“Parma non ha dato sempre riposte all’altezza”

28/10/2009
h.13.30

La questione dei rifugiati politici è indubbiamente uno dei problemi più urgenti a livello internazionale; coinvolge numerosi paesi e milioni di persone in tutto il mondo e si colloca allo snodo cruciale di diversi piani di lettura e di interpretazione, di azione politica e di intervento concreto.
I rifugiati e i richiedenti asilo sono persone in fuga dalle esperienze e dai vissuti di guerra, violenza, persecuzione e morte che tormentano i loro paesi di provenienza. Sono uomini e donne che quotidianamente arrivano anche in Italia alla ricerca di un “ponte” fra passato e futuro, fra una sopravvivenza a rischio e la speranza di una vita possibile.
Le città e le comunità nelle quali approdano rimandano frequentemente loro feed back negativi: da un lato, rifiuto, quando i rifugiati vengono percepiti come “problema”, dall’altro, invisibilità, quando non vengono rispettati nella loro dimensione personale e umana. Ai rifugiati, il cui destino fuori dalla loro terra è condizionato e subordinato dal riconoscimento di uno “status”, anche Parma non è sempre stata in grado di dare una riposta all’altezza della sua storia e della sensibilità dei Suoi cittadini.
I casi, anche di cronaca recente, sono lì a darne testimonianza.
La presenza sempre più consistente di persone richiedenti asilo e status di rifugiati rappresenta, indubbiamente, un’emergenza e pone all’attenzione questioni complesse di accoglienza e di gestione degli arrivi e delle permanenze sul territorio comunale e provinciale.
Si tratta di un processo difficile che va governato con lucidità, equilibrio e ponderatezza. Agli amministratori competono l’analisi scrupolosa delle situazioni individuali, la scelta delle misure e degli interventi consoni alle reali dimensioni e alla configurazione locale del fenomeno, il reperimento e la destinazione delle risorse adeguate.
E ciò in una con la tutela dei diritti della popolazione residente, presupposto indispensabile di ogni processo di integrazione: infatti, è stato un errore ripetuto dal punto di vista politico-amministrativo l’avere fatto maturare l’idea che l’assistenza agli Immigrati finisse per porre in secondo piano o, comunque, per non garantire l’adeguata e prioritaria attenzione alle esigenze dei Cittadini italiani.
E non è un caso, che l’Immigrato come causa di privazione di risorse e di spazi per i cittadini (e, quindi, come pericolo sul piano degli interessi, prima che su quello dell’ordine pubblico) sia lo slogan fondamentale della politica leghista del governo: uno slogan premiante, nonostante la contraddizione che vivono le regioni della c.d. Padania, che vivono sul lavoro degli immigrati.
Lo scenario, pertanto, deve essere quello dell’effettivo rispetto dei diritti e dei doveri, del “chi sbaglia paga” in un quadro di uguaglianza reale davanti alla legge, di un’efficace azione sociale delle istituzioni, verso i Cittadini Italiani e verso gli Immigrati aventi titolo, con sistemi equilibrati di selezione che evitino di non attribuire alla cittadinanza la valenza che la stessa deve avere.
E ancora uno scenario che deve garantire rispetto per chi rispetta le regole ed espulsione per chi le viola, ma che non può prescindere dall’osservare la distinzione tra immigrato clandestino e rifugiato politico, mai ponendo in secondo piano il rispetto – comunque inderogabile – della Persona: è clandestino, non posso – ad esempio – abbandonarlo in mare, con il rischio che affoghi; non lo criminalizzo con il reato di clandestinità, ma lo riporto, prestate le prime cure umanitarie, nel suo paese senza indugio e non con gli assurdi meccanismi dell’ “espulsione”, di cui si vanta il Ministro degli Interni in un “delirio” di onnipotenza, razzismo e superficialità.
Occorre – comunque e sempre – in primis un approccio umanitario alla questione, una sensibilità forte e capace di vedere e di riconoscere dentro le storie singole, le persone, gli uomini e le donne che chiedono aiuto.
Occorre, pure, applicare le norme internazionali sui rifugiati.
Nelle incertezze della normativa nazionale specifica sui rifugiati, di fronte alla tortuosità dei percorsi di accesso e di ottenimento del riconoscimento dello status di rifugiato, alle persone che attendono soccorso ed auspicano un esito favorevole della propria vicenda umana, una città ed una comunità ospitale e solidale devono praticare e garantire il rispetto della dignità personale.
In questo ambito il ruolo del volontariato, delle tante associazioni e dei singoli e dei gruppi che con ferma determinazione affiancano i rifugiati politici e i richiedenti asilo è prezioso e fondamentale. Al terzo settore, tuttavia, non deve essere delegato anche il “dover esserci” convinto e fattivo delle amministrazioni locali alle quali spettano il più ampio coinvolgimento e una progettualità guidata dalla solidarietà e dal senso di responsabilità istituzionale.

Giorgio Pagliari, Marco Ablondi, Gabriella Biacchi, Danilo Amadei, Giuseppe Esposito Crialesi, Maurizio Vescovi, Natalia Borri, Matteo Caselli, Massimo Iotti, Carla Mantelli, Giuseppe Massari, Franco Torreggiani, Maria Rita Zennaro (nella foto)

lombatti_mar24