Tommy: pena ridotta a 24 anni per Conserva

SMA MODENA
lombatti_mar24

17/06/2011

Antonella Conserva è stata condannata a 24 anni di reclusione per il sequestro di Tommaso Onofri (il bambino di un anno e mezzo rapito a Casalbaroncolo il 2 marzo 2006 e ucciso il giorno stesso) al termine del processo d’appello di fronte alla Corte di Bologna.
La donna è così uscita dall’aula con una pena ridotta di sei anni rispetto alla condanna di primo grado pronunciata dall’Assise di Parma e a quella di secondo grado che era stata confermata dalla corte d’Appello di Bologna e poi cassata dalla Suprema corte per un vizio di forma. Sostanzialmente i giudici della Corte di Assise di Appello di Bologna hanno riconosciuto all’ex moglie di Mario Alessi, il manovale siciliano responsabile assieme a Salvatore Raimondi del sequestro e della morte del piccolo Tommaso Onofri, le attenuanti generiche che nei precedenti gradi di giudizio non erano state concesse. Da qui lo sconto di pena.
Conserva, che ha sostenuto fino all’ultimo la tesi della sua completa estraneità ai fatti, è stata difesa dal collegio composto dagli avvocati Luigi Vincenzo ed Eduardo Rotondi. Soddisfatti i legali delle parti civili (che rappresentano la madre del piccolo Tommaso e lo zio). “Personalmente – ha spiegato l’avvocato Stefano Catellani – sono soddisfatto per la conferma della condanna ma mi chiedo come potrà essere giustificata dalla corte d’appello la concessione delle attenuanti generiche”.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Donata Giorgia Cappelluto, legale della mamma di Tommaso: “Attendiamo le motivazioni”. Antonella Conserva è stata considerata dagli inquirenti come la “carceriera” del piccolo Tommaso, se il sequestro realizzato materialmente da Alessi e Raimondi non si fosse concluso pochi minuti dopo il prelevamento del piccolo con l’uccisione del bimbo sul greto del torrente Enza, a poca distanza dall’abitazione della famiglia Onofri a Casalbaroncolo. La sera del 2 marzo del 2006, quella del rapimento, Antonella Conserva si trovava in auto e stava, secondo la ricostruzione degli inquirenti, dirigendosi verso l’incrocio semaforico di Sorbolo dove, sempre secondo questa ricostruzione, aveva appuntamento col marito.
Secondo gli inquirenti, la donna era parte integrante del piano e si sarebbe dovuta occupare di Tommaso Onofri per tutto il corso del sequestro. Anche se i rapitori, a quanto risulta, non avevano predisposto né alimenti né pannoloni per la custodia del piccolo Tommaso. I magistrati della Dda di Bologna hanno ritenuto che questa circostanza potesse essere spiegata col fatto che il sequestro Onofri avrebbe dovuto essere un “rapimento-lampo”, da consumarsi cioé in pochi giorni. Per la difesa della Conserva invece questa, assieme ad altre circostanze “incongrue”, sta a testimoniare della completa estraneità della donna chiamata in causa sulla base di “elementi indiziari”. Adesso molto probabilmente la parola passerà di nuovo alla Cassazione.