Baseball: Roberto Bianchi nello staff del Parma Clima

Il Parma baseball comunica di aver raggiunto un accordo con Roberto Bianchi per il suo ingresso nello staff tecnico della squadra.

Nato a Milano il 2 marzo 1963, Roberto Bianchi è stato uno dei giocatori più rappresentativi del baseball italiano negli anni ’80 e ’90. Con 288 homerun è l’attuale leader nella classifica all time dei fuoricampisti nel campionato italiano ed è stato indotto nel 2009 nella Hall Of Fame nazionale.

Il popolare “Whitey” vanta 150 presenze con la nazionale azzurra ed è stato insignito delle medaglie di Bronzo e d’Argento del Coni al valore atletico. Ha esordito nel massimo campionato nel 1981 con il Bologna ed ha vestito anche le divise di Milano (90-92), Parma (93-95 con la conquista di una scudetto ed una Coppa dei campioni), Modena (96-97) e Rimini (98-99). Ha concluso la propria carriera con una media battuta vita di .384 ed ha preso parte ai giochi olimpici di Los Angeles (1984) e Barcellona (1992). Nel 1999 ha intrapreso l’attività di allenatore guidando Modena e Junior Parma ma negli anni successivi ha scelto di seguire a tempo pieno l’attività di famiglia.

Ho incontrato Luca Meli a Milano in occasione delle gare dell’ultimo campionato e abbiamo raggiunto un accordo per il mio ingresso nello staff tecnico del Parma Clima come coach – spiega Bianchi -. Ho seguito le partite della squadra nella seconda parte della stagione e sono tornato nel dugout in occasione della Final Four per l’accesso all’European Champions Cup.

La passione è rimasta accesa al cento per cento e sono felice di entrare in uno staff che ritengo molto professionale. Ognuno è consapevole del proprio ruolo, Guido Poma è uno dei tecnici più quotati del panorama nazionale: è concreto, pacato, concentrato sul lavoro da svolgere e sugli obiettivi da raggiungere. Mi occuperò principalmente di battuta: ho già cominciato a lavorare tre volte alla settimana con gli atleti attualmente a disposizione, a partire dal 10 di gennaio intensificheremo il lavoro settimanale”.

Bianchi troverà un baseball italiano ben diverso da quello che ha lasciato.

Parma, Bologna e San Marino sono isole felici. Quando giocavo c’erano sempre sette/otto squadre strutturate: ora è difficile trovare quel livello. Rimini e Grosseto non esprimono più formazioni di qualità, a Nettuno ci sono due squadre… A Grosseto c’erano seimila persone al campo già quando scendevamo dal pullman, prima di andare a giocare a Nettuno sentivi le farfalle nello stomaco già dal mercoledì. Oggi è diverso. Si incontrano giocatori di 18 anni privi di fondamentali…. Non è colpa loro, cinquanta turni di battuta in un anno non aiutano a crescere, per migliorarsi un atleta deve affrontare situazioni di gioco. Il baseball è uno sport nel quale si cresce giocando, basta guardare Stati Uniti, Messico e Giappone dove scendono in campo tutti i giorni”.

Il ritorno di Roberto Bianchi sui diamanti ripropone lo storico dibattito sulla sparizione dai campi di tanti giocatori italiani dall’eccellente passato.

Altri sport utilizzano le bandiere per la crescita del movimento, il baseball non lo ha fatto. Il nostro sport dipende molto dall’esperienza. Fin dagli ultimi anni di carriera i giocatori dovrebbero mettersi a disposizione dei più giovani per aiutarli a crescere: da noi non è così, nei settori giovanili allenano i papà, gli zii, i nonni degli atleti. Non è costruttivo, non si migliora e tutto si ripercuote sui risultati delle nazionali. Servono buoni maestri e tanta buona volontà. A 16/  17 anni ho avuto la fortuna e la costanza di lavorare con Hiro Tsugawa, un istruttore giapponese che mi costringeva a girare la mazza anche duemila volte al giorno: mi ha massacrato ma i miei risultati li devo tutti a lui”.

 

 

 

 

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