Il Super Sindaco di Parma: il meglio di Ubaldi, Vignali, Pizzarotti e Guerra (di Andrea Marsiletti)

SMA MODENA
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Qualche sera fa leggevo il Vangelo apocrifo di Giovanni.

In riferimento alla creazione di Adamo, il testo gnostico racconta che il corpo umano fu il risultato di un “assemblaggio anatomico”. Per ogni componente del corpo c’era uno spirito creatore: quello che ha generato la testa, l’altro le ossa, un altro le dita e le gambe.

Nel riflettere su questo passaggio del Vangelo, per associazione di idee, mi sono chiesto come sarebbe il “supersindaco di Parma”, e quali caratteristiche avrebbe dei sindaci da me conosciuti.

Di Elvio Ubaldi gli spiriti creativi prenderebbero l’autorevolezza e la credibilità, conquistati sul campo della “Città Cantiere”. Nessun sindaco di Parma ha fatto 1/10 di ciò che ha realizzato Ubaldi: tangenziali, rotonde come se non ci fosse un domani, marciapiedi, palazzi direzionali, parchi, stazioni, ponti, mercati, ghiaie, centri commerciali, casse di espansione, servizi educativi rivoluzionari, l’invenzione dell’accreditamento dei servizi sociali. Una capacità amministrativa senza pari a Parma. Qualcosa di simile, ma di livello decisamente inferiore, si è intravisto in Andrea Massari AM24. Ubaldi ha fatto tantissimo, fin troppo. Chissà cosa gli passò per la testa quando decise di fare il Ponte a Nord? Nessuno ha mai avuto la sua abilità di affascinare e convincere i parmigiani. Col suo discorso riusciva fin a diventare interessante perfino un evento inutile e insopportabile come la celebrazione di Sant’Ilario (leggi). Si sentiva il Duca di Parma. E lo era. Fuori dal Ducato non ebbe la stessa fortuna.

 

† La morte in croce nei Vangeli: la sconfitta di Gesù, il trionfo di Cristo (di Andrea Marsiletti)

 

Di Pietro Vignali gli arconti prenderebbero la dedizione e l’impegno maniacali. Albertina Corchia, l’organizzatrice della seconda fase del vignalismo, che lo conosce molto bene, ha dichiarato che Vignali conosce Parma meglio di quanto conosca se stesso. Parole sante. Vignali ha sempre avuto una relazione con una certa parmigianità popolare, che non è quella dei salotti e neppure delle elite economiche, che lo ha portato a stabilire i record storici di preferenze in città tanto alle elezioni comunali (4.900 nel 2002) quanto alle regionali (5.300 nel 2024). Come quest’uomo sia riuscito a mantenere il suo consenso personale da record per 22 anni, dopo tutto quello che è avvenuto, ha dell’incredibile. La domanda è se Vignali sia in grado di allargare il suo consenso in casa degli altri. Fino a ora non c’è riuscito. Il suo limite fu voler realizzare la visione ubaldiana di Parma fuori tempo massimo, sebbene il mondo fosse cambiato e non ci fossero più le risorse. Il vignalismo è stato la prosecuzione voluta e inerziale dell’ubaldismo, anche nel nome della sua lista (“Per Parma con Ubaldi”). Quando è uscito dalla grandeur ubaldiana fermando il progetto della metropolitana di Parma, Vignali si è andato a cercare il freddo nel letto.

Di Federico Pizzarotti gli arconti prenderebbero la notorietà. La sera della sua elezione a primo sindaco del Movimento Cinque Stelle portò le telecamere della CNN in Piazza Garibaldi. Nessuno come lui è stato in grado al ballottaggio di mobilitare gli elettori di centrodestra, che lo votavano in blocco per far perdere il centrosinistra. Cambiò le regole del gioco fino ad allora seguite dai sindaci: si vestì in maniche di camicia e mise all’asta le auto blu del Comune, basta con l’ansia da prestazione, l’ossessione del fare giorno per giorno, le conferenze stampa, le ricerca dei titoli dei giornali locali, i formalismi del Ducato dei borghesotti o dei nobili decaduti. E’ stato il primo sindaco della fase rivoluzionaria del M5S, senza poi portare a termine la rivoluzione. E’ stato l’unico vero terzo polo della politica parmigiana, per poi lasciarci le penne quando è entrato nel terzo polo nazionale. E’ salito così alla ribalta nazionale tanto velocemente quanto le sue Amministrazioni e il suo movimento civico Effetto Parma si sono liquefatti in un paio di mesi. In cinque anni di governo monocolore della città non aveva costruito nulla intorno a sè. Nei giorni scorsi Pizzarotti ha annunciato il suo ritorno alla politica cittadina. Lo attende una bella traversata nel deserto.

Michele Guerra è stato colui che ha reso potabile il centrosinistra agli occhi degli elettori di Parma, che alle amministrative si erano divertiti per 25 anni a farlo perdere. E’ un intellettuale che ha dimostrato autonomia e anche coraggio. Immaginatelo seduto a Porta a Porta da Bruno Vespa. Sarebbe una bomba! Non è una spanna, ma fuori scala rispetto a Schlein, Conte, Bonelli, Franceschini, Lepore, Gentiloni, Calenda, Bonaccini, Renzi, De Pascale e Sala per immagine, cultura, appeal. Il giorno dopo la trasmissione nascerebbe un Comitato “Guerra premier”. Guerra davanti ai problemi asseconda gli avversari, li blandisce, aspetta, li fa sfogare, e poi quando loro hanno finito di dimenarsi lui li fa fuori, e magari neppure se ne accorgono, quando non lo ringraziano. Ubaldi aveva la sua visione di città, Vignali prese quella di Ubaldi, Pizzarotti ne aveva una pauperistica e vagamente ambientalista, qual è quella di Guerra?

Andrea Marsiletti