Rally di Montecarlo: Milko Pini tradito dal Turini

kaleidoscopio
Casa Bambini
SanMartino
lodi_maggio24

26/01/2009
h.15.10
 
L’ha tradito proprio il Turini. Aveva fatto i salti mortali per arrivarci. Aveva coronato un sogno. Esserci. Affrontare almeno una volta nella sua vita quel budello insidioso d’asfalto che sale e poi scende inebriando la guida, la passione, il cuore.
Passare là, sul Colle, dove sono state scritte pagine leggendarie della storia dei rally. E Milko Pini la sua piccola, personale storia la stava scrivendo. Quando mancavano quattro prove speciali alla conclusione del Rally di Montecarlo, gara inaugurale dell’Intercontinental Rally Challenge 2009, era nientemeno che diciannovesimo assoluto, primo della classe N2, con un vantaggio di un minuto sul tedesco Schmitt. Il tutto guidando una Suzuki Swift praticamente di serie.
Un risultato eccezionale. Ma il primo passaggio della prova speciale Col de Braus – La Bollène-Vésubie ha avuto un brusco epilogo per il pilota parmense. La quartultima PS del Montecarlo significava Col del Turini. Significava affrontare in piena notte la prova-monumento di 33 chilometri. E proprio il Turini ha tradito Milko Pini.
Eravamo al tredicesimo chilometro – racconta, un po’ abbattuto, il driver di TRT -. Sulla Swift erano state montate gomme da pioggia aperte. Non erano il massimo per il Turini, dove c’era ghiaccio. Ma erano un giusto compromesso con il fondo che avremmo trovato nella prova successiva, Lantosque-Lucéram. A posteriori, posso dire che se partivo con i chiodi sarebbe stato meglio. Ma io non dovevo tirare, non dovevo andare al massimo.
Dovevo limitarmi a controllare, in quanto la classifica era ottimale, il mio diretto avversario era lontano e ci stavamo avviando alla conclusione della corsa. Invece al tredicesimo chilometro una pozza d’acqua ghiacciata su una curva a destra mi ha giocato un brutto scherzo. Il posteriore della Swift è partito di colpo per la tangente, la macchina si è infilata in una montagna di neve, abbiamo picchiato contro una roccia e si è aperta una ruota. Out. Rally di Montecarlo concluso
”.
Sul Turini, in una notte gelida, il sogno di Milko Pini è svanito nel nulla. Ma resta grande, immenso, il ricordo di un’avventura indimenticabile.
Che rally, ragazzi! – continua Pini -, valeva davvero la pena esserci. Valeva la pena correre un rally così. Poteva finire con una festa. Peccato. Ma qui ci lascio il cuore. Ringrazio tutti quelli che mi hanno permesso di vivere questa esperienza. In primo luogo Suzuki Italia e la Yokohama che mi hanno appoggiato e seguito in maniera a dir poco favolosa. Io ci ho messo molto del mio in tutto questo e stavo facendo bene”.
Non bene, Milko Pini, affiancato dall’immancabile Daniele Pellegrini, stava facendo benissimo. Subito davanti a tutti nella classe N3, il parmense aveva chiuso la prima tappa del Rally di Montecarlo al trentesimo posto assoluto.
Nella seconda era risalito al venticinquesimo. E nella terza era entrato nei primi venti. Un risultato che andava al di là di ogni più rosea aspettativa. Non solo dominatore della classe N2, ma anche protagonista della classifica assoluta.
Poi è arrivato il Turini e la gioia si è trasformata in amarezza. Ma Pini non permette che il rimpianto prenda il sopravvento sull’entusiasmo che questi quattro giorni gli hanno procurato.
Il Turini è una roba da non credere – continua -. Lo spettacolo non è tanto sulla strada, ma fuori. Un’atmosfera unica. Luci, fuochi, trombe, gente dappertutto. Non per niente dicono che è il monumento dei rally. E io c’ero. Mi basta”.
In gara, il pilota di TRT ha affrontato con determinazione, ma anche con saggezza, le incognite continue legate alla scelta degli pneumatici da montare in prova speciale.
Abbiamo sempre azzeccato le coperture più idonee. Tranne ieri, venerdì, sulla prima prova speciale. C’erano quindici centimetri di neve molle e bagnata. Abbiamo fatto fatica a venirne fuori. Le Yokohama si sono sempre dimostrate all’altezza della situazione.
La gomma termica chiodata, in particolare, è favolosa. In più eravamo riusciti a trovare l’assetto ottimale della vettura. Tecnicamente, quindi, stavamo affrontando al meglio un rally dove il fondo cambiava in continuazione.
In quattro giorni siamo passati dall’asfalto quasi asciutto al bagnato, poi c’era la neve, quindi il fango, poi il ghiaccio, infine la situazione più pericolosa, il misto asciutto-ghiaccio. Però valeva la pena provarci. Adesso per qualche notte non dormirò ripensando a tutto questo. Tornare alla normalità non sarà facile
…”.

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