† La resurrezione dei nostri corpi nell’aldilà, la verità di fede più difficile da credere: saremo simili al Cristo risorto (di Andrea Marsiletti)

TeoDaily – A pochi giorni dalla celebrazione della Pasqua, ovvero della resurrezione di Cristo, prosegue il viaggio escatologico di TeoDaily nell’aldilà cattolico, dopo aver attraversato il giudizio personale e il giudizio universale: la resurrezione dei corpi.

La resurrezione della carne, professata dai fedeli, a mio avviso in modo abbastanza inconsapevole e abitudinario, nel Credo durante la messa (“E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”), è una della verità della fede cattolica a cui è più difficile credere, ma al contempo essenziale e dirimente, perchè se non si crede nella resurrezione dei morti alla fine dei tempi, non si crede neppure nella resurrezione di Cristo, e allora non avrebbe più senso predicare il Vangelo, e allora la nostra vita sarebbe destinata al nulla. Credere alla resurrezione dei morti è più faticoso che credere in Dio, di cui chiunque, anche chi lo rifiuta (e non fosse altro per rifiutarlo), può intuire l’esistenza o farsi un’idea nella mente e nel cuore, e credere in una qualche forma di vita nell’aldilà meramente spirituale propria di tante religioni.

Anche se la Chiesa non ne parla quasi più, alla resurrezione della carne il cristiano è chiamato a credere non solo in quanto verità, ma a fidarsi, affidarsi, sperare.

“E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l’uomo è solo in questo abisso
le verità cercate per terra, da maiali
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali”
canta Francesco Guccini in “Cirano”, una delle sue canzone più belle.

La risurrezione di tutti i morti, “dei giusti e degli ingiusti” (At 24,15), precederà il giudizio universale. Sarà “l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell’uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29).

La risurrezione di Gesù anticipa e preannuncia la risurrezione della carne per tutti gli uomini. Scrive San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti”.

Alla fine dei tempi, pertanto, ci saranno restituiti i nostri corpi che resusciteranno nella loro materialità come quello di Cristo a Pasqua e si ricongiungeranno alle rispettive anime che nel frattempo (per quanto il concetto di tempo nell’aldilà sia da noi concepibile) hanno vissuto le condizioni del Cielo (Paradiso), Inferno e Purgatorio.

Per la dottrina cattolica corpo e anima non sono in contrapposizione (come, ad esempio, per lo gnosticismo), ma sono due manifestazioni della stessa identità.


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Come sarà il nostro corpo resuscitato alla fine dei tempi?

Sarà incorruttibile, non potrà più ammalarsi o perire; sarà perfetto, cioè privo degli eventuali difetti che aveva nel mondo; non avrà bisogno di nutrirsi, dormire, curarsi; si sposterà istantaneamente da un luogo all’altro; sarà infine la glorificazione dell’essere umano, premiato per la sua vita conforme ai dettami della legge divina. Nell’Inferno anche le anime dei dannati riavranno il loro proprio corpo, con il quale proveranno le pene che già provavano con l’anima, consistenti innanzitutto nella privazione della visione di Dio.

Sarà un corpo simile ma non identico a quello che avevamo in vita.

Sarà un corpo trasfigurato, glorificato, di cui possiamo farci un’idea grazie ad alcuni passi dei Vangeli.

Nei quaranta giorni successivi alla resurrezione, Cristo appare più volte agli apostoli, secondo uno schema che è sempre lo stesso: Gesù si manifesta, non viene immediatamente riconosciuto, comincia un dialogo e poi all’improvviso chi è di fronte a lui sembra non avere più dubbi, “E’ veramente lui!”.

Non lo riconosce subito Maria Maddalena nel sepolcro scambiandolo per un giardiniere, fino a quando Gesù non pronuncia il suo nome; non lo riconoscono, pensando fosse un pescatore, Simon Pietro e altri discepoli presso il lago di Tiberiade fino al miracolo della “pesca miracolosa”; non lo riconosce, scambiandolo per un viandante, Cleopa e un altro discepolo sulla strada di Emmaus, fino a che a cena Gesù non spezza il pane.

Anche sul monte Tabor, in occasione della Trasfigurazione, Gesù cambia volto, di fianco a Elia e Mosè, anticipando di fatto, agli occhi degli apostoli presenti, la resurrezione.

Nella vita che verrà il nostro corpo sarà trasformato a un livello che non possiamo definire.

Sappiamo che saremo simili al Cristo risorto e lo vedremo così come egli è, facendo di lui un’esperienza diretta.

Diventeremo come lui.

Saremo figli insieme con lui in una vita di fraternità e comunione.

Vivremo in Dio, per sempre.

Per sempre tuo, per sempre tuo. Cirano.”

Andrea Marsiletti

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