
Su richiesta del Direttore Marsiletti, ho pensato se fosse più o meno giusto fare un pezzo a caldo in cui dare i voti ai candidati, sul loro modo di agire in questa campagna elettorale, calda ma non infuocata (tanto che la partecipazione bassa, anche se in linea con l’andamento nazionale, potrebbe averne risentito).
Ho poi deciso di stare su una valutazione di merito, di carattere individuale, che esclude riflessioni più generali, come l’andamento dei partiti, che oggettivamente richiederebbero più spazio e approfondimento. Peraltro, in ambito partitico, è fin troppo facile sottolineare il successo del PD e il crollo verticale della Lega. Così come rilevare un risultato modesto di Effetto Parma, data la bocca di fuoco propagandistica di cui poteva beneficiare dopo 10 anni di amministrazione sostanzialmente monocolore. Bravi sono stati coloro che, in EP, hanno capito l’aria che tirava, cercando l’accordo con il PD e il centrosinistra in tempo utile per evitare un naufragio. Ma torniamo al compito iniziale: questo è un panorama di opinioni sui candidati, offerto dal Saccente ai suoi 25 affezionati lettori.
Michele Guerra: il centrosinistra parmigiano – se così lo vogliamo definire – lo deve ringraziare, per avere riportato in primo piano una coalizione scomparsa da tempo dalla scena e dalla stanza dei bottoni cittadina. Senza la disponibilità di Guerra, probabilmente l’accordo di coalizione non si sarebbe realizzato. Comunque vada il ballottaggio (gli esperti non sembrano nutrire molti dubbi in merito), il Professore meno simile a Pizzarotti tra i candidati digeribili al PD (e quindi il più digeribile per un accordo complicato), è già salito in cattedra, con il suo stile, preciso e tranquillo, pragmatico ed equilibrato, prudente. Dove non può promettere o intervenire glissa… Per ora è una qualità, ma non la resterà una volta che dovrà prendere, se sarà Sindaco, le decisioni fondamentali per la città.
Pietro Vignali: ho sempre considerato la sua riabilitazione politica la vera vittoria a cui lui puntava, realizzata nel momento in cui un centrodestra imbarazzante, oltre che imbarazzato, ha dovuto convergere sul suo nome, per mancanza di alternative condivise (l’incidente Mordacci è stato clamoroso). Vignali merita rispetto per come ha saputo tornare a presentarsi alla città, con le sue qualità di moderato e pragmatico. Certamente non poteva sperare di cancellare il fardello che lo ha visto coinvolto dieci anni fa, a prescindere dal giudicato, dai torti politici subiti, da tutto quello che ha rappresentato una pagina drammatica per Parma. Ma oggi Pietro è di nuovo un protagonista attivo della politica parmigiana.
Dario Costi: come non apprezzare l’impegno, lo stile costruttivo, l’energia messa in campo, con quattro liste a sostegno, sostanzialmente partendo da zero? Certo, errori ce ne sono stati – un eccesso di spinta autoreferenziale iniziale forse (si è buttato senza calcoli?), un certo populismo finale, che non si confà all’immagine seria – ma il risultato notevole evidenzia più la positività, soprattutto progettuale.
A questo punto, dopo le uscite improvvide di Calenda, che ha subito depotenziato il candidato civico rispetto ai possibili apparentamenti in sede di ballottaggio, schiacciandolo comodamente (con un certo cinismo romanesco) sul centrosinistra, viene da chiedersi se Costi non abbia più perso che guadagnato dall’endorsement di Calenda. La mia risposta è: sicuramente ha perso autonomia, per pochi spicci.
Il suo zoccolo duro politico è Civiltà Parmigiana, con nostalgie annesse e connesse.
Priamo Bocchi: una campagna con toni pragmatici e senza attacchi scomposti, spesa a far dimenticare l’atteggiamento maramaldesco che ne ha contraddistinto negli scorsi anni alcune uscite pubbliche. Priamo ha dato agli elettori parmigiani un’immagine di candidato attento alla città, ai suoi problemi. Il risultato non è stato entusiasmante, ma nemmeno negativo. Difficile fare di più in solitaria. Non dimentichiamo che Fratelli d’Italia (nelle sue espressioni precedenti) non ha mai avuto vita facile a Parma. Se le campagne servono a rifarsi una credibilità politica, forse è stata ben spesa. Lo si vedrà praticamente nel lavoro in Consiglio Comunale.
