† Cristianesimo esoterico: il Gesù santone illuminato del Vangelo apocrifo di Tommaso (di Andrea Marsiletti)

TeoDaily – Era il dicembre 1945. Alcuni beduini ritrovarono per caso in una grotta a Nag Hammadi in Egitto, nei pressi di un antichissimo monastero cenobita, una giara di terracotta contenente 13 papiri antichissimi scritti in copto che il clima asciutto del deserto aveva mantenuto in ottimo stato di conservazione.

Fu la scoperta incredibile di una biblioteca gnostica nascosta dai monaci probabilmente per impedirne la distruzione da parte della Chiesa ortodossa.

Da quella giara emersero testi finora ad allora sconosciuti, noti di nome solo perchè citati dai primi Padri della Chiesa che li bollavano come eretici.

Tra questi papiri il più importante è il Vangelo di Tommaso, l’unico completo, datato dai più alla fine del II secolo, con alcuni studiosi (minoritari) che si spingono a collocarlo intorno al 50/60 d.c ritenendolo uno dei più antichi testi cristiani esistenti.

E’ un Vangelo che si presenta nella struttura completamente diverso da quelli canonici: non riporta episodi sulla vita di Gesù nel suo percorso terreno, come fanno Marco, Matteo, Luca e Giovanni, bensì 121 suoi “detti” (i cosiddetti “logia” – dal greco λογία). In sostanza si tratta di un elenco di aforismi privi di contesto narrativo, riportati “in terza persona” premessi dalla dicitura “Gesù disse”. Per questo motivo è chiamato anche il “Vangelo delle frasi”… fa taluni financo “Il Quinto Vangelo”.

Tanto per inquadrare, circa i 2/3 dei logia hanno risonanze con il materiale canonico (alcuni sono pressochè identici), 1/3 ne è fuori. (LEGGI IL TESTO INTEGRALE DEL VANGELO SECONDO TOMMASO)

Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e Didimo Giuda Tommaso ha trascritto.
Gesù disse: “Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte”.

Inizia così il Vangelo Tommaso, come una speciale rivelazione ricevuta da Tommaso direttamente da Gesù.

Gli studiosi concordano che Didimo Giuda Tommaso non sia l’apostolo che non credeva alla resurrezione di Gesù, ma è Giuda (non Iscariota, il traditore!), fratello di Giacomo, il fratello/cugino del Signore, colui che poi fu la colonna della Chiesa di Gerusalemme. Si tratta quindi di un testo che viene attribuito all’ambito della famiglia di Gesù.

Gesù viene qualificato come il “Vivente”. Più di uno studioso identifica il “Vivente” con il “Risorto”, ovvero si tratterebbe di parole pronunciare da Gesù dopo la resurrezione e prima dell’ascensione al cielo.

Pur non contenendo le classiche bizzarie gnostiche quali Pleroma, arconti, l’eone femminile Sophia che abortisce Yaldabaoth, il Dio malvagio creatore del mondo materiale, il Vangelo di Tommaso è impregnato di visione gnostica.

Nei primi decenni (e non solo) dopo la sua morte i seguaci di Gesù trasmettevano ancora oralmente gli insegnamenti del maestro ed erano divisi in Comunità che facevano riferimento una a un apostolo, l’altra a un testimone oculare, quell’altra ancora a una specifica interpretazione delle parole di Cristo. Ciascuna praticava una forma propria forma di cristianesimo. Lo gnosticismo era una di queste, una delle più diffuse agli albori del cristianesimo, e in questo senso i ritrovamenti di Nag Hammadi hanno un valore storico enorme, al di là di ogni valutazione teologica.

Provando a sintetizzare in poche parole, lo gnosticismo ” (dal greco “gnòsis” che significa “conoscenza”) è la ricerca e l’alimentazione della fiammella divina che ognuno ha dentro di sè realizzati dagli adepti grazie a una sorta di illuminazione interiore conseguente a un percorso iniziatico. La gnosi è quindi una dottrina di ricerca e redenzione individuali, che non ha bisogno della mediazione di una Chiesa.

Gli insegnamenti “esoterici” (ovvero riservati ai discepoli o agli iniziati) di Gesù dovevano illuminare gli eletti sulla conoscenza dell’universo, dell’uomo e del mistero della vita, avvicinando l’uomo alla perfezione divina.

Il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e saprete che siete figli del Padre Vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi stessi privazione” (Vangelo di Tommaso, logia 3). Il regno di Dio non viene dunque sulla Terra o presso gli uomini, non è una promessa destinata a realizzarsi in chiave escatologica, ma è il raggiungimento di una particolare condizione metafisica dell’anima, e lì va ricercato, non altrove. Il concetto di “Regno dei Cieli dentro di noi” non è del resto una novità e lo ritroviamo ad esempio nell’evangelista canonico Luca: “Ora, interrogato dai farisei su quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro e disse: il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare; né si dirà eccolo qui o eccolo là, poiché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi”. (Luca 17, 20-21 ). L’aggiunta di Tommaso “ed è fuori di voi” allude al fatto che, una volta effettuata la scoperta nella propria interiorità, occorrerà estraniarsi dalla materia, uscire dal proprio “io” terrestre per congiungersi e unificarsi a Dio. Quando sarà ricongiunto a Dio il “perfetto” avrà vita eterna.


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L’immagine di Gesù rivelata dal Vangelo di Tommaso non è quella del figlio di Dio, ma di un maestro di sapienza, un uomo illuminato inviato da Dio per “redimere” e “riscattare”, per liberare l’umanità malvagia che si era discostata dai più basilari principi di giustizia, che ci sprona a trovare in noi la salvezza.

Nel testo sono del tutto assenti i miracoli descritti nei vangeli canonici e anche in molti altri vangeli apocrifi, non si parla di Maria madre di Gesù, l’unica Maria citata è Maria Maddalena in un personaggio comunque poco sviluppato che semplicemente pone domande al Signore.

Gesù disse: Colui che cerca non cessi dal cercare, finché non trova e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e regnerà sul Tutto” (logia 2). Qui è delineato tutto l’itinerario gnostico che avviene secondo le tappe della conoscenza del bene, sua accettazione, contemplazione, elevazione mistica, immedesimazione con Dio e di conseguente dominio dell’universo cosmico.



Gesù non parla mai di peccato e pentimento. In questa prospettiva la passione, il sacrificio di Gesù sulla croce e la sua risurrezione, che sono i momenti culminanti dei canonici, non hanno alcun valore: il Vangelo di Tommaso li nega come fatti storici, dunque non ne fa menzione, oppure sceglie di ometterli per motivi teologici.

E’ la ricerca di noi e di Dio dentro noi stessi che salva.

In noi dimora il divino, noi siamo parte del divino.

Tutto ciò nella visione apocrifa e disconosciuta di Tommaso, naturalmente.

Andrea Marsiletti


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