‘Ndrangheta Aemilia: arrivano 125 condanne. 2 anni a Vincenzo Iaquinta e 19 al padre

Sono passati due anni e mezzo da quel giorno, il 23 marzo 2016, quando cioè ebbe inizio il processo noto come “AEmilia” nell’aula bunker allestita nel cortile del Tribunale di Reggio Emilia.

L’operazione ‘Aemilia’ scattò il 28 gennaio 2015, quando i Carabinieri arrestarono 117 persone a fronte di una lista di 224 indagati con diversi capi d’imputazione: dall’associazione mafiosa alla bancarotta fraudolenta, dalle false fatture alla truffa, estorsione, usura, incendio, spaccio, reimpiego di denaro illecito ecc. Nel corso del processo circa 60 imputati scelsero il rito abbreviato.

I giudici Francesco Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat hanno trascorso, blindatissimi, due settimane in Questura per elaborare ed emettere la Sentenza finale di primo grado sui 148 imputati e i 1.712 anni di condanna complessivi richiesti dai pm.

Oggi è arrivato il grande giorno, quello della lettura della Sentenza durata circa tre ore dalle 13.00, in un clima di tensione per l’attesa, famigliari degli imputati, avvocati, giornalisti, guardie carcerarie e numerose Forze dell’Ordine impiegate per garantire la sicurezza hanno affollato il Tribunale di Reggio Emilia. Per l’occasione all’opera anche le Uopi, unità speciali antiterrorismo.

Per i 148 imputati sono state 125 le condanne, 19 le assoluzioni e 4 le prescrizioni. Attesa per la decisione sull’ex giocatore della Nazionale Vincenzo Iaquinta che si è visto condannato a 2 anni per reati legati al possesso di armi, mentre al padre Giuseppe sono stati assegnati 19 anni di carcere per affiliazione alla ‘ndrangheta. L’ex calciatore è uscito dall’aula amareggiato sfogandosi con i giornalisti: “Il nome ‘ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la ‘ndrangheta non c’entriamo niente. Sto soffrendo per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente. Andremo avanti”.

Fra gli altri condannati emergono:

Pasquale Brescia: 6 anni e 9 mesi
Omar Costi: 13 anni e 9 mesi
Giuliano Debbi: 4 anni
Mirco Salsi: 4 anni e 6 mesi
Gianluigi Sarcone: 3 anni e 6 mesi
Luigi Silipo: 9 anni
Antonio Valerio: 6 anni e 2 mesi
Augusto Bianchini: 9 anni
Gino Gibertini: 8 anni

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