Enrico Ottolini: considerando la scarsa considerazione della stampa, e il solito scarso appeal della comunicazione green (e non se ne capisce il motivo, visto che i temi sono ormai centrali per il presente e il futuro di Parma e del mondo intero), quello di “Enrico e i Suoi Verdi” è da considerarsi un ottimo risultato, anche se agevolato più di altri dalla mancata ammissione delle liste Roberti e Canova.
La presenza in Consiglio di una persona competente, onesta, veramente ambientalista, non può che giovare a dibattiti impegnativi e molto sentiti, come quello sull’aeroporto e sulla riqualificazione dell’area Tardini e della Cittadella.
Andrea Bui: altro risultato ragguardevole, tutto guadagnato sul campo, da un candidato che ha saputo moltiplicare i consensi di un’area che, in altre elezioni recenti, ha riscosso molto meno. Come hanno detto altri, è un peccato che la voce della sinistra alternativa non possa risuonare in Consiglio Comunale. Lo avrebbe meritato… Sicuramente non mancherà di risuonare in città. Parma ha nel suo dna alcuni dei caratteri ben interpretati da Andrea Bui e da chi lo ha sostenuto.
Giampaolo Lavagetto: credo che quella di Lavagetto sia stata una candidatura frettolosa e poco capita dal suo elettorato di riferimento. Probabilmente avrebbe potuto giocare un ruolo rilevante in liste di supporto a Vignali (o di Bocchi?), senza essere troppo ridimensionato. In questo modo invece, esce di scena senza lasciare tracce significative. Se fosse una canzone, direi proprio “Goodbye Malinconia” di Caparezza, con Tony Hadley https://www.youtube.com/watch?v=8lmVZstFqlU
Marco Adorni: buona dialettica, presenza cordiale, un professore stimato di cui pochi elettori hanno capito il progetto. Mi chiedo, gli chiedo, se lo ha veramente compreso lui, nelle sue implicazioni politiche, o se si è fatto trascinare da un gioco “Sgarbato” (poi puntualmente oggetto di bluff da parte del viscido personaggione ferrarese), che non poteva che dare frutti insufficienti ad un approdo consigliare.
Luca Galardi: simbolo bruttino, sospeso tra lo scialbo sovranismo e l’ennesima offerta telefonica, scarso appeal elettorale… si rispetta la volontà politica di tutti i candidati – la competizione tra proposte diverse è il bello della democrazia – ma si passa velocemente oltre…
Gaetano Vilnò: non pervenuto. Canzone consigliata: “Il mio dj” (Subsonica) o no?
Roberta Roberti/Michela Canova: ovviamente non si infierisce sulle ricusate. La presenza femminile è mancata in modo evidente, soprattutto negli ultimi fuochi …tuttavia, oltre il legittimo dispiacere per una mancata possibilità di partecipare alla competizione, era lecito attendersi da persone non certo nuove alla politica una maggiore consapevolezza relativamente alle regole del gioco, oltre che una maggiore precisione in sede di deposito del materiale necessario (uguale per tutti).
Credo che Roberta abbia davvero gettato al vento un’opportunità importante, per una disattenzione risolvibile in poco tempo (un bilancio preventivo non certificato è roba da 20 minuti di orologio). Malconsigliata in Comune? “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” …un po’ di sano andreottismo e avrebbe partecipato senza problemi alle elezioni, probabilmente con un risultato tale da entrare in Consiglio. Oggi le sue istanze sono interpretate in gran parte da Enrico Ottolini.
Per Michela invece, credo si sia trattato di un’altra tipologia di “errore”, tale per cui la fuga in avanti della candidatura non ha avuto il necessario conseguente supporto di pezzi di PD, o affini, che inizialmente si erano esposti a suo favore. Il numero esiguo di candidati, anche in caso di conferma della lista, non avrebbe certo rappresentato un vantaggio elettorale. Ma sono convinto, conoscendola, che la sua riflessione critica su questo sia già stata compiuta lucidamente.
In generale, non si può evitare di notare che una maggiore semplificazione del quadro, nell’ambito della sinistra (o centrosinistra) abbia consentito agli elettori di quell’area di votare in modo meno confuso, senza nulla togliere alla legittimità delle dodici proposte iniziali.
V.S. (Vostro Saccente) Alberto Padovani