Il Rettore Andrei: “Il dovere di ricordare la Shoah”

Il 27 gennaio è una data che ciascuna e ciascuno di noi deve avere ben scolpita dentro di sé, una data che entra nell’intimo di ogni persona. La tragedia collettiva che quel giorno vuole ricordare – le deportazioni, le persecuzioni, le torture, le vite straziate, il dramma dei lager, le camere a gas e tutti gli orrori della Shoah – è tragedia universale e proprio per questo di ogni persona, affinché dalla memoria possano scaturire la testimonianza e l’impegno personale per sconfiggere l’indifferenza.

Abbiamo letto nei giorni scorsi dello sconforto della Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, che ha detto: “Una come me è pessimista. Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella”.

 

L’orrore di Auschwitz nella teologia ebraica (di Lorenzo Lasagna)

 

Noi tutti e tutte, in primis le Università e le altre istituzioni culturali, abbiamo il dovere di scongiurare questa prospettiva, e di combattere l’oblio, le derive e addirittura i negazionismi.

Abbiamo il dovere di ricordare. Per onorare le vittime della Shoah; per ribadire a quale grado di inumanità siano arrivati gli esseri umani; perché quello che è accaduto non succeda mai più.

Questo dovere, e la sua trasmissione alle giovani generazioni, è parte sostanziale e irrinunciabile del nostro essere Università, consapevoli che la memoria è il primo seme per agire nell’oggi e per costruire un futuro giusto, poggiato su fondamenta solide di verità.

Il Rettore
Paolo Andrei

 

 

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