
L’incipit è stato sull’accento dei parmigiani e dei parmensi, sulla particolare erre: “A me affascina molto questa terra, a partire da come parlano; è una cosa che se la senti in Giappone sai che è di Parma – spiega Walter Veltroni a Massimo Cervelli, voce di Radio Due -. E poi la cultura, Bernardo Bertolucci, le Piacentine, Verdi, Guareschi. Mi piace il modo di mangiare, il modo di vivere, la bellezza di questo luogo”.
Veltroni, in effetti, è un habitué del parmense, qui ha girato anche «C’è tempo», il suo primo film di finzione girato a Fontanellato e ieri sera, a Felino (Sant’Ilario Baganza) per “Musica in Castello”, è stato presentato il nuovo libro “Il caso Moro e la prima repubblica. Breve storia di una lunga stagione politica” (edito da Solferino).
Massimo Cervelli, che ha condotto la serata, ha fatto emergere un poliedrico Veltroni: dalla regia, al giornalismo, dalla politica ai romanzi gialli.
Un appuntamento, quella alla Corte Sant’Ilario, grazie al quale sono stati ripercorsi, proprio parlando dell’ultimo saggio, gli anni di piombo e delle stragi, gli anni dei servizi segreti e quelli del compromesso storico, gli anni delle sfide elettorali con la Democrazia Cristiana al 36% e il Partito Comunista al 34. Tutto ciò in un contesto mondiale dove due forti blocchi, Stati Uniti e Unione Sovietica, si contrapponevano, dove c’erano i muri e la guerra fredda e in Italia, paese della Nato, c’era il più grande partito comunista fra quelli dei paesi occidentali.
“Il corpo di Aldo Moro è stato ritrovato in via Caetani, esattamente a metà strada tra via delle Botteghe Oscure, sede del Pci e piazza del Gesù, dove aveva la sede della Democrazia Cristiana; certamente non è stato un caso – ha spiegato Veltroni. Il compromesso storico non andava bene né agli Usa né all’Urss e fondamentalmente era meglio Moro morto che vivo. Ci sono tante cose inspiegabili in quel caso, come l’attentato a Berlinguer in Bulgaria, insomma era un’Italia vischiosa, fangosa, corrotta, dell’Italicus e di Ustica”.
Durante la serata, intervallata dalle canzoni de il Duo di Picche, si è parlato anche di Vermicino, della morte di Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni che precipitò nel pozzo artesiano vicino a casa dei nonni. Da quell’evento, che traumatizzò intere generazioni, sono passati quarant’anni: “Una morbosità, un orrore, una diretta durata due giorni e mezzo che ha cambiato la comunicazione per sempre – ha detto Veltroni. Una vicenda che concentrava tutte le paure più ancestrali, ma è stato uno slittamento verso la mercificazione della vita e della morte”.
E poi il Veltroni direttore de L’Unità con l’intuizione, negli anni ’90, di allegare al giornale prima gli album delle figurine Panini e poi i VHS con film che hanno fatto la storia del cinema. “All’epoca vendevamo 400-500-600 mila copie proprio grazie a questa iniziativa. Mi telefonò l’amministratore delegato per dirmi che avevamo esaurito le copie in tutta Italia, con il primo esperimento pop delle figurine e possedere un film all’epoca per la nostra generazione, era un ossimoro, era impensabile”.
Non poteva mancare una domanda sulla politica: “Se mi manca? Assolutamente no – ha dichiarato fermo Veltroni – ne sono uscito nel 2013 come avevo annunciato e ora ho un’altra vita, mi dedico ad altro”. E in effetti tra film, documentari, libri gialli, saggi e il giornalismo, l’impegno non manca.
L’ex sindaco di Roma, sollecitato da Cervelli, ha spiegato le ragioni di una sinistra sempre divisa: “C’è molta difficoltà a far convivere le diversità. La politica dovrebbe portare alla realizzazione delle cose in cui si crede, non dovrebbe essere ricerca del potere. Il potere deve essere un mezzo non il fine”.
Un pensiero è andato anche a Raffaella Carrà: “Era una donna di grande intelligenza che sapeva fare tutto. Non un’ideologa, ma una rivoluzionaria che non si metteva in cattedra, apparteneva al popolo”. Infine, circa i programmi futuri, Veltroni ha annunciato un documentario su Paolo Rossi (il calcio è una delle sue più grandi passioni) e l’uscita del terzo romanzo giallo della serie il commissario Buonvino.
Tatiana Cogo