“Frozen”

31/03/2011

Tre studenti universitari, Dan Walker, la sua ragazza Parker O’Neil e il miglior amico di Dan Joe Lynch, decidono di trascorrere una giornata domenicale sugli snowboard in montagna nel Massachusetts. Giunta la sera (e con gli impianti che resteranno chiusi fino al venerdì successivo) i tre riescono ad estorcere all’addetto un ultimo passaggio su una seggiovia a tre posti. Costui però deve allontanarsi e chi lo sostituisce per un equivoco crede che tutti i passeggeri siano scesi e toglie la corrente. I tre restano sospesi nel vuoto ed esposti al gelo. Inizialmente sperano in una ripartenza dell’impianto ma ben presto debbono cominciare ad adattarsi all’idea che la loro discesa non sarà imminente.
Se volete godervi appieno la paura che progressivamente vi farà sentire seduti non su delle comode poltrone ma sul ferro ghiacciato del sedile di una seggiovia avrete bisogno di tre cose. Innanzitutto dovrete pazientare per i primi venti minuti che servono a presentare i caratteri dei personaggi: Joe impiccione e spesso fuori misura ma incapace di una relazione stabile, Dan boyfriend di Parker ma piuttosto introverso e la ragazza innamorata e reattiva quanto basta. Sarà poi utile l’esperienza: se vi è già capitato di trovarvi sospesi seduti su una seggiovia per un temporaneo stop (magari dovuto al trasferimento di uno sciatore infortunato) sapete di cosa si sta parlando e cosa si prova. Terzo elemento (ma non ultimo in ordine di importanza) evitate di leggere altri commenti o recensioni oltre a questa ‘prima’ di vedere il film.
Per il semplice motivo che meno saprete su quanto accade sullo schermo e maggiormente potrete avvertire la sensazione di un disagio che si trasforma in paura nel contesto di una quotidianità ‘realistica’. Perché il punto di forza della regia di Adam Green consiste proprio nel prendere le mosse dalla banalità di una gita in montagna per poi progressivamente mettere a nudo le pulsioni più profonde. Certo: forse si potevano approfondire di più le reazioni psicologiche dei protagonisti messi di fronte alla possibilità di una morte atroce. Ma non era questo l’elemento su cui puntare quanto piuttosto quello della banalità delle condizioni per cui chiunque di noi può trovarsi all’improvviso in una situazione che può essere senza vie d’uscita. Green non usa effetti speciali, sospende attori e troupe in aria e si fa perdonare anche qualche inverosimiglianza. Perché complessivamente Frozen adempie al suo compito: raggelarci (magari anche solo per pochi secondi) il sangue nelle vene.



(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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