Escalation di violenza ai danni di controllori e autisti Tep. 7, 12 e 23 sono le linee autobus più problematiche

Sono recentissime le aggressioni ai controllori di Holacheck, l’azienda che gestisce parte del servizio di controllo sugli autobus urbani Tep.

Due i fatti gravi, tanto che si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine e, in uno dei due casi, un operatore ha rimediato cinque giorni di prognosi.

Ciò che è successo a Parma non è certo un fatto isolato. A Milano, dopo l’escalation di violenza ai danni – si è arrivati anche ai morsi, calci e pugni – i sindacati hanno organizzato uno sciopero. Solo pochi giorni fa l’episodio di minacce e insulti a un capotreno a Ferrara ad opera di un minorenne e un ventitreenne senza biglietto. Ma il fenomeno coinvolge tutta Italia, da nord a sud.

Senza arrivare alle aggressioni fisiche, quelle verbali, indirizzate non solo ai controllori, ma anche agli autisti ci sono sempre state. Come ci confidano alcuni di loro e come ci conferma Tep.

“Purtroppo il ruolo del verificatore è associato a compiti sanzionatori e attira naturalmente modi poco gentili di parte dell’utenza, in particolare di quella che i comportamenti da sanzionare li mette in atto. Chi paga regolarmente il biglietto non ha nulla contro il personale di controllo, anzi, ne auspica la presenza”.

Tep segnala che l’aggressività delle persone ha una recrudescenza nei periodi di crisi economica, quando le persone si sentono già vessate per diversi motivi e la multa del controllore è vissuta come un ingiusto accanimento. “In realtà i verificatori hanno un compito importante, perché ripristinano il principio di legalità in base al quale chi usufruisce di un servizio paga la quota a carico dell’utenza vale a dire circa il 30% del costo effettivo – spiegano da Tep”.

Ma quali sono le linee più problematiche? Autisti e verificatori segnalano la 7, la 12, la 23 e alcune tratte verso i Comuni della provincia in particolare Colorno, Langhirano e Salsomaggiore.

L’azienda dei trasporti fa sapere che variano di anno in anno. “Le linee 5 e la 7, per esempio, sono quelle che trasportano in assoluto più persone, per cui la probabilità di trovare utenti senza biglietto è più alta. Lo stesso vale per le linee extraurbane che vengono dai comuni più popolosi”.

Se dovessimo fare l’identikit dell’aggressore verbale non dovremmo assolutamente supporre che si tratti di stranieri, cosi secondo le testimonianze di autisti e verificatori: in realtà il primato va condiviso con i parmigiani e anche le parmigiane – sottolineano. Ci sono casi di donne e uomini adulti, giovani e giovanissimi e anche di anziani. Insomma, la maleducazione è ampiamente diffusa e trasversale.
E per fare il controllore bisogna avere determinate caratteristiche, non è un lavoro che possono svolgere tutti.

“Il personale verificatore viene selezionato in base alla capacità transazionale, riceve una formazione specifica per la gestione delle situazioni di aggressività. L’obbiettivo è di insegnare strategie specifiche per ridurre e depotenziare il conflitto oltre che di ridurre al minimo gli effetti negativi, anche psicologici, sul nostro operatore – spiega Tep”.

Ma i controllori sono abbastanza tutelati? Quali strumenti hanno per difendersi in caso di aggressione? “Viaggiano come minimo in coppia, a volte anche in tre. A bordo degli autobus è attiva la videosorveglianza con 3-5 telecamere che riprendono interamente l’abitacolo. Tutti i mezzi sono dotati di un pulsante di emergenza che attiva l’allarme collegato con il presidio aziendale. I verificatori in area urbana sono inoltre dotati di bodycam personale che possono accendere al momento dell’accesso al bus, quando iniziano i controlli. In caso di necessità, sia i verificatori che gli autisti possono attivare le forze dell’ordine con regole specifiche, più volte sperimentate con efficacia. E quando le forze dell’ordine sono impossibilitate a intervenire, il controllore o l’autista può chiamare una società di guardie giurate, con cui Tep ha una convenzione e che interviene per dare supporto. In passato, in alcuni casi specifici, sono stati fatti degli interventi mirati in collaborazione con le forze dell’ordine. In alcune verifiche notturne, inoltre, i controllori sono stati direttamente accompagnati da guardie giurate e ci sono periodi in cui l’azienda dispone la presenza di addetti al controllo della sicurezza in aree critiche come per esempio la zona della Ghiaia”.

Esiste poi il problema delle false generalità: quando un verificatore deve comminare una multa perché, per esempio, non è stato timbrato il biglietto, spesso non riesce a ottenere i documenti o gli vengono fornite generalità inesistenti o di altri. “Dal punto di vista numerico il problema non è così rilevante – precisa Tep -. I verificatori hanno gli strumenti per controllare se il sanzionato sta dando le generalità corrette o meno. Possono fare, infatti, controlli anagrafici, chiedendo alla persona non solo i dati personali, ma anche quelli dei genitori, dei nonni ecc. Chi dà false generalità normalmente fornisce quelle di un amico, di un compagno di classe, magari ne impara la data di nascita e l’indirizzo, ma non può sapere i dati di tutti i famigliari. Quando si vedono scoperti, di fronte alla possibilità di veder arrivare le forze dell’ordine, di solito tirano fuori i documenti. In ogni caso con i tablet di servizio viene scattata una foto che successivamente viene acquisita in modo criptato e trattata a norma di legge, riducendo ulteriormente le possibilità di frode”.

Gli importi delle sanzioni, fissati dalla Regione Emilia Romagna, non sono certo bassi e dovrebbero dissuadere dal non timbrare il biglietto: 65 euro se la sanzione è conciliata con l’agente accertatore i pagata entro 5 giorni successivi alla data della contestazione; 87 euro se pagata dal 6° al 60° giorno dalla data di contestazione; 260 euro se pagata oltre il 60° giorno; 6 euro per i titolari di abbonamento personale che non siano in grado di esibirlo all’agente accertatore, ma che lo presentino entro 5 giorni in biglietteria.

E una volta fatte le sanzioni vengono pagate? Se il tasso di evasione stimato, a livello nazionale, è del 10% a Parma, la media era scesa prima della pandemia tra il 4,75% e il 5%. “Questo grazie a una serie di interventi fatti nel tempo. Durante il periodo della pandemia i controlli sono stati sospesi per legge e dunque abbiamo assistito a un peggioramento, in questo senso, che stiamo recuperando. Oggi siamo ridiscesi a circa il 6% e stiamo lavorando con l’obiettivo di ritornare ai livelli pre-pandemia. In ogni caso, l’effettivo incasso delle sanzioni che si aggira intorno ai 620 mila euro l’anno, copre il tasso di evasione riscontrato e i connessi costi di controllo e riscossione. Tale fenomeno, dunque, non ha rilevanza economica per l’azienda – conclude Tep”.

Tatiana Cogo

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