Vignali al bivio

SMA MODENA
lombatti_mar24

01/05/2010

Rispondo (e come al solito vado oltre) al Direttore e amico Marsiletti, in merito all’articolo sul Vignali ed il suo presunto “pueblo unido” (clicca qui!).
Premetto un’opinione: Pietro Vignali, Sindaco di Parma, e il pueblo parmigiano, sono entità ancora distanti.
Certo, la mossa “popolare” sulla metro e l’attuale silenziosa ma palpabile titubanza sull’inceneritore, lo stanno rendendo più simpatico, o meglio più vicino alle istanze e preoccupazioni del parmigiano medio, nonché di una certa “gauche locale”.
Lui però resta ancora, nella percezione media e “ignorante” (lo dico in senso lato), il Sindaco dell’Unione Industriali, a capo di un civismo sostenuto dal centrodestra, questo si “unido” senza nessuno escluso (intendo all’ala destra del PDL).
Con l’unica eccezione, rispetto al dato nazionale, della Lega.
E qui si apre la discussione, qui il dato politico si fa più interessante e sugoso.
C’è un bivio, verso il quale il Sindaco di Parma sta più o meno consapevolmente (non è questo il punto) scivolando con un moto direi naturale.
Un bivio per nulla eluso dalla mossa politica di rifondare, o meglio ridare slancio, a “Civiltà per Parma”. Il bivio è ovviamente relativo alle future, ma non troppo, elezioni comunali.
Le alternative sono due, sostanzialmente non eludibili, se Vignali vorrà giocarsi la riconferma.
La prima strada, diciamo banalmente verso destra: alleanza con la Lega, con Buzzi stratega e pontiere. Una scelta che, allo stato attuale, suona direi prevedibile. Senza la Lega, il rischio evidenziato dalle ultime elezioni, è che non ci siano i numeri per confermare il centrodestra a Parma.
La seconda strada, più che svoltare a sinistra, è relativa ad un’operazione centrista, di taglio riformista, dove, a mio modo di vedere, Vignali e buona parte della sua squadra si troverebbe politicamente più in agio, che coinvolga parte del centrodestra e del centrosinistra cittadino.
Uno scandalo? Non direi, visto che il vero scandalo in Italia oggi è l’incapacità della politica tutta di dare risposte efficaci ai cittadini.
Fatto salvo per le amministrazioni locali – compresa la Provincia e la Regione – che, sebbene tartassate da tagli unilaterali, mantengono la parte buona del “federalismo di fatto”, che tanto bene farebbe al Paese Italia, se esteso senza pregiudiziali ideologiche a tutti gli Enti e burocrazie nazionali.
Certamente sarebbe un percorso di rottura rispetto al bipolarismo e all’attuale muro di gomma… Sicuramente un’operazione fastidiosa anche per i “poteri forti” che preferiscono il Comune da una parte e la Provincia dall’altra, per cercare di manovrarli meglio.
La matrice dell’attuale amministrazione è determinante per ora: nulla darebbe a pensare ad un “ribaltone” di fine mandato, con scelta di alleanze opposte alle attuali, benedette dai diversi vertici cittadini, oltre che dal voto, a suo tempo.
i sondaggi, anche quelli positivi, portano però guai, oltre che benefici di visibilità, esponendo i personaggi che ne sono oggetto, a volte loro malgrado.
Per Vignali, che fa di una certa moderazione uno stile – contraddetto però da scelte d’immagine molto accentuate a livello amministrativo (da qui la critica di “amministrazione dell’immagine”, per diversi aspetti condivisibile) – è sempre stato difficile esporsi sul piano squisitamente politico.
Preferendo un taglio amministrativo, sebbene non in grigio. Piuttosto in verde, e anche questo lo rende digeribile a tutta una fetta di sinistra, e indigesto a certa destra funzionalista.
Ritengo però sia giunto il tempo: al bivio c’è lui, e curiosamente c’è insieme ai principali partiti cittadini: un PD “fruttato”, che però manifesta in città un forte consenso elettorale, e, come l’Inter con la Champions, ha sete di tornare ad amministrare (chiudendo un’anomalia più che decennale, data dallo scarto tra elezioni nazionali e locali); un PDL decisamente scoordinato, che si gioca su due, tre persone… Un partito dove l’unico che sembra in grado di tenere le fila è il redivivo Villani, che però non si può permettere un’influenza. Dove “sotto il vestito” spesso non c’è un’idea guida di città, fatte salve le partite urbanistiche (e affaristiche connesse).
Il fatto che il Sindaco si stia preparando un vestito civico su misura porta a pensare che le scelte possano essere meno scontate di quanto appaia oggi.