“Finalmente primarie vere, non la solita farsa del PD”

04/08/2009

Sia pur con l’imbarazzo sconsolato di chi sapeva di sparare sulla Croce Rossa, non ho mai risparmiato critiche alle primarie finte del Partito Democratico, dove era già scritto in partenza chi avrebbe vinto, buone solo per ingannare qualche militante credulone e avvallare le scelte di vertice.
L’altro ieri sotto l’ombrellone in spiaggia a Milano Marittima ho sentito un marito che diceva alla moglie: “Se mi rompo quasi quasi mi candido anch’io alle primarie del PD…”… una frase che mi è rimasta impressa perché sintomatica del livello di farsa a cui il PD ha ridotto questo strumento di democrazia.
Ma questa volta prendo atto con piacere che la competizione interna tra Bersani, Franceschini e Marino per la segreteria nazionale del PD è reale, così come l’incertezza sul vincitore. Una fase congressuale che assume ancora più valore se paragonata al Congresso fondativo del PDL concluso con l’elezione per acclamazione di Berlusconi, senza alcun distinguo, mi verrebbe da dire, senza alcun dibattito, se non alcune prese di posizioni tattiche di Gianfranco Fini che ha fatto finta di fare opposizione interna per fare credere agli iscritti di AN che non era vero che stavano diventando tutti berlusconiani nei contenuti ma soprattutto nei modi.
Questo passo in avanti del PD, in particolare nel rispetto dell’intelligenza della sua base, non mi impedisce però di notare che le scelte di campo dei singoli sono derivate per lo più dall’annosa contrapposizione D’Alema-Veltroni che si trascina drammaticamente nella storia del PCI, PDS, DS ed ora nel PD, che sulle soluzioni da dare ai problemi del Paese; ma non mi voglio associare alle critiche espresse da tanti e sospendo il mio giudizio sulla qualità del dibattito congressuale perché mi rendo contro che nei mesi di luglio ed agosto è difficile promuovere un confronto politico degno di questo nome.
Ciò premesso, non posso sottrarmi ad alcune riflessioni polemiche riferite ai promotori dei Comitati elettorali delle varie candidature che si sono costituiti a Parma in questi giorni a suon di comunicati stampa e gruppi su Facebook.
Il gruppo più contradditorio e paradossale mi pare quello Pro Franceschini. A livello nazionale Franceschini si propone come il candidato dell’innovazione, del nuovismo, dell’apertura contrapposta all’apparato di partito, del rinnovamento della classe dirigente, dei giovani… ma, alla faccia della società civile, a Parma i suoi promotori sono i due ultimi segretari provinciali di DS e Margherita Antonio Liaci e Gabriele Ferrari (tra l’altro coloro che hanno guidato l’Unione alla sconfitta delle comunali di Parma del 2007 dove il centrosinistra ha toccato il suo minimo storico in città pari al 37,6% dei consensi), l’on. Carmen Motta che sta in politica da più di trent’anni e Giuseppe Saglia che ci sta da una quarantina e per almeno una ventina è stato seduto nei Cda degli enti di secondo grado a carico dei contribuenti pubblici.
Nei giorni scorsi a questi supporter si è aggiunta la nuova franceschiniana Tiziana Mozzoni, sebbene non sia chiaro quanto questa appoggi la politica dell’ex democristiano Franceschini per convinzione o per contrapposizione nei confronti di Bernazzoli (che sostiene Bersani) che l’ha allontanata dalla giunta provinciale. Anche questa roba sta dentro alle primarie.
Quale carica di innovazione può interpretare un personaggio politico come Antonio Liaci che nel PCI-PDS era soprannominato “Ombra”, non certo per evidenziare le sue illuminate visioni politiche?
Quanta credibilità può avere un messaggio di rinnovamento del partito se portato avanti da personaggi che fanno politica da una vita, e magari hanno pure fatto della politica la loro professione?… dico di più, sono davvero utili a Dario Franceschini certi politici che gli fanno da uomini-immagine sul territorio oppure, ammesso che la gente li conosca e dia loro peso, essi sono il migliore spot elettorale per il suo avversario Bersani?
L’eccezione che conferma la regola è la presenza tra i promotori di Franceschini di Giorgio Pagliari che, sebbene anche lui non di primo pelo, interpreta il suo ruolo politico con l’entusiasmo e il candore di un ragazzino.
Il Comitato di Bersani, guidato dal Presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e dal consigliere regionale Roberto Garbi, mi pare più prudente nei proclami, meno spudorato nelle auto-definizioni e nell’auto-legittimazione, più credibile nelle persone che, tra l’altro, hanno dimostrato di riscuotere la fiducia dell’elettorato, nelle urne, non a parole.
In entrambi i Comitati promotori si nota l’assenza della cosiddetta società civile che avrebbe dovuto essere l’anima del partito, il che dimostra che in questi due anni il Partito Democratico di Parma ha fallito nell’allargamento oltre i DS e la Margherita, sempre che il tentativo sia stato fatto.
Mancano pure i giovani in queste primarie parmigiane. Ma non tutto il male viene per nuocere e anche qui vedo passi in avanti del PD, uno stop alla demagogia di mettere in prima fila qualche giovane democratico teleguidato e disposto a farsi strumentalizzare nella speranza di riuscire poi a farsi assumere in qualche ente pubblico. E sì, questa volta i democratici di Parma sono stati onesti: sono quelli di sempre, da decenni, ma almeno hanno avuto il coraggio di ammetterlo senza escamotage, di metterci la loro faccia, vecchia, e non quella, giovane, di qualche scemotto.
Che il PD stia cominciando a diventare un partito serio? 

                                                                                Andrea Marsiletti

MA Space, lo Spazio del direttore Marsiletti Andrea


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