
Il tema dei voli cargo all’aeroporto Verdi è sempre di attualità, a maggior ragione con l’avvicinarsi delle elezioni comunali cittadine. Abbiamo intervistato Annalisa Andreetti e Andrea Torreggiani dell’Associazione “No Cargo Parma”.
Parlateci innanzitutto di No Cargo Parma: come è organizzata l’associazione oggi? Qual è il principale obiettivo?
No Cargo Parma, prima come semplice comitato e ora come Associazione di Promozione Sociale regolarmente registrata, da oltre quattro anni si occupa della questione riguardante il progetto di sviluppo dell’aeroporto di Parma. Oggi, dopo aver analizzato tutta la documentazione ed aver consultato tecnici e medici specialisti, possiamo dire con certezza che l’eventuale allungamento della pista e la trasformazione del Giuseppe Verdi in terminal cargo sarà un danno irreparabile e irreversibile per la salute e la qualità della vita di tutti i parmigiani, ma anche un duro colpo per tutto il territorio.
Un’infrastruttura così come è nei progetti della società di gestione, necessiterà di enormi aree destinate alla logistica per funzionare. I 500.000 metri quadrati in discussione ora a Fontevivo e i 100.000 metri quadri appena autorizzati in Via Paradigna sono solo la punta dell’iceberg di un preciso progetto di sviluppo della logistica a Parma a supporto dell’aeroporto cargo.
In sintesi, lo sviluppo dell’aeroporto sottende a una Logistics Valley al posto della Food Valley, con tutte le conseguenze del caso: inquinamento acustico e ambientale, cementificazione selvaggia, traffico aggiuntivo e creazione di pochissimi posti di lavoro a bassissimo valore aggiunto, tra le tante cose, il tutto a discapito della nostra filiera agroalimentare, che si vedrà sottrarre migliaia di ettari di terreno agricolo, e dell’immagine di Parma e dei nostri prodotti tipici. Difficile sostenere la genuinità e la naturalità delle nostre eccellenze gastronomiche quando queste verranno prodotte nel territorio più inquinato d’Europa (già oggi siamo agli ultimi posti per qualità dell’aria secondo le classifiche dell’Agenzia Ambientale Europea, con questa infrastruttura, scaleremo velocemente le posizioni per arrivare ai vertici entro pochi anni).
Quindi, il nostro obiettivo è impedire l’allungamento della pista e soprattutto la trasformazione dell’aeroporto in terminal cargo.

Sulla stampa sono uscite due pagine in cui viene presentato “l’aeroporto del futuro”. Cosa ne pensate? Quali sono le principali tesi da criticare e perché?
Innanzitutto l’esperienza ci dice che più è lungo l’articolo sull’aeroporto e più vuol dire che le cose stanno andando male per la società di gestione: l’articolo che lei cita era in prima pagina con due intere facciate interne dedicate, direi che la situazione è piuttosto critica.
Anche in merito ai contenuti, nessuno stupore, anche se l’ossimoro dell’aeroporto sostenibile ha alzato ulteriormente il già alto livello di assurdità delle affermazioni sul Giuseppe Verdi.
I dati presentati nell’articolo poi, come ad esempio i due soli voli cargo al giorno, sono ricavati dal progetto di sviluppo presentato alla Commissione VIA: che valore hanno? Nullo. Non per niente, assieme a Legambiente e WWF, abbiamo presentato un ricorso al TAR perché riteniamo che la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale abbia trascurato la lettura approfondita del masterplan e abbia emesso un parere illegittimo: un ricorso di ben 50 pagine articolato su sette questioni principali, ma assieme ai consulenti tecnici ed agli avvocati abbiamo faticato a selezionare e contenere le dimensioni del documento presentato, tante sono le incongruenze e la trascuratezza nell’analisi delle informazioni.
C’è poi il “mistero” del finanziamento pubblico e del piano economico finanziario: a seguito di inchiesta giornalistica apparsa sul sito di Irpimedia, infatti, la Regione Emilia-Romagna ha erogato un finanziamento pubblico senza avere visionato lo studio di fattibilità effettuato da KPMG in cui erano stati analizzati i vari “scenari” legati al masterplan. Le rosee previsioni presentate da Sogeap, ma senza un’analisi certificata, sono bastate alla Regione Emilia-Romagna per finanziare con i nostri soldi il progetto.
