La matematica di Fibonacci tradotta in chiave teatrale in un progetto del Liceo Marconi

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Il numero centomila

È stato presentato al Teatro Europa di via Oradour, e riproposto in occasione della festa di fine anno scolastico, l’esito del laboratorio teatrale, a cura di Savino Paparella e Agnese Scotti, realizzato nell’ambito del macro-progetto “Io leggo perché…alla ricerca del senso perduto” del Liceo Marconi di Parma. Al centro del lavoro, che ha visto impegnati studenti e studentesse di classi diverse, la figura del matematico Leonardo Pisano, noto come Fibonacci, e la sua rivoluzionaria successione numerica. Un tema che, grazie all’intuizione delle docenti Elena Pasqualini e Giulia Luiso, ideatrici di questa fase del progetto, ha appassionato i giovani partecipanti.

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Leonardo Pisano, noto come Fibonacci, è stato certamente uno degli uomini di cultura più influenti nella storia della civiltà occidentale. Fu lui, agli inizi del XIII secolo, a introdurre per primo in Europa i numeri indo-arabi, con la pubblicazione del suo Liber abbaci, e a descrivere con esempi concreti gli algoritmi di calcolo necessari alla risoluzione dei problemi. Artefice di un’autentica e profonda rivoluzione culturale, Fibonacci toccò con la sua opera ogni ambito del sapere, anche grazie alla successione numerica che prese il suo nome (dove ogni numero è dato dalla somma dei due numeri precedenti) e che, come venne dimostrato in epoca successiva, possiede una forte connessione con la sezione aurea applicata nell’arte, nelle proporzioni del corpo umano, nella musica e in natura. Seguendo la sequenza di Fibonacci, petali e foglie, ad esempio, si dispongono in modo armonioso, senza sovrapporsi completamente, permettendo al sole di raggiungere ognuno di essi.

È proprio richiamandosi a questa stretta e comprovata relazione fra matematica, natura e arte che ha preso vita il progetto “Fibonacci, la matematica in una rosa”, il laboratorio teatrale condotto dagli artisti Savino Paparella e Agnese Scotti, sotto la guida della prof.ssa di matematica Elena Pasqualini e della prof.ssa di lettere Giulia Luiso, e rivolto a studenti e studentesse del Liceo Marconi di Parma.

Il percorso laboratoriale, realizzato all’interno del più ampio “Io leggo perché…alla ricerca del senso perduto”, progetto biennale che il Liceo Marconi sta portando avanti grazie al sostegno di Fondazione Cariparma, ha coinvolto ragazzi e ragazze di diverse classi che hanno avuto così l’occasione di approfondire gli studi di Fibonacci attraverso un metodo didattico inusuale ma sempre efficace: quello del linguaggio teatrale.

 

† Terra Santa 15 – Nel cenacolo dell’Ultima Cena a Gerusalemme. Se Gesù mi avesse chiesto di organizzarla… (di Andrea Marsiletti)

 

“Volevamo provare a realizzare con i ragazzi un’esperienza di teatro scientifico, veicolare concetti fondamentali della matematica e non solo, traducendoli in un’azione scenica” racconta la prof.ssa Pasqualini “l’arte può aiutare nella divulgazione scientifica, soprattutto tra le giovani generazioni, e grazie all’aiuto di Savino e Agnese crediamo di esserci riusciti. Perché ho pensato proprio alla figura di Fibonacci? La vita di questo illustre matematico era un argomento facilmente spendibile fra le classi di un liceo; lo spunto vero e proprio lo ha dato poi un fumetto di Comics & Science, dal titolo “Il libro di Leonardo”, che abbiamo fatto leggere in classe e dove si raccontano i viaggi in Algeria di Fibonacci, ma anche la scoperta delle tecniche di calcolo sconosciute a quel tempo in Europa. Grazie a lui abbiamo imparato ad usare il sistema di numerazione posizionale, più veloce e agevole del sistema di numerazione romano, e abbiamo introdotto tutte le nove cifre e in particolare lo zero. La storia ha dato ragione a Fibonacci: la sua successione numerica emerge nello studio di tanti fenomeni naturali ed artistici e noi abbiamo voluto rendergli omaggio con una rilettura della matematica in chiave teatrale”. 

Ma i contributi di Pisano allo sviluppo della matematica e della geometria occidentali hanno permesso di avviare anche una più profonda riflessione sul concetto di proporzione aurea, paradigma del bello nella natura e nelle arti, caratterizzando l’approccio multidisciplinare del laboratorio.

“Gli studenti hanno realizzato dei veri e propri tableaux vivants” spiega la prof.ssa Luiso “dove la proporzione aurea, e dunque la successione di Fibonacci, era riconoscibile; hanno così riprodotto in scena dei capolavori dell’arte, come “L’uomo vitruviano” di Leonardo, “Il martirio di San Matteo” di Caravaggio, “La flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca. I partecipanti al progetto hanno potuto davvero mettersi in gioco e interpretare con la loro gestualità, attraverso la loro espressività, questa originalissima rilettura dei principi matematici in chiave artistica. È stato bello e stimolante anche per noi docenti vedere studenti di quinta, di quarta, di terza interagire in uno spazio comune, scrivere delle battute, impararle a memoria e poi recitarle, manifestando tanto entusiasmo per l’argomento” .

Per l’azione teatrale è stato adottato un registro leggero, a tratti comico, senza rinunciare, tuttavia, a una dimensione più poetica e delicata. “È stata un’ardua sfida mettere in relazione la forma teatrale a concetti matematici così astratti” aggiunge il regista Paparella “avevo la fortuna, però, di conoscere già l’opera di Fibonacci, grazie a un altro progetto artistico. Con gli studenti del Marconi, io e Agnese abbiamo cercato di creare situazioni divertenti che raccontassero la sezione aurea e non solo. Abbiamo giocato, ad esempio, sullo stigma che il cattolicesimo attribuiva allo zero e che Fibonacci stravolge con la sua successione, e abbiamo inventato una situazione in cui i numeri romani, parlando in romanesco, entrano in competizione con quelli arabi e con il sistema numerico decimale introdotto dal matematico. È stato come coreografare la successione stessa di Fibonacci, come leggerla da una prospettiva più umanistica. Del resto, questa è la grande forza del Teatro: fare vedere le cose, anche la matematica, attraverso l’umanità, potente strumento per comunicare e avvicinare”.       

L’uomo vitruviano
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