† L’Ascensione in cielo di Gesù non è uno show, preannuncia la nostra comunione con Dio alla fine dei tempi (di Andrea Marsiletti)

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TeoDaily – Sono passati 40 giorni dalla resurrezione pasquale.

Gesù condusse fuori i discepoli verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.” (Luca 24,50-53).

Il Vangelo di Luca è l’unico a narrare, in due frasi, l’ascensione di Gesù al cielo, ovvero l’ultimo episodio della sua presenza storica nel mondo realizzata con l’incarnazione, uno degli eventi centrali del cristianesimo. Gesù lascia la terra per tornarci solo alla sua seconda venuta alla fine dei tempi, nella Parusia. (leggi TeoDaily: †La Gerusalemme Celeste: Dio avrà la sua dimora in mezzo a noi, nella vita eterna)

E’ sempre Luca ad aggiungere qualche dettaglio all’Ascensione all’inizio degli Atti degli Apostoli: “Gesù si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio […] Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». ( At 1,3-11).

Nel Vangelo di Marco è tutto ridotto ad una parola: “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. (Mc 16,19.)

Luca non si focalizza sulle modalità (che, ahimè, sarebbero interessantissime) con le quale Gesù è volato in cielo perchè il suo intento è esaltare Gesù Cristo che “sale alla destra del Padre” in corpo e anima rientrando così, dopo aver compiuto in modo definitivo la sua missione umana, nella piena comunione con Dio nel mondo divino a cui apparteneva come Figlio di Dio.


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In sè questa ascensione, se vogliamo prevedibile nella scenografia di cielo e nuvole (nel folklore universale il “salire” è da sempre associato al divino, così come la sua sede è “alta”, spesso un montagna), potrebbe essere liquidata come uno showdown grandioso di Gesù fine a se stesso.

Ma non è così, perchè ci riguarda, e tanto.

L’ascensione, oltre a confermare il significato della resurrezione, portando con sé anche un corpo umano risorto e trasfigurato, preannuncia quella risurrezione dei corpi (leggi TeoDaily: †La resurrezione dei nostri corpi nell’aldilà, la verità di fede più difficile da credere: saremo simili al Cristo risorto), prima del giudizio universale (leggi TeoDaily: †Il giudizio universale non è un appello al giudizio personale, è il trionfo della giustizia di Dio nella storia), attesa da tutti i credenti alla fine dei tempi.

L’Ascensione è quindi l’anticipazione della nostra partecipazione definitiva in Dio al termine della nostra vita, dell’intimo incontro tra Dio e l’uomo quando entreremo per sempre nel suo cielo.

L’Ascensione ci dà la possibilità di comprendere che la vita terrena e quella ultraterrena sono un continuum.

In ultima analisi indica lo scopo della nostra vita.

E’ l’escatologia, il destino finale ed eterno, il cuore della religione cristiana di cui però, inspiegabilmente, nessuno più parla.

Andrea Marsiletti