
“Una ripartizione dei fondi regionali iniqua e penalizzante per il carcere di Parma. Ancora una volta, la Regione Emilia-Romagna dimostra una visione miope, adottando criteri basati esclusivamente sul numero di detenuti e ignorando le specificità e le peculiarità delle singole strutture carcerarie. Una scelta grave, che rischia di compromettere la qualità dell’assistenza offerta ai detenuti e di inasprire le disuguaglianze”.
Così Priamo Bocchi, consigliere regionale e capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Parma, commenta l’assegnazione delle risorse destinate al potenziamento dell’assistenza sanitaria negli istituti penitenziari che ha visto assegnare all’Ausl di Parma 3,5 milioni di euro dei 16,9 complessivamente stanziati su base regionale.
“Il carcere di Parma è un istituto di eccellenza e al tempo stesso di complessità unica nel panorama regionale. Ospita un reparto Sai (Servizio Assistenza Intensificata), destinato a detenuti con patologie gravissime provenienti da altri istituti, e una sezione paraplegici che richiede cure e attenzioni di altissimo livello. Ma questi elementi distintivi non sono stati minimamente considerati nella distribuzione dei fondi, che invece premiano il capoluogo (3,9 i milioni di euro assegnati), nonostante entrambe le strutture siano di livello superiore” spiega il consigliere regionale parmigiano.
“È assurdo che Parma riceva meno risorse rispetto a Bologna: un’ingiustizia evidente che mina il diritto alla salute di una fascia di popolazione che lo stesso assessore alle Politiche per la salute Massimo Fabi ha definito “particolarmente fraglie”.
E proprio Fabi, nel suo nuovo ruolo, avrebbe dovuto tener conto di tali specificità: la sanità penitenziaria non può essere trattata come un mero calcolo meccanico basato sui numeri, ma richiede un’analisi approfondita delle reali esigenze e delle caratteristiche di ogni struttura” prosegue Bocchi, che conclude: “È inaccettabile che Parma, con i suoi reparti altamente specializzati e il carico di lavoro che ne consegue, venga trattata come una realtà ordinaria. Tale atteggiamento denota una preoccupante mancanza di visione. Occorre rivedere i criteri di assegnazione dei fondi riconoscere il ruolo strategico e fondamentale del nostro carcere. Solo così sarà possibile garantire un’assistenza sanitaria equa e realmente efficace, nel rispetto dei diritti di tutti i detenuti e delle esigenze di un sistema sanitario che deve essere di qualità per tutti, anche nelle realtà più complesse”.