
Shadow 2.0
Finalità del Progetto
Elenco dei membri del Governo Ombra
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20/01/2009
La presente intervista è a titolo personale e i suoi contenuti non impegnano in nessun modo il Governo Ombra Shadow 2.0.
Il Presidente Napolitano, nei giorni scorsi in visita a Parma, ha manifestato l’esigenza di una classe dirigente autenticamente europeista? Sei d’accordo?
Sì sono d’accordo, anche se oggi è un po’ di moda il termine “classe dirigente europeista”. In realtà sono ben pochi quelli che ne capiscono l’importanza. Ci sono certamente esempi e punte di eccellenza come sensibilità e preparazione nel settore delle politiche comunitarie, ma purtroppo costituiscono l’eccezione. Molti in Italia amano improvvisarsi, aggiungendo semplicemente al proprio business o curriculum il termine Europa/ europeo, come un orpello un po’ chic che va inserito per essere all’avanguardia.
La tentazione è quella della vetrina più che della sostanza. Allora, assolutamente “sì” a creare una classe dirigente ma che sia italiana, di mentalità aperta al cambiamento, capace di viaggiare e dialogare in inglese e francese fluente, che conosca i meccanismi di Bruxelles, che sia aggiornata ma sopratutto che venga messa poi concretamente nelle condizioni di poter apportare il plus di cui è in possesso, ciò che ha studiato ed ha vissuto, a favore del territorio in cui vive.
Ma poi questa gente riesce a trovare da lavorare?
Ho l’impressione che a livello pratico la ricaduta nel mondo del lavoro che queste figure “europee” hanno sia molto limitata come inserimento, se non addirittura ostacolata perché poco “tradizionale”, e credo…ahimè.. sia principalmente frutto di un fattore culturale.
Pochissimi e di nicchia sono i settori -anche nel privato- in cui si aprono posizioni per la classe dirigente europea, tanto che molti giovani sono costretti ad emigrare in Belgio. Mentre l’Europa va studiata e poi vissuta anche qui, a casa propria, solo così ha un senso formare dirigenti europei a 360°.
Per non parlare poi dello spazio e della valorizzazione della figura di esperto in politiche UE nella PA locale: praticamente inesistente, di solito queste posizioni sono, infatti, in balia della politica. Oggi, in Italia, un corso in marketing o diritto tributario dà molte più chance di occupazione che non in studi europei.
Secondo te Parma è una città europea? E il parmigiano è un cittadino europeo, o un po’ provinciale?
Parma è una città viva, curiosa ma un po’ sospettosa, che inizia a sentirsi Europea ma che tende all’autoreferenzialità.
Premetto che, pur non essendo nata a Parma, di questa città in cui vivo da molti anni, ho avuto modo di apprezzare l’arte, la qualità della vita ed i servizi, cosa che non mi è capitata in altre città come Roma o Budapest sia per dimensione ma anche per gestione e visione dei loro amministratori. Credo che a Parma, come tutte le cittadine italiane di medie dimensioni con forti tradizioni storiche, i suoi abitanti siano orientati di massima ad un maggiore conservatorismo, al “tutelare” più che all’innovare.
Ho vissuto invece a Lussemburgo, dove lavoravo alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee.
Lussemburgo è una città come Parma, ordinata, discretamente sicura e con buoni servizi, sede di diverse istituzioni internazionali di medie dimensioni ma in cui nessuno si interroga sull’essere Europei o meno. Si vive serenamente tra le tradizioni di Francia e Germania, con una monarchia parlamenta ereditaria dove il Gran Duca governa in lussemburghese, una lingua vicina al tedesco; è un po’ un limbo felice (tralascio la questione banche, sin troppo banale) che si spopola nei fine settimana. Tutti parlano almeno francese e tedesco e si sentono europei. Nessuno se lo domanda.
Cosa vuol dire quindi essere “europeo”?
Vuol dire aprirsi, aggiungere alla propria cittadinanza, alle proprie tradizioni uno “status”, una possibilità di arricchimento culturale come hanno fatto in altri Paesi, non vuol dire perdere, omologare o sostituire le proprie tradizioni. Vuol dire viaggiare, vivere, mescolare, reinventare, crescere.
Non credo che il parmigiano sia provinciale, almeno non con una connotazione per forza negativa.. è sicuramente molto attaccato alle tradizioni e forse un po’ refrattario al cambiamento profondo.
Quali opportunità concrete può offrire già ora l’Europa a Parma?
Tante. Solo che l‘Europa non va vista come al solito, ovvero: la mucca da mungere. Oggi l’Europa la si vive solo se si partecipa, se ci si investe, se si collabora e ci si mette in partenship.
Cosa potrebbero fare Vignali e Bernazzoli per accrescere le opportunità di Parma in Europa?
Migliorare e sviluppare le attività legate alla delega alle relazioni internazionali, creare partenship e sinergie con altri Enti Pubblici e Privati nei 27 Stati membri; dare spazio alle giovane classe dirigente europea per partecipare a progetti di ricerca nei settori strategici per il territorio: importare buone prassi, mettere a sistema progetti pilota, gestire progetti di sviluppo, di cooperazione territoriale, di ricerca sulla formazione anche a finanziamento diretto da Parte di Bruxelles.
Ad esempio, i tempi del mio settore, la consulenza per i finanziamenti europei, sono molto rapidi e con un flusso di informazioni costante e copioso. Per cui bisogna aver ben chiaro dove si sta andando, quali sono le priorità di Bruxelles ed anche con chi ci si vuole “apparentare”. Per i non addetti ai lavori è come cercare di bere da un idrante se non si hanno gli strumenti e le competenze necessarie. Inoltre, il partenariato, ormai richiesto quasi ovunque, deve essere costruito in tempi rapidi, con assegnazione di ruoli e compiti ben precisi che si basano su relazioni stabili e di reciproca fiducia: solo lavorando in prospettiva si vincono i progetti europei.
Su quest’onda, ho letto ad esempio, che la Provincia ha appena vinto un importante progetto LIFE+ relativo alla gestione delle aree di interesse naturalistico finanziato da Bruxelles.
Inoltre, vista la presenza di EFSA, proseguire con una alfabettizzazione linguistica della popolazione, degli operatori pubblici e dei servizi sarebbe utile, oltre che costituire una chance di arricchimento culturale. Cosi come una segnaletica stradale, almeno la principale, bilingue.
Bisognerebbe dare anche maggior risalto alle mete turistiche e di eccellenza anche gastronomica della nostra provincia, aumentando le fiere internazionali e gli eventi di promozione.
Quanto sarebbe utile per Parma l’elezione di un parlamentare europeo proveniente dal nostro territorio?
Molto importante. In generale il ruolo del Parlamento Europeo (PE) è sempre stato percepito come oscuro e poco trasparente, anche perché il PE non approva le leggi come tutti i parlamenti nazionali…ma partecipa al processo decisionale comunitario che è assai più complesso del nazionale, essendo condiviso con la Commissione Europea ed il Consiglio dei Ministri.
Ma proprio per questa sua complessità intrinseca è fondamentale che ne venga chiarito il ruolo, anche attraverso una figura di parlamentare locale che può dare voce alle problematiche del territorio le quali, per quanto possa sembrare strano, sono comunque legate all’Europa, visto che il 95% della nostra legislazione è di derivazione comunitaria ed impatta su tutti i livelli della società civile.
Inoltre, la fase legislativa che molti snobbano, ma che è la più importante, è la fase di “preparazione” del testo, perché una volta che lo stesso è stato approvato… è troppo tardi per lamentarsi di tempi, prescrizioni ed eventuali sanzioni!!!
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