Luigi Alfieri, giornalista, ex caporedattore della Gazzetta e autore di una dozzina di libri, di cui molti dedicati a Parma, alla sua storia e alla politica locale, nel 2017 si presentò alle elezioni comunali con una propria lista. Ottenne 1.991 voti, più di Forza Italia (1.867) e più di Fratelli d’Italia (1.551).
Da allora è rimasto nell’ombra.
Lo abbiamo intervistato per sentire il suo parere su questa campagna elettorale.
Ha più fatto politica dopo le elezioni?
No, perché, secondo me, quando uno perde in politica, poi, nella vita, deve fare altro. Nei Paesi anglosassoni succede così. E siccome io ammiro le democrazie anglosassoni e ho molte cose da fare, mi sono adeguato.
Nessuno, ingolosito dai suoi voti, le ha chiesto di scendere di nuovo in campo?
No. Del resto, neppure nel 2017, il candidato del centrosinistra, Paolo Scarpa, chiese il mio sostegno al ballottaggio, se non poche ore prima del voto. Troppo tardi, direi. Trovai la cosa strana, perché io mi colloco da sempre in un’area di centro sinistra, più centro che sinistra. Ai tempi della prima Repubblica, votavo Andrea Borri. Ancora più strana perché Pizzarotti, al primo turno, ottenne 26946 voti, Scarpa 24934. Sommando i miei voti a quelli di Paolo, saremmo arrivati praticamente alla pari con Pizzarotti. Io con Scarpa ho un ottimo rapporto personale. Evidentemente qualcuno, nel suo schieramento, gli ha dato i giusti consigli per perdere, tenendolo alla larga dal sottoscritto. È supponibile che una larga fetta del Pd specialmente a Bologna, gradisse, già allora, Pizzarotti sindaco. Il quale Pizzarotti, invece, avendo fatto i conti mi avvicinò, ma io non mi pronunciai mai a suo favore. Strani casi della politica.
Neppure ora il PD l’ha contattata?
Assolutamente no. Ed è giusto così.
Ma lei segue la campagna elettorale?
Certo, con grande interesse.
Ha già deciso per chi votare?
No, ho solo deciso per chi non votare: il PD e la sua pittoresca coalizioni di nanetti. Intendiamoci, se il centrosinistra avesse fatto le primarie, e avesse vinto Patrizia Maestri, o Giuseppe Romanini o Giorgio Pagliari, voterei PD, ma suppongo che il presidente Bonaccini, nuovo duca di Parma, abbia deciso altrimenti.
Ma lei cosa ha contro il professor Guerra?
Contro questa persona, niente. Lo trovo un giovanotto cordiale, affabile. Anche di recente ci siamo intrattenuti parlando di cinema e di Pietro Bianchi, cui io ho dedicato un libro e che lui ammira. Ho un giudizio molto meno positivo di lui come assessore alla cultura. Considero Parma venti venti un fallimento. Non ha presentato un solo evento di interesse nazionale od internazionale ed è costata tantissimo.
Tutto qui?
No. C’è un problema ancora più grave, a mio giudizio. Per me, posso anche sbagliare, intendiamoci, Michele è prigioniero, intendo politicamente prigioniero, dei suoi sponsor. Federico Pizzarotti e Stefano Bonaccini. Per candidarlo, il presidente/duca ha fatto in modo che il PD non invocasse le primarie, previste dallo statuto. Singolare la posizione di Lorenzo Lavagetto: prima fervente sostenitore delle primarie, con Michela Canova, poi prono ai voleri di Bologna. Sarebbe interessante vedere quale poltrona gli verrà assegnata in caso di vittoria di Guerra. Ma Guerra vincerà? Non ne sarei sicuro. È possibile, sull’uso del probabile ci starei attento.
Ma chi voterebbe al primo turno?
Sono incerto tra Roberta Roberti, Pietro Vignali, Dario Costi, e Michela Canova. Siamo ancora agli inizi della campagna. Vedremo i programmi. Sceglierò il più indipendente da Bologna e da alcuni poteri locali un po’ invadenti. Al secondo turno, di sicuro, probabilmente voterò l’avversario di Guerra, a meno che il professore si dimostri indipendente da Bologna, da Pizzarotti e da alcuni poteri deboli.
Michele è prigioniero dei suoi sponsor. Ma se si dimostrerà indipendente da Bologna, da Pizzarotti e da alcuni poteri deboli… (Cit.)
Cosa ne pensa di questa campagna elettorale?
Non mi piace per nulla la tendenza di diversi colonnelli, penso in particolare al solito Marco Bosi, già grillino e, secondo me, grillino a vita, di fare ai rivali attacchi personali sgradevoli. In diversi lo fecero con me, attraverso fake e altre forme, lo stanno facendo ancora. Bosi è il più evidente, ma non è il solo. E non solo nel suo schieramento. La lotta deve essere, non sulle persone, ma sui programmi, sull’idea di città, sui rapporti con Bologna e Roma. Devono sfidarsi sui cargo, sulla penalizzazione di Parma nell’assegnazione dei fondi del PNRR (Mancano cento milioni di euro), sul futuro della fiera che rischia di essere fagocitata da Milano, sulla sicurezza e sul degrado, sullo stadio. Pochi parlano di politiche giovanili, di povertà, di lavoro.
Cosa porrebbe sentirsi dire dal suo candidato preferito?
Dovrebbe dire: voglio una città libera di scegliersi il futuro, collaborante con Bologna, ma non schiava di Bologna. Bonaccini ha il diritto di dettare indirizzi operativi, non di umiliare Parma. Fare la terza corsia dell’Autobrennero e non il raccordo Parma Nogarole Rocca o Verona è un nonsenso. O non fai niente perché non vuoi scontentare gli ambientalisti, o fai la bretella.
Andrea Marsiletti