Fontanellato e Fontevivo, “la fusione non va fatta”

SMA MODENA
lombatti_mar24

07/05/2014
h.12.40

Ancora una volta siamo costretti a denunciare all’opinione pubblica ciò che riteniamo grave per noi consiglieri e quindi, in democrazia, per i cittadini che rappresentiamo e cioè le scorrettezze del sindaco di Fontevivo e l’assenteismo del sindaco di Fontanellato nel percorso previsto per la fusione dei due comuni.
All’inizio di marzo sapemmo da indiscrezioni che si stava, in gran segreto, organizzando la fusione dei comuni di Fontevivo e Fontanellato e che la delibera sarebbe stata portata all’improvviso nei consigli comunali per l’approvazione. Noi della minoranza già “provati” da simili metodi cominciammo a sollevare interrogativi, quindi fummo convocati a Fontevivo il 17 Marzo u.s. per il primo incontro in cui avemmo notizia che si dava inizio alla procedura di fusione.
A nostra precisa domanda il sindaco di Fontevivo affermò che, tra gli altri comuni, solo Noceto era stato contattato tempo prima, ma non c’era stato da parte loro nessun interesse all’ipotesi di fusione. Appena due ore dopo avemmo notizia che invece l’ex sindaco Fecci aveva dichiarato, e il suo blog ne faceva fede, vivo interesse per l’unificazione almeno della frazione di Ponte Taro, come confermò poi egli stesso in diverse sedi.
Avemmo quindi due brevissimi incontri dei capigruppo dei due comuni, in uno dei quali furono assenti sia il capogruppo di maggioranza che il sindaco di Fontanellato. Grazie alle nostre proteste e alle lettere inviate alla Gazzetta di Parma, ottenemmo che fossero indetti incontri con la popolazione, prima della delibera dei due consigli. A Fontevivo cpl. il sindaco (totalmente assente l’amministrazione di Fontanellato, tranne i consiglieri di minoranza) fece alcune affermazioni circa l’organizzazione degli uffici ecc. che potevano, in parte, rassicurare la popolazione di Fontevivo. Tali affermazioni sono state smentite in una risposta scritta alle interrogazioni dei consiglieri di minoranza dal sindaco di Fontanellato che demanda ad una successiva conferenza dei capigruppo ogni soluzione organizzativa per il nuovo comune.
Nell’assemblea pubblica del 22 u.s. a Ponte Taro, il sindaco di Fontevivo ha tentato di impedire a noi e agli altri consiglieri di minoranza presenti di poter intervenire e, solo grazie alla ribellione degli astanti, abbiamo potuto ritagliarci un breve intervento.
Anche le domande del pubblico sono state in gran parte bloccate dal sindaco di Fontevivo che ha tenuto il microfono e la parola per circa due ore. Il progetto di fusione è nato con l’urgenza di ottenere entro l’anno 2014, la legge regionale di istituzione del nuovo comune, prima delle elezioni di Fontevivo e per far ciò non si è guardato troppo per il sottile, si è tentato di “asfaltare” le voci di minoranza ed ogni voce di dissenso.
Tutto ciò senza avere alle spalle né un piano territoriale, né consultazioni intercomunali e tantomeno ipotesi organizzative programmate e concordate.
Noi non possiamo credere alle promesse di milioni di contributi (che ad ogni dichiarazione lievitano come i panettoni sotto Natale) che pioverebbero nelle casse comunali; non possiamo credere perché non si fa mai menzione dei costi e degli oneri relativi all’operazione di fusione, perché nel conteggio vengono computati i fondi di stabilità che i governanti ci dicono presto comunque sbloccati per i comuni virtuosi, perché vengono conteggiati per i prossimi 15 anni contributi che Stato e Regione a malapena riescono a programmare per la corrente gestione. E se poi i contributi fossero davvero in quella misura riteniamo che Stato e Regione farebbero meglio a devolvere tali somme in favore dei poveri, piuttosto che darli in gestione a questi amministratori.
Qui, con l’Unione Terre Verdiane, quando “i vitelli erano grassi” per la sola gestione, in pochi anni, sono stati spesi non solo i milioni di contributi iniziali, ma anche i milioni derivanti dalle sanzioni stradali che non sarebbero mai più stati introitati e che noi cittadini siamo chiamati oggi, e per molti anni a venire, a dover ripianare.
Fontanellato potrà forse gettare alle ortiche la propria storia ed il proprio nome che, grazie alla venerazione per la Madonna miracolosa, è divenuto anche in paesi molto lontani luogo del cuore, della fede, della memoria e quindi anche “logo” commerciale.
Fontevivo invece che è un piccolo comune, ma non così piccolo da doversi fondere e addirittura tra i primi in regione (oltre 5.500 abitanti, molte attività produttive, Cepim compreso), che anch’esso ha una storia antica e gloriosa (chi non ricorda che, coraggiosamente, in tempo di monarchia, osò proclamarsi Repubblica di Fontevivo?) non potrà sacrificarsi nell’estinzione per dar modo al suo attuale sindaco al secondo mandato e non più ricandidabile, di potersi candidare nel nuovo comune, o almeno, rinunciando alla candidatura a favore altrui, riproporsi nella carriera politica.
Non potrà farlo se almeno qualcuno fra i consiglieri di maggioranza vorrà riflettere sulla propria personale responsabilità, considerando che sulle menzogne non si costruisce nulla.
Non molto tempo fa, a causa di gravi scorrettezze procedurali e per le affermazioni fatte dal sindaco in consiglio comunale della mancanza di progetto, invece già da tempo depositato e ormai in scadenza per le dovute osservazioni, in occasione della realizzazione di un importante campo fotovoltaico, fummo costretti a porre all’attenzione della Procura della Repubblica, che già da tempo aveva in corso una propria indagine su Fontevivo, la documentazione in nostro possesso.
Forse il tentativo di aggirare le recentissime norme regionali e provinciali di limitazione di consumo di suolo in comuni particolarmente cementificati (e il comune di Fontevivo è il primo in provincia, precedendo persino Parma cpl.) fondendo Fontevivo con la verde Fontanellato per consentire comunque la realizzazione dello scandaloso P.S.C. già approvato, non potrà configurarsi come reato, anzi sarà magari una gran “furbata”, come ci invita a pensare il sindaco quando ci dice che sarebbe troppo stupido non fare la fusione. A noi sembra invece, almeno moralmente, almeno eticamente, almeno civilmente, una cosa negativa e scorretta o, per usare un termine oggi in uso alla politica, una “vera porcata”.

I Consiglieri capigruppo di minoranza
Nadia Manghi e Giuseppe Carra

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