“La Bonino può vantare una credibilità invidiabile”

confartigianatomaggio
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05/06/2009

Con la nuova campagna di visibilità dei radicali, il cui ultimo episodio, dopo alcune presenze tv di Marco Pannella, è l’occupazione simbolica degli studi della Rai da parte di Emma Bonino, tornano in scena le elezioni europee, e un partito che veniva dato per spacciato.
E così, dopo settimane di occultamento della questione europea, surclassata dal gossip su «papi» e dall’onnipresente politica interna, si torna a parlare un po’ di Europa. Le candidature ne sono la cartina di tornasole. A destra la denuncia del «ciarpame» l’aveva anticipata Veronica Lario. Ma un po’ di personaggi dello spettacolo sono rimasti a far da vetrina, eredi dei «nani e ballerine», folgorante espressione coniata da Rino Formica ai tempi dei primi scintillanti congressi del Psi di Craxi.
La denuncia più forte, tuttavia, viene da chi, come Jas Gawronski, all’Europarlamento ci è stato seriamente, come rappresentante della destra, ma ha deciso di non ripresentarsi, lanciando un pesante atto d’accusa contro gli eurofannulloni che «non seguono, non lavorano, e talvolta danneggiano l’immagine dell’Italia».
Non solo sono inutili, quindi, ma controproducenti. Italiani primi per assenteismo, in Europa, dicono impietosamente le statistiche: e i peggiori in classifica sono proprio alcuni eurodeputati della destra. Che avrà come capolista Silvio Berlusconi, l’unico primo ministro europeo a candidarsi, e l’unico che certamente a Strasburgo non ci andrà mai.
Ma poco presente è stata anche la Lega, che del resto si definisce euroscettica, e che quindi come altri ha usato Strasburgo come un lussuoso parcheggio: dove si va poco, si fa poco, e da cui si torna indietro volentieri. Una parentesi dorata, più che un’opportunità politica. A sinistra è stato l’autogol dei capilista paracadutati da Roma ad allontanare molti elettori, soprattutto del Pd. Ed ecco quindi che torna, a seguito dell’iniziativa radicale, il fantasma del voto disgiunto.
La lista Bonino-Pannella potrebbe infatti catalizzare l’interesse di elettori che, a livello locale, si schierano sia con la destra, premiando l’anima liberista dei radicali, sia con la sinistra.
L’attivismo europeo dei radicali è noto, e i loro deputati sono tra quelli non solo più presenti, ma più attivi con relazioni, interpellanze, mozioni, convegni, missioni e altro. Tanto che, a detta ancora di Gawronski, l’eurodeputato italiano più noto sarebbe proprio Pannella. Mentre Emma Bonino può vantare una credibilità invidiabile in Europa, dove è stata tra i commissari europei più seri e influenti, e tuttora è una voce molto ascoltata sulle tematiche comunitarie: più al di là delle Alpi che in patria, per la verità.
Oggi la Bonino, che altrove avrebbe certamente un seggio garantito, si ritrova a combattere contro il rischio sparizione, effetto dello sbarramento al 4% e degli opposti rifiuti del Pd da un lato e delle liste di sinistra dall’altro. Ma il «divorzio consensuale» con i radicali di cui ha parlato Franceschini, che è stato piuttosto una separazione unilaterale, rischia di rivelarsi un boomerang, se dovesse prevalere l’appello radicale, più che al voto utile, al voto competente e impegnato.
Il richiamo del voto disgiunto – Pd alle amministrative e radicali alle europee (con magari l’aggiunta di qualche elettore del Pdl per gli stessi motivi di stima) – potrebbe avere un qualche margine di seduzione, anche viste le facce non proprio europeisticamente interessantissime delle rispettive liste, pur con qualche eccezione.
Ciò che consentirebbe forse di sopravvivere alla presenza italiana storicamente più europeista.

Luca Marola

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