Il ballottaggio sembra indirizzato, a meno che quel gasolio che perde il sommergibile del centrodestra… (di Andrea Marsiletti)

Il civico Michele Guerra e il Pd sono i vincitori del primo turno delle elezioni comunali di Parma.

Il primo perchè ha ottenuto il 44% dei consensi con 10 candidati sulla scheda elettorale (anche per essere rimasto diverso dal Pd e da Effetto Parma), il secondo perchè ha portato più della metà di quel consenso.

E pensare che l’87% delle 4.008 preferenze dei 6 consiglieri più votati nella lista del Pd (nell’ordine Lavagetto, Bonetti, Marsico, De Vanna, Jacopozzi, Campanini – leggi -) sono state raccolte da esponenti della cosiddetta minoranza che a dicembre appoggiò la candidatura di Caterina Bonetti alla segreteria cittadina.

Questo dato evidenzia quanta disparità ci sia tra le dinamiche congressuali interne ai partiti e la reale forza nell’elettorato. Ma questa non è una novità.

Non era scontato, quantomeno all’inizio del percorso, che Michele Guerra riuscisse a entrare in così intima connessione sentimentale con quella parte dell’elettorato del Pd che all’inizio lo guardava con sospetto perchè assessore dell’amministrazione uscente. Però così è stato, perchè Guerra è andato in tutti i circoli del Pd per farsi conoscere e poi è stato capace di interpretare meglio di chiunque altro la voglia di cambiamento in città, senza buttare il bambino con l’acqua sporca: nella narrazione di Pietro Vignali il cambiamento è il ritorno a dieci anni fa; Dario Costi è stato grande (leggi) ma partiva troppo indietro e non è mai riuscito a passare nella massa elettorale come un cambiamento avverabile; Priamo Bocchi ha proposto, necessariamente, un cambiamento che partiva da un punto di partenza politico che non poteva essere maggioritario.

Se Lavagetto, Bonetti e gli altri hanno ottenuto consensi personali così rilevanti è stato anche grazie a Guerra che ha impresso una svolta all’alleanza sulle questioni più dibattute quali aeroporto cargo e stadio Tardini, e soprattutto nelle modalità di ascolto e di rapporto con i cittadini.

L’avevo scritto prima delle elezioni (leggi): non ci sarebbe stato San Francesco senza Papa Innocenzo III che gli approvata la regola, e Papa Innocenzo III non sarebbe stato uno dei pontefici più importanti del medioevo senza San Francesco.

In questo affresco giottesco aggiungo il ruolo di Giorgio Pagliari, prima promotore del ricompattamento interno del Pd insieme a Lavagetto, poi protagonista dei momenti cruciali della campagna elettorale con la sua credibilità e la sua esperienza, e il segretario cittadino Michele Vanolli che ha favorito tutto ciò.

La speranza è che questo idillio dentro il Pd non sia eterno… le sue divisioni hanno tenuto banco e mi hanno fatto scrivere per anni.

Mi mancano già, da morire.

Il ballottaggio di domenica tra Guerra Vignali, che pare indirizzato, non è comunque scontato, perchè nulla è scontato in politica.

Tocca al centrodestra di Parma dimostrare che il gasolio che sta salendo sulla superficie del mare è solo un trucco per far credere al nemico che il sommergibile stia affondando, che questi ha già vinto e quindi indurlo a rilassarsi e a calare le difese, quando in realtà si sta preparando l’assalto finale.

Ma il rischio che il sottomarino stia davvero inabissandosi con una disfatta senza precedenti è un’opzione possibile.

Tra una settimana sapremo tutto.

Andrea Marsiletti

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