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04/02/2011
h.17.20
“La montagna rappresenta oggi un’emergenza nazionale che va riconosciuta a tutti i livelli”. E’ a una presa di coscienza che invita Giordani Bricoli, presidente della Comunità montana est, nel suo intervento di apertura della Conferenza promossa dalla Provincia. Una conferenza per il futuro dell’Appennino, molto partecipata da amministratori locali e provinciali e dagli operatori economici del territorio, un appuntamento importante che ha dato avvio al percorso che oggi da Langhirano, poi il 4 marzo a Borgotaro e infine l’11 marzo a Parma, sfocerà nel cantiere delle nuove politiche della montagna.
“La nostra realtà vive in uno stato di salute precario che necessita di interventi drastici e rapidi” ha detto Bricoli “Servono politiche strutturali e garanzie per la presenza dei servizi, in modo da superare il divario che per noi significa sopravvivenza”. Accanto alle richieste agli enti sovra ordinati, sulle grandi opere infrastrutturali in primis, il presidente della Comunità montana Est e sindaco di Neviano individua anche un nuovo impegno degli Enti locali negli ambiti delle fonti rinnovabili, sulla razionalizzazione istituzionale e la gestione associata di funzioni.
“Le Comunità montane rappresentano il radicamento territoriale e, nella loro trasformazione in Unioni, devono continuare a esistere. – ha detto il vicepresidente Pier Luigi Ferrari – E’ da quella esperienza che occorre trarre la volontà di essere protagonisti. Di fronte alle difficoltà e al disinteresse dobbiamo reagire intelligentemente. Ci sono scenari nuovi che ci richiamano a nuove responsabilità, a fare squadra. Oggi avviamo un percorso che ci porterà a disegnare una strada e un fronte unico per realizzare i nostri progetti”.
Impossibile in una giornata come quella di oggi non parlare delle novità sul federalismo. Le cita Luigi Bassi, presidente dell’Unione delle Valli del Taro e del Ceno: “sono preoccupato di fronte a quello che viene avanti perché non c’è un riconoscimento delle peculiarità e specificità della montagna”.
Del ridisegno istituzionale ha parlato Stefano Bovis, sindaco di Langhirano: “Dobbiamo ragionare dei principi su cui si fonda a partire dalla solidarietà fra enti e territori che non può essere unilaterale e va rispettata. Poi dobbiamo evitare la duplicazione di funzioni e pensare anche a gestioni associate fra coppie di comuni”.
Un grido di allarme a difesa del Parco regionale dei Cento Laghi l’ha lanciato il suo presidente e sindaco di Monchio Claudio Moretti: “ Il parco ha fatto molto bene alle terre alte e al sistema Appennino – ha detto Moretti – Abbiamo avviato processi per il contenimento dei costi e stiamo realizzando nuove iniziative”.
Dei problemi aperti dallo spopolamento dei luoghi ha parlato Corrado Mansanti a nome del gruppo di amministratori che ha lavorato ad alcune idee, come l’accesso a contributi per le famiglie in modo che possano continuare a risiedere in montagna, sull’esempio del trentino, o il finanziamento per il recupero dei castagneti così presenti nelel zone appenniniche.
Due le testimonianze di operatori della zona: quella di Carlo Malini, gestore di una “piccolissima impresa” il rifugio Lagdei, che ha parlato della propria esperienza, di come sia possibile fare impresa in montagna valorizzando i prodotti locali, e rispettando il territorio. Marco Ferrari invece, titolare di un prosciuttificio di Lagrimone ha raccontato del “patto” stretto fra gli undici prosciuttifici presenti nella zona per comprare e vedere i servizi in comune. “Cosa cerchiamo? Cose indispensabili come le reti telematiche e la collaborazione che fin qui le istituzioni ci hanno garantito” ha detto l’imprenditore.
Moltissimi i contributi del dibattito: il sindaco di Corniglio Massimo De Matteis, favorevole al passaggio da Comunità montana est ad Unione. Lino Franzini presidente del Comitato per la Diga di Vetto e la fondovalle Val d’Enza, che ha caldeggiato queste opere. Emilio Pigoni, vicesindaco di Palanzano, che ha parlato della difficoltà a reperire le risorse. Il sen. Fabio Fabbri che ha toccato molte questioni, dalla legge sulla montagna – a cui aveva lavorato e ancora non applicata – alla necessità di un piano per il risanamento idrogeologico, all’Università della montagna – una proposta a cui dare corso. Fabbri ha anche ribadito la sua contrarietà alla realizzazione delle Apea a Collecchio e Langhirano. Massimo Pinardi ha invece parlato dei rapporti e relazioni fra l’Appennino e il capoluogo. Il sindaco di Berceto Luigi Lucchi ha ragionato, a partire dalla mancanza di risorse, della necessità di contenere gli sprechi – rischio che si può correre con le unioni – e la burocrazia, vero ostacolo agli insediamenti in montagna. Lucchi ha anche proposto di verificare la possibilità di una unica Comunità Montana a cui far seguire le associazioni di comuni a seconda delle loro esigenze. Daniela Torri ha presentato un documento elaborato dal partito Democratico della zona. Giorgio Bersellini ha spiegato i vantaggi delle nuove fonti energetiche in particolare delle caldaie a cippato. Gli ultimi interventi sono stati del sindaco di Calestano Maria Grazia Conciliatori, di Serena Brandini assessore di Tizzano e del sindaco di Lesignano Giorgio Cavatorta. Dopo le comunicazioni di due tecnici: Paolo Matiussi responsabile Servizio programmazione territoriale della Regione e Alessandro Daraio, che ha elaborato il documento con cui si è arrivati alla conferenza e che fornisce la base di discussione, le conclusioni sono state di Tiberio Rabboni assessore all’Agricoltura.
“Bisogna reinventarsi una politica per la montagna – ha detto Rabboni – facendone un volano della nuova economia verde, ambito in cui si sta aprendo un mercato enorme. Questo vuol dire fonti di energie rinnovabili, turismo rurale e verde, prodotti di alto contenuto naturale legati alla tradizione e alla qualità del territorio. E poi abbiamo bisogno di collegare la montagna a delle reti ad alto valore aggiunto, come le reti della formazioni superiore, universitaria, dei servizi ospedalieri, della comunicazione. Occorre anche rendere più produttive le risorse pubbliche che ci sono. La nostra iniziativa tende a spingere i piccoli e medi Comuni a mettersi in unione e gestire i servizi comunali per poterli garantire con minore risorse. Questa è la missione affidata alle Comunità montane a cui abbiamo chiesto di diventare Unioni. Da questo punto di vista il 2011 sarà l’anno decisivo. La Regione c’è per accompagnare lo sforzo dei comuni , ma bisogna scegliere”.
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