Le previsioni si sono rivelate per altro poco aderenti alla realtà: per il 2019, pre-Covid, il Piano prevedeva un risultato negativo di 1,7 milioni: la perdita è stata di 3,2 milioni, quasi il doppio.
Non ha richiesto alla società nemmeno l’analisi costi/benefici benché già nel 2014 la Corte dei Conti europea raccomandasse che “gli investimenti dovrebbero essere sorretti da risultati plausibili dello studio di fattibilità richiesto e da un’analisi costi‑benefici positiva.”
Ritenete che la “questione aeroporto” inciderà sulle future, ormai vicine, elezioni comunali? Se si come? Ci sono possibili analogie con la vicenda dell’inceneritore, risalente alla Campagna elettorale del 2012?
La questione dello sviluppo dell’aeroporto sarà sicuramente un tema centrale delle prossime elezioni, così come lo è stato l’inceneritore nel 2012, con l’enorme differenza che, per quanto riguarda il Giuseppe Verdi, siamo ancora in tempo per fermare il masterplan.
Infatti l’amministrazione comunale, in quanto membro della Conferenza dei Servizi, ha tutta l’autorità per impedire che venga allungata la pista, forte anche del fatto che gli uffici comunali hanno pesantemente bocciato il progetto, individuando decine di incompatibilità e incongruenze.
Molte forze politiche cavalcheranno l’argomento, alcune proponendo la continuazione dei lavori e l’effettiva trasformazione in terminal cargo, altre ipotizzando uno sviluppo solo passeggeri, magari opportunisticamente “sorvolando” sulla questione dell’allungamento della pista, mentre altre si dichiareranno contrarie al progetto di sviluppo. Sarà importante comprendere bene le “sfumature” di ciascuna proposta politica e, come associazione, cercheremo di facilitare la comprensione agli elettori comparando le posizioni dei vari schieramenti, così come avevamo fatto in occasione delle elezioni regionali.
L’atteggiamento del settore tecnico del Comune di Parma sembra piuttosto prudenziale, a livello tecnico, non molto diversamente da quanto sta avvenendo sulla questione “Stadio Tardini”, un altro dei temi caldi in questo periodo: che ne pensate?
Dopo l’esperienza del Parma Urban District che ha portato al blocco del cantiere e al rinvio a giudizio di due tecnici del Comune di Parma, crediamo che gli uffici competenti non siano più disposti a sottoscrivere “al buio” i documenti voluti da determinate scelte politiche, soprattutto perché, come nel caso del mall, la parte politica ne esce indenne (l’assessore Alinovi non è stato rinviato a giudizio) mentre il conto da pagare rimane in capo ai tecnici.
SOGEAP, non è un mistero, è in perdita da anni…
L’aeroporto di Parma è un buco nero che ha subito perdite molto rilevanti negli ultimi 13/14 anni, e molti di questi soldi erano nostri, di noi cittadini, in considerazione delle partecipazioni di enti pubblici al capitale sociale con quote, soprattutto in passato, di tutto rispetto.
Con questi presupposti, temiamo che la determinazione nel voler ottenere a tutti i costi l’autorizzazione all’allungamento della pista, faccia parte di una strategia per riuscire a disfarsi di questa infrastruttura, vendendola a qualcuno che la voglia sfruttare per fare i suoi affari e non certo quelli del territorio.
Una sorta di pacchetto del tipo “masterplan approvato + 12 milioni di euro da parte della Regione Emilia Romagna + 2,5 milioni da parte del Comune di Parma” che, a un vettore cargo, ad esempio, potrebbe interessare; si sono rincorse spesso voci relative all’interesse di società cinesi, arabe, Amazon, ma viene tenuto il massimo riserbo su queste informazioni.
Il PRIT (Piano Regionale Integrato dei Trasporti) classifica quello di Parma come “aeroporto di interesse secondario”. Credete sia una valutazione corretta, anche in prospettiva?
L’aeroporto di Parma è al centro di un’area con ben 4 aeroporti a meno di 100 km di distanza: Linate, Bergamo, Verona e Bologna, di cui due sono anche spiccatamente cargo, per questo riveste un interesse secondario.
La verità è che non c’è la necessità di un nuovo aeroporto, lo ha già stabilito il mercato, perché come aeroporto passeggeri, Parma, potrebbe già funzionare a pieno ritmo dato che è perfettamente in grado di gestire aerei come i Boeing 737 di Ryan Air, ma nessuna compagnia aerea seria si metterebbe a investire in una infrastruttura con così tanta concorrenza consolidata nei dintorni.
