Parma Poesia Festival omaggia la Grecia

SMA MODENA
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21/06/2012
 
Al centro della cronaca politica e economica internazionale, la Grecia arriva al Parma Poesia Festival 2012, manifestazione promossa dal Comune di Parma, Ufficio Cultura, con due dei suoi straordinari figli, rappresentanti in patria e nel mondo della poesia contemporanea, accompagnati sul palco da uno degli artisti più amati del teatro italiano: venerdì 22 giugno, alle ore 21.30 nel suggestivo Cortile d’Onore della Casa della Musica, in un incontro realizzato in collaborazione con Fondazione Teatro Due con la direzione artistica di Nicola Crocetti, il pubblico assisterà a uno speciale OMAGGIO ALLA GRECIA in cui Antonis Fostieris e Nasos Vaghenàs leggeranno i propri versi in lingua orginale seguiti dalla declamazione in italiano di Moni Ovadia.
Uno dei nuclei tematici della produzione poetica di Antonis Fostieris è il legame tra l’oggetto e il suo nome, l’esplorazione della semantica e il potere del suono della lingua. Attraverso il rinnovamento delle forme linguistiche tradizionali, Fostieris crea una poesia che pur essendo ai limiti del prosaico, discorsiva, logica, basata su dati reali e concreti e con una varietà espressiva e fonetica notevole, è costantemente costellata di riferimenti e citazioni dotte, dimostrando come il rinnovamento possa e debba tener conto di una tradizione gloriosa e importante, ancora oggi pregnante ed evocativa. L’essenzialità del suo verso, la semplicità e la linearità dell’espressione conferiscono alla lingua di Fostieris una forza aforismatica: è la sottrazione, il taciuto, il non detto a dare significato e pregnanza alle sue parole. Così il silenzio, per lui come per molti poeti contemporanei, diviene l’espressione più potente contro il rumore di fondo del mondo. Un silenzio inteso non come il contrario del detto ma come suo necessario complemento, senza il quale non esisterebbe la parola.
Riplasmando e scardinando la lingua e le sue strutture, Fostieris scopre nuove possibilità di significato: accostamenti, sottrazioni, corto circuiti, giochi di parole, doppi sensi… sono tutti strumenti di attivazione della lingua e della sua portata emotiva; sono figure retoriche e verbali che dimostrano un dualismo esistenziale sul quale si regge l’equilibrio dell’universo. Per questo i filosofi presocratici, che hanno fatto del rapporto tra l’essere e il non-essere, dell’opposizione tra l’uno e il molteplice, e dell’eterno divenire il centro della loro riflessione, divengono in Fostieris riferimenti cruciali per la riflessione sull’esistenza e la morte. La morte è un evento naturale, necessario, imprescindibile, un ritorno al nulla e al vuoto, al silenzio e al buio che già esistevano prima della vita. L’eccezione è la vita: un’idea da cui l’ironia di Fostieris trae linfa e induce nel pubblico le domande sul reale, senza cinico fatalismo ma con dignità e umiltà nell’approccio alle superiori forze dell’universo.

