Una malformazione congenita diagnosticata in epoca pre-natale con l’ecografia dai ginecologi dell’Ospedale Maggiore e confermata dai chirurghi pediatri: la prima figlia di una giovane coppia stava crescendo nel grembo materno senza l’emidiaframma sinistro, anomalia congenita conosciuta, ma relativamente rara (alcuni casi per anno in ogni Centro di Chirurgia Pediatrica) nota come ernia diaframmatica.
“In questi casi – spiega Emilio Casolari, direttore della chirurgia pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma – parte del diaframma, muscolo che divide il torace dall’addome, non si è formato così che i visceri normalmente presenti in addome possono risalire in torace, impedendo l’espansione del polmone omolaterale. Con una valutazione prenatale, confermata anche presso un altro Centro di riferimento che faceva porre una prognosi riservata a causa dell’ampiezza del difetto diaframmatico e dello scarso accrescimento del feto. In pratica il feto stesso era a rischio nel grembo materno e, ancora di più, lo sarebbe stato dopo la nascita”.
Immediata quindi la presa in carico del caso da parte di un’équipe multidisciplinare composta da ginecologi, chirurghi pediatri, neonatologi e anestesisti dell’Ospedale dei Bambini di Parma: programmazione del parto, dell’assistenza post-natale in Terapia intensiva neonatale e dell’intervento chirurgico.
Alla nascita la piccola (1,4 Kg di peso) è stata subito assistita dai medici della Neonatologia, diretta da Serafina Perrone, per correggere lo stato di insufficienza respiratoria (il polmone sinistro era infatti compresso dai visceri addominali erniati in torace, a causa della pressoché completa assenza della parte sinistra del muscolo diaframma).
Per tenere sotto controllo le funzioni vitali è stato necessario l’impiego di un sistema di ventilazione polmonare che non consentiva il trasferimento della neonata dalla Terapia intensiva alle sale operatorie della chirurgia pediatrica. “Abbiamo così deciso – conclude Casolari – di eseguire l’intervento direttamente “in culla”, allestendo una sala operatoria ad hoc all’interno del box nella quale la neonata era ricoverata. L’equipe del Maggiore ha così proceduto all’intervento con il riposizionamento in addome dei visceri risaliti in torace e la completa sostituzione dell’emidiaframma sinistro congenitamente assente con materiale protesico.
Attorno al lettino operatorio hanno lavorato in strettissima collaborazione i chirurghi pediatrici Alberto Attilio Scarpa, Fabiana De Girolamo ed Emilio Casolari, gli anestesisti Ilaria Rossi e Luciano Bortone del 1° Servizio di Anestesia e i neonatologi Mara Corradi ed Enzo Romanini. Indispensabile è stato infine il supporto del personale infermieristico del comparto operatorio della Chirurgia Pediatrica e della Neonatologia.
Il decorso post-operatorio è stato lungo, ma contraddistinto da costante miglioramento delle condizioni generali, fino alla ripresa della respirazione spontanea, della alimentazione e della crescita.
Oggi, a distanza di ormai 6 mesi dalla dimissione, famiglia e medici possono tirare un sospiro di sollievo. “I controlli clinici e strumentali recenti – spiega Scarpa – hanno tutti dato risultati positivi, il difetto congenito è ormai corretto e genitori e bambina conducono una vita del tutto normale”.
In questo caso complesso per patologia e gestione, come in tanti altri, l’azione multidisciplinare ha fatto la differenza, facendo svanire l’ombra di una prognosi severa che si è presentata ancor prima della nascita.