vera e propria eccellenza per il territorio. Perché la scelta di Tabiano?
Non so quanti milioni ha investito mio nonno!
Nel 1882, quando acquistò il castello, c’erano solo le mura esterne. Era un rudere, all’interno era tutto da rifare. Ha scelto Tabiano per il clima.
Il mio trisnonno svizzero venne a Parma e cominciò aprendo caffetterie e pasticcerie. Suo figlio si dedicò all’agricoltura e al commercio del Parmigiano Reggiano. Mio nonno Giacomo, che aveva investito nelle Terme, dopo l’esproprio di Giolitti che volle statalizzarle, con i soldi ottenuti acquistò il castello con le 600 biolche di terra intorno. Il nucleo dell’azienda.
È stato l’inizio di tutto. L’azienda agricola fu ampliata negli anni successivi e il borgo divenne il centro di molte attività, anche artigiane: c’era il sarto, il fabbro, il falegname, il barbiere, il tabaccaio. All’epoca 1.800 abitanti gravavano sul borgo dotato anche di caseificio e di osteria. Poi la gente ha abbandonato e tutto è morto.
Quando è iniziata la trasformazione in zona ricettiva?
Nel 2006 con i miei quattro figli Annamaria, Carlo, Cristina e Chiara abbiamo ristrutturato i casali e il borgo, il caseificio è diventato un ristorante con terrazza, oggi c’è anche la spa. Insomma, piano piano abbiamo ottenuto un certo successo, fino ad avere 14-15.000 presenze l’anno di cui più della metà stranieri. Un po’ di fermo nel 2020 c’è stato ma siamo riusciti a lavorare ugualmente e l’anno scorso è andato abbastanza bene, nonostante abbiamo potuto aprire solo il primo maggio.
Qual è la vostra tipologia di clienti?
Variegata. Non c’è una tipologia precisa. Molti vengono per il week end, diverse grandi aziende per fare team building o aggiornamento professionale. Quindi copriamo anche la fascia business. Ospitiamo matrimoni, cerimonie, convegni ed eventi. Nel 2016 abbiamo aperto il castello alle visite e il primo grande evento è stato nel 2017 con la presentazione della Maserati alla stampa internazionale. Ultimamente abbiamo realizzato attività per i bambini che ci hanno dato grande soddisfazione.
Qual è il segreto del successo?
Il coraggio e osare sempre l’impossibile, oltre che essere molto uniti. I miei quattro figli hanno tutti un lavoro principale, ma poi dedicano più tempo possibile a Tabiano. Abbiamo inoltre un’ottima squadra di entusiasti collaboratori che sono con noi da molto tempo.
Sono circa 35 persone, molto capaci e provenienti prevalentemente da questo territorio. Poi ci sono l’indotto, le attività legate alla tintoria, catering, commercio e produzione dei nostri prodotti tipici. Siamo anche nel circuito dei Castelli del Ducato. Come dicevo prima, cerchiamo di fare squadra, Abbiamo avuto la fortuna di avere il castello e sentiamo il dovere di restituire al territorio un po’ di questa bellezza.
Quale potrebbe essere, secondo lei, la formula per la ripresa del turismo a Salsomaggiore e a Tabiano?
Coraggio e buona volontà! Ma devo dire che c’è stato un risveglio con tanti cantieri e ottime iniziative, quali, per esempio, quella del Grand Hotel.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Inaugureremo l’immobile della canonica che si trova nella parte alta del borgo il prossimo San Valentino. Qui abbiamo ottenuto 15 stanze per aumentare la ricettività e un’ulteriore spa, molto grande e bella, che sarà aperta anche al pubblico esterno, non solo agli ospiti. Tra l’altro abbiamo collaborato con la Soprintendenza perché, durante i lavori, abbiamo trovato diversi reperti medioevali. Nel contempo stiamo ristrutturando un ulteriore casale per renderlo abitabile. Abbiano iniziato altri lavori per creare campi sportivi.
La famiglia Corazza, insomma, non si è fermata nemmeno in questi anni di pandemia?
No, abbiamo continuato a investire. Perché abbiamo capito che le persone quando scoprono l’Emilia-Romagna (che non ha niente da invidiare alla Toscana) non la lasciano più!
Tatiana Cogo