Antonis Fostieris è nato ad Atene nel 1953. Ha studiato Legge ad Atene e alla Sorbona di Parigi. Dal 1981 Nel 1971 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Il lungo viaggio. Negli anni successivi sono usciti I luoghi dell’interiorità o le Venti (1973), Amore oscuro (1977), Il diavolo ha cantato a tempo (1981), Il tha e il na di Thanatos (1987), Il pensiero si addice al lutto (1996) e Prezioso oblio (2003), che ha ottenuto il Premio Nazionale di Poesia nel 2004. Dal 1975 al 1981 è stato direttore dell’annuario “Pìisis”. Nel 1981 ha fondato, con Thanasis Niarchos, la rivista letteraria “I léxi”, che da allora dirige. Ha tradotto Henry Miller, Boris Vian, Max Jacob, Paul Eluard.
Interrogandosi sulla perdita di novità e forza espressiva della poesia contemporanea, sulla “crisi del verso libero”, Nasos Vaghenas riscontra nella mancanza di padronanza della tecnica da parte di molti autori uno dei problemi principali della lirica odierna. Senza tecnica e senza conoscenza del passato non può esserci avanzamento e padronanza degli strumenti. La risposta sta secondo Vaghenas nella “riconsacrazione” della parola poetica, non riproducendo semplicemente le forme del passato ma interagendo con esse, riattivandole e preservando alcuni cruciali aspetti, come la rima. Allo stesso tempo è importante aprirsi alle nuove possibilità ritmiche del verso libero: una poesia europea, nuova ma in grado di guardare all’antico, da un punto di vita formale e da un punto di vista tematico, utilizza i riferimenti alla tradizione letteraria e artistica greca ed europea e li tratta con leggerezza e autonomia, raffinatezza e ironia. Quella di Vaghenas dunque è una poesia intima, confessionale, che vive di un pessimismo sarcastico ed ironico, con riferimenti al passato e ai miti dell’antica Grecia.
Importante è anche comporre in una lingua quotidiana, descrivendo fatti ed eventi comuni, condivisi, pur esprimendosi attraverso forme della tradizione letteraria mischiate a nuove modalità espressive, dialogando con il passato ma conservando la freschezza e l’ironia del presente. La rima dunque non è solo un modo di indulgere sulla forma e compiacersene, ma uno strumento poetico nuovo, raffinato e sorprendente, che può rompere il rigore dell’impianto strofico, mantenendo un’atmosfera poetica forte. Temi centrali della riflessione di Vaghenas sono da un lato il vuoto, lo zero, l’assenza; dall’altro l’amore, la gelosia, l’eros, la passione, l’attesa, l’abbandono. Anche il tempo, la decadenza e la morte, la tristezza, il Nulla, l’ansia per una vita altra sono temi cari al poeta, che vive la poesia come un rifugio. Forte in Vaghenas è il disgusto per la volgarità del mondo contemporaneo, e urgente è il ritorno al gusto per le cose genuine ed essenziali della vita, corpo e natura in primis.

Nasos Vaghenàs, nato a Drama (nella Grecia settentrionale) nel 1945, prolifico poeta della cosiddetta “generazione del ’70”, è stato docente universitario di Letteratura neogreca a Rèthymno (Creta) e dal 1992 è docente di Teoria della Letteratura ad Atene, dove ha studiato filologia. Ha insegnato anche a Roma, Essex e Cambridge, dove ha anche redatto la tesi di dottorato dedicata alla poesia di George Seferis. Ha esordito nel 1974 con la raccolta Campo di Marte, a cui hanno fatto seguito: Biografia (1978); Le ginocchia di Roxane (1981); Vagabondaggi di un non viaggiatore (1986); La caduta dell’uomo in volo (1989); Odi barbare (1992). È autore di importanti saggi di teoria letteraria e sulla traduzione (La veste della dea, 1988; Poesia e traduzione, 1989), e di studi sui maggiori autori della letteratura greca contemporanea (tra i quali si ricorda Il poeta e il ballerino, 1979, sulla poesia di Seferis). È stato tradotto in numerose lingue. In Italiano: Vagabondaggi di un non viaggiatore, a cura di Caterina Carpinato (Crocetti Editore 1997).

Moni Ovadia nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche, ha dato avvio alla sua carriera d’artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un “teatro musicale” assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante.
E’ stato Direttore Artistico del prestigioso Mittelfest di Cividale del Friuli. E’ anche noto per il suo costante impegno politico e civile; i suoi contributi in questo campo vengono pubblicati su riviste e quotidiani nazionali come il Corriere della Sera, L’Unità, il Secolo XIX, La Stampa e il Mattino. Moni Ovadia, oggi è considerato uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura ed artisti della scena italiana. Il suo teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia ed in Europa.
Tutti gli appuntamenti in calendario sono a ingresso gratuito fino a esaurimento posti. info: www.festivaldellapoesia.it