
I ritardi del governo rispetto all’attuazione delle missioni PNRR preoccupano anche in Emilia-Romagna.
«I fondi PNRR dovevano servire in Italia per attuare una rivoluzione nella direzione di una sanità territoriale e sempre più di prossimità. In ospedale dovrebbero andare solo i casi più gravi, mentre per gli altri, la soluzione da favorire avrebbe dovuto essere la realizzazione di centri e ambulatori sul territorio, visite a domicilio e la telemedicina-spiegano i consiglieri Matteo Daffadà e Pasquale Gerace, annunciando il deposito di una Risoluzione del Gruppo PD, a prima firma Ottavia Soncini.
«Sanità territoriale e di prossimità, era questa la direzione generale verso cui in Emilia-Romagna ci stiamo muovendo già da anni attraverso anche quella infrastruttura sociale importante costituita dalle case di comunità alle quali il PD e i suoi sindaci hanno sempre creduto. Complessivamente sono stati previsti 7,5 miliardi di euro da investire entro il 2026. Ma il progetto avanza a rilento e sembra difficile arrivare entro i tempi previsti all’obiettivo» conclude il consigliere Daffadà.
Il PNRR prevede infatti l’attivazione di oltre 1.350 Case della Comunità e oltre 400 Ospedali di Comunità entro la metà del 2026 in tutta Italia, ma molte strutture potrebbero non essere pronte entro il 2026 e per questo motivo il governo starebbe pensando di ridurre il numero di quelle da finanziare con gli stanziamenti europei. In più, resta il tema dei fondi del Sistema Sanitario Nazionale inadeguati al reclutamento dei professionisti e degli operatori sanitari necessari al loro funzionamento. La Regione Emilia-Romagna, che ad oggi conta 128 case della salute su un totale nazionale di 500, con le risorse PNRR della missione 6 aveva programmato la realizzazione di 84 nuove case della salute (per 124,6 milioni di euro), 45 Centrali operative territoriali (15,3 milioni) con la funzione di coordinamento della presa in carico del paziente e di raccordo tra i professionisti coinvolti, 27 ospedali di comunità (68 milioni) oltre a interventi per apparecchiature, tecnologia e adeguamento sismico per circa 145 milioni.
«Questa situazione ci allarma perché il Governo, senza il confronto con il Parlamento, con le Regioni e con gli enti locali interessati, sembrerebbe orientato a tagliare una parte significativa delle case e degli ospedali di comunità, senza svolgere il proprio ruolo di risolutore dei problemi di attuazione della Missione 6 del PNRR. Inoltre, il Governo non ha ancora indicato dove reperire le risorse necessarie per la gestione e il funzionamento della rete, a partire da quelle per il personale medico, infermieristico e tecnico-amministrativo – prosegue il consigliere Gerace – “confidiamo che la volontà di depotenziare un sistema sanitario pubblico e universalistico a favore di un modello privatistico, possa essere smentita con proposte concrete e operative da parte del governo e ribadiamo la necessità di indirizzare risorse non solo per le strutture, ma anche per il personale, al potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, più vicina e diffusa per garantire un servizio d’eccellenza a tutti i cittadini».