REPORTAGE BELFAST – Il Kellys Cellars, costruito nel 1720, è uno dei pub più vecchi di Belfast.
Ma non è per questo motivo che ho voluto trascorrere qui una delle mie serate nella capitale dell’Irlanda del Nord.
Il Kellys è un luogo rivoluzionario.
Qui si riuniva l’organizzazione United Irishmen quando pianificava la rivolta irlandese (fallita) del 1798 contro l’occupazione inglese.
E’ qui che si ritrovavano i membri dell’Official IRA, la componente socialista nata dalla spaccatura dell’IRA (Irish Republican Army) nel 1969, poco dopo l’inizio dei “Troubles”, con l’obiettivo di fondare la “Repubblica irlandese dei lavoratori”. Da quella divisione derivò la Provisional IRA, meno ideologica, più patriottica e soprattutto più operativa, che fu la vera spina nel fianco di Londra. Le due organizzazioni paramilitari (Official IRA e Previsional IRA) non si riconobbero mai, anzi, si combatterono con morti e feriti da entrambe le parti.
Per uno come me a cui non piacciono le birre rosse o scure, in un pub nazionalista la scelta è obbligata: Harp, la linea chiara dell’irlandesissima Guinness. Come accompagnamento chiedo le classiche patatine fritte, ma è disponibile solo la pizza, al salamino piccante, che si rivela più buona di quel che potessi sperare.
Le pareti del pub sono ricoperte da foto patriottiche.
Mi balza all’occhio la riproduzione della dichiarazione di indipendenza di Irlanda del 1916. La rivolta scoppiò a Dublino e venne repressa dagli inglesi con una brutalità tale da impressionare la popolazione, fin lì apatica, innescando un diffusissimo sentimento anti-britannico. Pochi anni dopo, nel 1921, l’Irlanda ottenne l’indipendenza con un trattato di pace che però lasciava le 6 contee dell’Irlanda del Nord sotto il dominio inglese.
Sono tante le cornici appese dedicate ai volontari dell’IRA (tra cui l’immancabile Bobby Sands della Previsional IRA), a militanti con passamontagna verdi o a civili assaliti dalla polizia britannica.
Ma ciò che mi impressiona è l’esibizione della foto (celebrativa?) della devastazione del centro di Manchester causata da una bomba dell’IRA nel 1996 in reazione all’esclusione del partito Sinn Fein dai colloqui per porre fine al conflitto nordirlandese. La storia è presto detta: intorno alle 9:40 di sabato 15 giugno, l’IRA annunciò telefonicamente la presenza della bomba. La chiamata era diretta ai Granada Studios di Quay Street. Il lasso di tempo tra l’avviso dell’ordigno e la sua esplosione, circa 90 secondi, consentirono l’evacuazione di 75.000 persone dall’area interessata e l’intervento degli artificieri che non riuscirono tuttavia a disinnescare il congegno. L’esplosione fu potentissima e provocò circa 200 feriti, senza però uccidere nessuno.
Diciamo una foto audace e inusuale da avere sotto gli occhi mentre si beve una birra.
Uno scatto che fa capire cos’è Belfast, anche se un pò annebbiati dall’alcol.
Andrea Marsiletti
p1: La lotta dipinta sui muri di Belfast. FOTO
p2: Cancelli e filo spinato: il muro che divide Belfast è ancora in piedi. FOTO
p3: Il mio incontro ravvicinato con un combattente dell’IRA. FOTO