Infatti il Giuseppe Verdi ha sempre attirato compagnie aeree che si sono poi dimostrate un bluff.
Il prossimo passaggio tecnico sull’aeroporto è la Conferenza dei Servizi: a che punto siamo? Avete richiesto di partecipare come Associazione?
La Conferenza dei Servizi è stata avviata ad inizio autunno: ovviamente la città non ne è stata informata. Abbiamo inviato varie richieste di accesso agli atti e richieste di partecipazione a tutti gli Enti partecipanti. A oggi abbiamo ottenuto risposte positive relativamente all’invio di documentazione solo da ARPAE e AUSL.
Il centrosinistra si è presentato alla città con alcune dichiarazioni che sembrano aprire un dialogo con la vostra associazione (LEGGI). Cosa ne pensate? Qual è la posizione dei No Cargo Parma sul programma del centrosinistra parmigiano in relazione all’aeroporto e ai suoi sviluppi futuri?
Innanzitutto, tutte queste forze politiche sono perfettamente a conoscenza dell’esistenza della nostra associazione e del lavoro di ricerca che abbiano svolto in questi anni, ma nessuno ci ha contattato per cercare di capire meglio i problemi correlati all’aeroporto. Quindi possiamo escludere che la loro idea di governo della città prevederà il dialogo con i cittadini ma, come per gli ultimi dieci anni, molto probabilmente verrà data attenzione e soddisfazione solo alle richieste dei privati, tra cui la società di gestione dell’aeroporto.
In merito alle loro dichiarazioni, appare piuttosto chiaro il tentativo di confondere i cittadini eliminando dal vocabolario le parole scomode come “cargo”, “allungamento della pista” e “ampliamento dell’infrastruttura” a favore di termini più appetibili come “voli turistici” e “voli passeggeri”, senza però considerare l’aspetto più importante, che dovrebbe portare la futura amministrazione ad una profonda riflessione, ovvero l’inquinamento prodotto dall’infrastruttura aeroportuale e dalle attività di trasporto connesse che si riverserà su tutta la città.
Parma è stata recentemente riconfermata come la 38° città più inquinata d’Europa (su 858 città), ed è chiaro che per tutelare la salute dei parmigiani non si può permettere l’aggiunta di nuove fonti di inquinamento. Non dimentichiamo che l’allungamento della pista, che comporta la cementificazione di migliaia di ettari di suolo, genererà grossi problemi legati alla sicurezza aerea facendo finire nella fascia di massimo rischio di incidente le due infrastrutture principali dell’intero Paese (Autostrada A1 e Alta Velocità).
L’associazione No Cargo Parma ha fatto ricorso al TAR per illegittimità nel maggio 2021. Ora quali saranno le prossime mosse dell’associazione No Cargo Parma per ottenere gli scopi prefissati?
Lo sviluppo di un aeroporto praticamente inglobato nel tessuto urbano della città comporterà un enorme aumento dell’inquinamento, e Parma non si può permettere di peggiorare la propria già gravissima situazione. La scienza ci dice inequivocabilmente che questa situazione già comporta morti, malati e problemi nell’apprendimento dei bambini, eppure questi sono aspetti completamente ignorati dai sostenitori del masterplan, Amministrazione comunale compresa, istituzione che invece dovrebbe tutelare la salute dei propri cittadini.
Per questo noi continueremo con la nostra operazione di informazione attraverso i nostri punti informativi (tutti i sabato mattina in Via Mazzini e al Mercato dell’Annunciata, il mercoledì mattina in Piazza Ghiaia e la prima e terza domenica del mese a Fontanellato) nonché con il volantinaggio e, quando la situazione pandemica lo permetterà, dopo Baganzola, Crocetta e Vicofertile, procederemo con l’organizzazione di altre assemblee nei vari quartieri della città.
Stiamo predisponendo una segnalazione alla Corte dei Conti Europea relativa ai 12 milioni stanziati da parte della Regione Emilia-Romagna per chiedere di indagare eventuali irregolarità sull’iter di assegnazione di questo finanziamento pubblico.
A breve comunicheremo il secondo appuntamento di “Un aperitivo con…”: un ulteriore momento di informazione per la cittadinanza.
E poi monitoriamo attentamente la questione del ricorso al TAR; anzi, con lo stesso studio di Bologna stiamo procedendo all’analisi di alcuni aspetti che riteniamo molto importanti ai fini del blocco del progetto di sviluppo.
Alberto Padovani