A Parma non vince il candidato sindaco più forte, ma quello più forte al ballottaggio (di Andrea Marsiletti)

Come è sempre accaduto negli ultimi 25 anni (con una sola eccezione, che conferma la regola), le elezioni comunali di Parma si vincono al secondo turno.

I ballottaggi Ubaldi-Lavagetto (1998), Vignali-Peri (2007), Pizzarotti-Bernazzoli (2012) e Pizzarotti-Scarpa (2017) sono stati decisi dagli elettori dei candidati che non hanno superato il primo turno, con scelte determinate più dalla contrapposizione politica che dall’adesione a una proposta amministrativa. Salvini e Meloni non fecero tanti ragionamenti sulle cose da fare per la città quando invitarono pubblicamente i loro elettori a votare contro la coalizione di centrosinistra guidata da Scarpa, e quindi a favore dello stesso Pizzarotti che nei giorni scorsi la Lega ha definito il peggiore sindaco della storia di Parma (leggi: Occhi e Rainieri (Lega): “L’amministrazione Pizzarotti è stata la peggiore della storia di Parma”). Una logica del “voto contro” che ha sempre fatto breccia nell’elettorato di centrodestra che, pur di non vedere vincere il Pd, ha votato in massa Pizzarotti con una determinazione fin superiore a quella con la quale aveva votato le loro liste. La prima volta nel 2012 addirittura alla cieca, non tanto senza sapere chi fosse Pizzarotti, ma ostentando con platealità di non di saperlo.

I ballottaggi di Parma sono stati fin qui a senso unico, della serie “tutti contro il Pd!”.

Ma nel 2022 le cose cambieranno. Dando per scontata l’alleanza Pd-Effetto Parma, al ballottaggio questa volta non arriverà più un “civico” fuori dai due schieramenti principali e si tornerà allo schema classico che vede contrapposti centrosinistra e centrodestra. Lo scenario sarà ribaltato, “tutti contro il centrodestra!”: la coalizione composta da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si presenterà compatta facendo subito il pieno dei voti di partito al primo turno. Poi rischia di non prendere più niente.

Il vincitore sarà quindi deciso dagli elettori dei partiti esclusi dal secondo turno, ovvero M5S, sinistra più marcata (leggi Roberta Roberti), centro, voti ben collocati nel contesto politico nazionale in alternativa al centrodestra. In queste settimane sembra realizzarsi una coalizione centrista composta da civici, Italia Viva, Azione, Più Europa che potrebbe presentarsi alle elezioni in autonomia e in discontinuità con l’Amministrazione Pizzarotti (leggi Francesco Zanaga – IV e leggi Nicola Cesari – IV). 

Le scelte dei candidati sindaco di centrosinistra e di centrodestra dovranno essere compiute in funzione dello scenario nel quale davvero si decidono le elezioni, ovvero quello del secondo turno. Un candidato che va meglio al primo turno, non è detto sia il migliore anche al secondo (vedi Bernazzoli).

Il centrosinistra dovrà puntare su una figura in grado di raccogliere al ballottaggio, per posizionamento politico e credibilità personale, più voti possibili dagli elettori del M5S, della sinistra e del centro calendian-renziano.

Il centrodestra ha una strada obbligata, e dovrà individuare un candidato necessariamente civico (una scelta di partito “alla Borgonzoni” appare perdente) che, per immagine e competenza personali, al ballottaggio sappia pescare consensi fuori dal centrodestra, oltre che giocare la carta del cambiamento rispetto alle Amministrazioni Pizzarotti.

La sensazione è che in questi giorni stia iniziando la partita.

Andrea Marsiletti

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