“Attraverso il bosco”, il secondo libro di Cinzia Abelli

SMA MODENA
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“Attraverso il bosco” (Epika Ed. 2023) è un racconto che fa dialogare generazioni diverse, sul terreno maieutico della favola. Una favola che racconta dell’incontro tra un nonno e una nipote (in realtà acquisita per meriti educativi, come si scoprirà in seguito), narrata con un linguaggio delicato e ricco di metafore, ma che non nasconde la natura delle cose, delle persone, delle storie di vita vissuta.

Cinzia Abelli – autrice colornese al suo secondo libro, dopo “Oltre” (Kriss, 2021) – rinuncia ad una prospettiva consolatoria: preferisce il racconto della vita, nel suo ciclo completo, che contempla la sofferenza, il passaggio di testimone, la partenza… l’eterno ritorno.

La meraviglia è nella natura: l’uomo che la sa cogliere ha gli strumenti per attraversare il bosco, con la sua oscurità e i suoi paesaggi di luce. La trasformazione del bosco, nelle varie stagioni, è metafora del mutamento interiore e del percorso personale e sociale: accogliere questa legge, in una prospettiva solidale, è il segreto che viene sussurrato con parole toccanti e le splendide immagini – fotografie trattate con tecniche varie – di Francesca Pisegna.

 

I lasciti di Stefano Lavagetto, Ubaldi, Vignali e Pizzarotti. Le sfide di Guerra per entrare nella storia della città (di Andrea Marsiletti)

 

Di questo libro ha parlato, durante una recente presentazione presso la Feltrinelli di Parma, anche il giovane critico letterario Guglielmo Maghei: “in questo libro, che è una favola, metafora della vita, si assiste ad una sorta di sospensione del tempo, che non è né tempo della scienza né tempo della coscienza (bergsonianamente inteso) bensì una sorta di commistione tra i due. Il tempo passa, è il tempo della vita, e poi anche della morte, che giunge ineluttabile. È un libro fatto di trasformazioni, come nella vita ci si trasforma… Dall’infanzia all’adolescenza, fino all’età adulta, alla vecchiaia e poi alla morte.

Tutto questo avviene in un “tempo senza tempo” (un bosco che immaginiamo essere incantato). Le trasformazioni del nonno e della nipote, che si fondono con la natura, sono il corpus centrale del libro e forse anche della vita. Philip Roth diceva che l’arte è vita”.

La favola è dedicata alla memoria di Raffaele Rinaldi, amico, attore teatrale, fondatore dell’Associazione VocinArte, con sede a Parma, che si occupa di produzioni artistiche (musica, teatro, poesia). PrD