Metti una cena romantica a luce di candela nella Germania socialista (di Andrea Marsiletti)

Ammetto che quando sono andato a Berlino non ho fatto altro che girare a piedi come un matto nella parte est alla ricerca accumulatrice ma sempre insoddisfatta di un pezzo di muro, di un palazzone in stile soviet, di una statua in un parco che richiamasse il rigore e l’austerità della DDR, la Germania Est socialista.

Dopo chilometri e chilometri registrati dall’orologio contapassi, la giornata si concludeva quasi sempre con la cena nel ristorante “La Camera del Popolo” (in tedesco Volkskammer), che prende il nome da quel che fu il Parlamento unicamerale della Repubblica Democratica Tedesca.

Il Volkskammer si trova in un tipico palazzo Plattenbau a pannelli prefabbricati, restaurato con una facciata colorata che ha sostituito il colore distintivo del socialismo reale, che spaziava nell’arco cromatico compreso tra il grigio e il marrone.

All’interno del locale colpiscono l’essenzialità dell’arredamento originale anni ’70 – ’80, i libri sul marxismo-leninismo disposti sugli scaffali, le bandiere, le decorazioni in ferro di lavoratori in marcia, i telefoni a rotella in stile Stasi, i quadri degli esponenti del Partito comunista, l’immancabile presenza del busto di Lenin così come la solita inspiegabile assenza di quello di Stalin… come se non fosse stato Stalin a liberare Berlino dai nazisti e a innalzare la bandiera rossa sopra il Palazzo del Reichstag.

Il colore rosso spicca ovunque, e mentre dà l’impronta politica rende tutto romantico ed i meno ideologizzati lo scambiano per il colore dell’amore. Aggiungi la candelina sopra ogni tavolo e la musica popolare ovattata in sottofondo… e non ti possono non venire in mente le parole di Che Guevara “la durezza della lotta non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori”.

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Eravamo gli unici due stranieri nel locale, gli altri erano tutti germanici purosangue, dell’est, affetti da Ostalgie (crasi tra le parole “Osten”, ossia “est”, e “Nostalgie”, “nostalgia”), un termine entrato ufficialmente nella lingua tedesca nel 1993, quando la Gesellschaft für Deutsche Sprache (Società per la lingua tedesca) lo inserì nell’elenco delle dieci parole più rappresentative dell’anno, per indicare il sentimento nostalgico sviluppatosi nei primi anni 1990 nella Germania orientale a seguito della scomparsa della DDR. Vari sondaggi condotti dagli istituti demoscopici condotti negli anni 2006-2016 attestano che tra i tedesco-orientali una percentuale che oscilla tra il 49% e il 69% ritiene che la DDR avesse più aspetti positivi che negativi, a cominciare dalla sicurezza e dalla coesione sociale, fino al senso di appartenenza alla comunità.

Una nostalgia che ti coglie anche al ristorante Volkskammer quando sfogli il menu, che non si apre con gli antipasti ma con il discorso di Erich Honecker, il Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca.

In quei fogli c’è tutta l’autenticità della cucina della Germania Est fatta di piatti tipici semplici e popolari e varia perchè arricchita nel tempo dalle ricette degli altri Paesi dell’Est. Infatti, subito dopo la liberazione dei territori occupati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, migliaia di tedeschi tornarono a vivere in Germania, mescolando così le proprie usanze culinarie con quelle regionali già esistenti. Col rafforzamento dei legami con l’Unione Sovietica, poi, fu inevitabile che alcune specialità russe entrassero a pieno titolo nella gastronomia tedesco-orientale.

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Tipica è la Soljanka, una zuppa di origine sovietica con funghi, con carne o pesce. Non mancano piatti a base di carne, come il famoso Thüringer, la Jägerschnitzel (una fetta di Jagdwurst, tagliata alta, impanata e fritta) e la grilletta, la versione orientale dell’hamburger, nata come risposta socialista all’imperialismo dei fast food che proliferavano nella Germania occidentale. Il tutto servito con un contorno di patate o di verdura. Ecco, fatta eccezione per le arance di Cuba, la frutta esotica era fuori dal mercato nel blocco dell’Est. Banane e caffè erano considerati beni di lusso.

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Degna di menzione è lo Schwedeneinbecher, dessert composto da gelato alla vaniglia, mousse di mela, liquore all’uovo e panna montata, comparso per la prima volta nel 1952 in una gelateria del distretto di Pankow. Il dolce fu creato per dileggiare la sconfitta della Germania Ovest contro la Svezia in una partita di hockey sul ghiaccio dei giochi olimpici di Oslo. Una motivazione politica che lo rendeva ancora più dolce ai palati socialisti.

Che buono lo Schwedeneinbecher!

Sigh!

Oddio, mi fermo qui, perchè l’Ostalgie mi sta assalendo di nuovo…

Andrea Marsiletti

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