Fadda ce l’ha fatta. Ha attraversato Sarajevo.
È il nuovo presidente della Provincia di Parma (leggi i risultati).
Alcuni analisti militari, che evidentemente avevano avuto accesso a informazioni riservate, sapevano che da settimane lungo il viale della città c’erano appostati dei cecchini del Pd traditori che, nel segreto dell’urna, dal buio di una finestra di un palazzo, gli avrebbero sparato per ammazzarlo. (leggi: A Fadda mancano poche centinaia di metri per attraversare Sarajevo, ma qualche cecchino potrebbe essere lì ad aspettarlo… – di Andrea Marsiletti)
Si è avverato tutto… ma cavolo, il famigerato istinto omicida del Pd di Parma ha superato ogni previsione, i cecchini erano dappertutto, 2 o 3 sopra ogni tetto.
Che fuoco di fila! Dei quartieri rossi di Sarajevo, quelli più popolosi, arrivavano colpi da tutte le direzioni.
Per fortuna di Fadda possedevano solo armi leggere, dei fucili da caccia, i partigiani venuti dai monti delle fionde. L’intero corpo di elite guerriano, quello che aveva a disposizione l’artiglieria pesante che gli avrebbe fatto saltare per aria la camionetta blindata con 4-5 colpi, gli è rimasto fedele e ha coperto il passaggio di Fadda scortato dai soldati dell’ONU.
Alla fine Fadda è stato salvato dal generale Michele Guerra, che ha aveva infiltrato le sue avanguardie tra le fila nemiche e scongiurato l’ammutinamento.
Anche il colonnello Lorenzo Lavagetto per giorni aveva lavorato per sminare il campo. Con l’avanzare dell’età è uno dei tanti che nasce incendiario per morire pompiere.
A questo punto Fadda non ha neppure la necessità di attivare la sua intelligence (della cui efficacia c’è da dubitare) per individuare i franchi tiratori. Dalla tipologia di proiettili sparati e dal loro colore non è difficile capire chi sono.
Non procederà a rastrellamenti di massa e a fucilazioni senza processo.
Non è nella sua indole.
Ma non può neppure far finta che quelle squadre organizzate di cecchini non siano mai esistite, che fossero l’ennesima goliardata di quei burloni del Pd.
No, non è stata una scampagnata soft-air alla domenica pomeriggio.
Almeno una testa dovrà cadere, a monito futuro.
Quella del ribelle sorbolese, che lo ha sfidato a volto scoperto, è la più indiziata, la più facile.
Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione.
Andrea Marsiletti